09 Settembre 2013
Le prime dichiarazioni rilasciate dal provatissimo Domenico Quirico hanno un enorme carico emotivo, ma anche politico. Quando afferma che i rivoltosi siriani non sono ciò che l'occidente pensa e che la loro iniziale lotta laica contro al Assad, è sempre più fanatismo religioso, fa pensare. Logico soppesare queste frasi alla luce di cinque mesi di dura prigionia, perché è facile, anche per cronista navigato come lui, cadere in generalizzazioni dettate dal dolore e dalla rabbia. Tuttavia le deposizioni che da oggi rilascerà ai magistrati e quanto racconterà nei prossimi giorni, non dovrebbe essere sottovalutato. Si è in procinto di scatenare un raid areo in Siria su oltre cinquanta obiettivi strategici, con inevitabili danni collaterali e tutto questo in base a prove video ed audio che non danno certezze. Si registrano poi le preoccupazioni di alcune frange del movimento di protesta siriano, che non vogliono né una democrazia sotto forma di protettorato occidentale, né le bombe dei liberatori, temute al pari di quelle degli oppressori. Avviare l'attacco in queste condizioni, rischia di allontanare ancora di più la Siria dalla comunità internazionale, rafforzandone il fenomeno del fanatismo, che potrebbe anche risultare l'opzione più accettabile per i civili che subiscono l'attuale dittatura.
Marco Lombardi |