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Gordiano Lupi. Tango blu (1987) di Alberto Bevilacqua
11 Settembre 2013
 

Regia, Soggetto e Sceneggiatura: Alberto Bevilacqua. Produzione: Michele Janczarek e Giuseppe Giovannini per Be - Mer Film. Distribuzione: Columbia Pictures Italia. Produttore Rai: Roberta Cadringher per Rai Uno. Organizzatore Generale: Giorgio Morra. Scene: Lorenzo Baraldi. Costumi: Gianna Gissi. Fotografia: Pierluigi Santi. Operatore alla Macchina: Mario Cimini. Direttore di Produzione: Nicolò Forte. Montaggio: Nino Baragli. Musiche: Stelvio Cipriani. Aiuto Registi: Walter Italici, Inigo Lenzi. Teatri di Posa: Incir/De Paolis. Interni: Teatro dell’Opera (Roma), Discoteca Central Park (Milano). Interpreti: Franco Franchi, Maurizio Merli, Andrea Roncato, Gigi Sammarchi, Leo Gullotta, Antonella Ponziani, Armando Marra, Andrea Belfiore, Roberto De Marchi, Gloria Paul, Big Laura, Vic Poletti, Antonio Ballerio, Carlo Dapporto, Valentina Cortese, Ginella Vocca, Giuseppe Carlostella, Antonio Caffari. Partecipazione Speciale: Corpo di Ballo Cooperativa Culturale di Milano.

 

Alberto Bevilacqua (1934 – 2013) è un romanziere di successo in prestito al cinema come sceneggiatore, regista per un pugno di pellicole, ma convince critica e pubblico soltanto per le prime opere: La califfa (1970), Questa specie d’amore (1971) e Attenti al buffone (1975), forse il suo miglior lavoro, interpretato da Nino Manfredi e Mariangela Melato. Tango blu (1987) è un film da solista di Franco Franchi, l’ultima occasione per vederlo al cinema. “Un insolito divertissement”, lo definisce il regista. Un film di invenzioni, sketch, personaggi avvolti in un’atmosfera sognante che ricorda Amarcord e Otto e mezzo di Federico Fellini. Il night milanese Tango blu riapre i battenti dopo molti anni e il nuovo gestore (De Marchi) premia con la chiave d’oro i figli dei personaggi che hanno reso immortale il locale. Franchi è un facchino del macello, Roncato un fotografo dongiovanni, Cortese una madre diva, Merli un poliziotto della buoncostume, Sammarchi un figlio stonato, Dapporto un rigoletto disperato, Gullotta è il poetico Fior da Fiore. Andrea Roncato si presenta con la canzone Io cerco la Titina e afferma: “Né io né il babbo l’abbiamo mai trovata”, il dramma della sua vita è la disperata ricerca di una donna ideale. Leo Gullotta, il romantico giardiniere soprannominato Fior da Fiore che coltivava le rose al Tango blu, entra in scena chiedendo “un suono di grazia”, aggiungendo che “la grazia non si spiega, è la grazia e basta”. Franco Franchi è un grottesco figlio di due padri (“I miei due padri amavano il caffè, lungo e amaro come la vita”), Maurizio Merli un poliziotto inetto (ironia del ruolo di una vita), Gigi Sammarchi un aspirante cantante incapace di azzeccare la nota giusta e Andrea Roncato un uomo innamorato di tutte le donne che pontifica il sesso sul seggiolino. Alla fine dell’esibizione di tango i quattro protagonisti cantano in coro “Ho un sassolino nella scarpa”.

