Naming ceremony
In the central hut of the compound
The baby’s cry announces
Her birth to the whole Kgotla1
Proclaiming a new addition
To the Morara clan.
After a period of quiet anticipation
The old matriarch enters the hut.
The men are prohibited to come in
Or touch the child,
For they have “warm” feet and hands
Of impurity from visiting
Numerous other compounds
Away from the immediate Kgotla.
The old matriarch looks
At the baby knowingly
And addresses her:
“Your name is the sucking sound
Of a succulent fruit
As I roll it round my mouth
Until only the pips of its pronunciation remain.
I utter it and the seeds grow
Into a tall, brown family tree, sturdy of stem
With branches that will bear budding fruit.
I, the root, am steadfast
Feeding on the eternal strength
Of our ancestral soil.
I name you Moruleng,
Child of my child,
Child of the month
That ripens with the maturity of the year,
Daughter of the month
That yellows and swells
With the fruition of the Morula.2
May the pip of its fruit
Not choke us in the swallowing
May the fibres of the flesh
Not stick in our teeth in the eating.”
The baby smiles
As she slumbers into the world
Of her ancestors with whom she talks
In the innocence of her sleep.
Cerimonia del nome
Nella capanna centrale del recinto
Il pianto della bambina annuncia
La sua nascita a tutto il Kgotla1
Proclamando un nuovo aggiunto
Al clan di Morara.
Dopo un periodo di quieta attesa
La vecchia matriarca entra nella capanna.
Agli uomini è proibito entrare
O toccare la bambina,
Perché hanno piedi e mani “caldi”
Impuri di visite
Di numerosi altri recinti
Fuori dall’immediato Kgotla.
La vecchia matriarca guarda
La bambina consapevolmente
E le si rivolge:
“Il tuo nome è il suono succhiante
Di un frutto succulento
Quando lo rotolo dentro la bocca
Finché restano solo i semi della sua pronuncia.
Lo pronuncio e i semi crescono
In un alto, scuro albero di famiglia, saldo sul tronco
Con rami che daranno un frutto che germoglia.
Io, la radice, continuo
A nutrirmi della forza eterna
Della nostra terra ancestrale.
Io ti chiamo Moruleng
Figlia di mia figlia,
Figlia del mese
Che matura con la maturità dell’anno,
figlia del mese
che imbiondisce e cresce
con il frutto del Morula.2
Che il seme del suo frutto
Non ci soffochi nell’inghiottirlo
Che le fibre della polpa
Non ci si attacchino ai denti nel mangiarlo:”
La bambina sorride
Mentre entra dormendo nel mondo
Dei suoi avi con cui parla
Nell’innocenza del sonno.
1 Kgotla: luogo tradizionale di incontro, corte o rione.
2 Morula: un succulento frutto selvatico.
(Da Nell’aria inquieta del Kalahari, LietoColle, 2010)