Il film procede sospeso tra la rievocazione romantica del passato, amori perduti, sognati, incompiuti, presentando i tradimenti del presente e i delitti di un killer ironico che si fa chiamare Tango blu, come il locale. L’assassino è tra gli ospiti, niente meno che Fior da Fiore, sarà lui stesso a confessare e a consegnarsi all’amico Merli, per fargli fare carriera. Il killer trucca le vittime come un quadro di Arcimboldo, si fa pubbliche beffe della polizia, è ironico quanto inafferrabile. A un certo punto compie un attentato alla centrale elettrica di Milano perché la città possa finalmente godersi una notte di luna piena. “Si può scoprire la bellezza della notte e ritrovare se stessi”, dice uno straordinario Leo Gullotta, interprete del personaggio più riuscito della pellicola. Molto bravo anche Franco Franchi, soprattutto quando interpreta una canzone siciliana sui pescatori di tonno, ma è poetico anche come marito tradito da una moglie orrenda e come operaio che guida la rivolta contro un dispotico padrone. Franchi: “Auguro a tutti voi gli amori dei tonni, che non si accorgono che le fiocine arrivano da ogni lato. In questo mondo di tonnare...”. Bellissimo. Pura poesia. Il pezzo gli vale una scrittura per la televisione dove pubblicizzerà il tonno in scatola. Antonella Ponziani è Silvia, figlia sordomuta di Gloria Paul, che Fior da Fiore tiene come la sola cosa preziosa del suo mondo. In realtà la ragazza non parla solo perché non vuole avere più niente a che fare con una madre dispotica. Carlo Dapporto è il padre di Gigi Sammarchi, tenta di insegnargli a cantare ma non ci riesce, rimpiange la sua Valentina Cortese, e finisce insieme a lei in una casa di riposo per artisti. Beviam nei lieti calici è il giusto coronamento del loro amore. Il film procede tra alti e bassi, non sempre diverte, ma possiede una sua cifra stilistica, sospesa tra il poetico e il grottesco, che si basa sull’interpretazione di ottimi attori. Il quartetto dei protagonisti, composto da Gigi Sammarchi, Andrea Roncato, Maurizio Merli e Franco Franchi è così insolito da risultare irresistibile e affascinante. La colonna sonora è stupenda. Stelvio Cipriani mixa pezzi di tango con brani di musica sinfonica e motivetti popolari che compongono uno spaccato poetico suadente.

Marco Giusti su Stracult racconta con dovizia di particolari la storia di questo film maledetto di Bevilacqua pensato per rappacificare il critico cinematografico con la Rai. Il regista concepisce il film come una sorta di Amarcord, un ritorno al varietà, a Milano, componendo un cast bizzarro e variegato. Tango blu non lo vede nessuno, nonostante la grande campagna pubblicitaria impostata da Rai Uno (produttrice del film insieme a Merli), e finisce presto dimenticato. Bevilacqua resta inattivo per dieci anni, ma dopo farà soltanto Gialloparma (1992) con Michela Miti. Il film ha fama di maledetto anche perché di lì a poco muoiono molti interpreti come Merli e Dapporto. Franco Franchi afferma: «Avendo fatto tanti film, circa 140, si sente il bisogno di fare qualcosa di diverso. Questa è un’esperienza nuova per me. È un film del cosiddetto cinema impegnato. Inoltre mi piaceva il fatto strano di lavorare con Bevilacqua: l’incontro tra il poeta e il popolano intelligente che cerca di comunicare nelle mani del poeta». In ogni caso per Marco Giusti «il film è devastante, pieno di attori fuori ruolo, Merli su tutti, e neppure Franchi riesce a risollevarlo». Pino Farinotti concede due stelle ma si limita a sintetizzare la trama di un film impossibile da riassumere in poche righe. Conferma le due stelle Morando Morandini, aggiungendo che per il pubblico una basta e avanza: «Un film di invenzioni, estri, personaggi. Il ritmo è a strappi con tendenze allo sketch. Franchi ha garbo. Cortese il birignao. Dapporto la gobba. Il tono? Quieta letizia con stacchi disperazione». Paolo Mereghetti non ha rispetto neppure per Bevilacqua (una stella): «Scombiccherato tentativo di costruire una storia sospesa tra poesia e sogno: il risultato è una commedia grottesca francamente confusa (per non dire incomprensibile), eterogenea nel cast, ma monotona nello sviluppo». Tango blu è una commedia grottesca, a tratti incomprensibile, sceneggiata male, confusa, frammentaria, teatrale, ma nelle sequenze migliori risulta un piacevole affresco in bilico tra poesia e sogno.

 

Gordiano Lupi


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