Sul palcoscenico ha recitato vestita da formica e ha guidato una “papa-mobile” a forma di carrello del supermercato. Alla radio conduce un programma satirico sui divari di genere. Fino a ieri i critici l’hanno classificata come “surrealista decente, divertente e un po’ clown, fa ridere ma sembra frivola”… poi, proprio ieri (mentre scrivo) e cioè il 24 agosto 2013, la commediografa femminista Bridget Christie vince il maggior premio teatrale per la commedia del suo paese (Gran Bretagna). E il lavoro che le frutta questo riconoscimento è un monologo che decostruisce il sessismo, definito dai giudici “scritto splendidamente e deliziosamente presentato al pubblico (…) oltre a farci ridere ci dà molto a cui pensare”. Si tratta dell’ultimo lavoro di Bridget, A Bic for Her (“Una Bic per Lei”).
Il motivo del titolo forse lo ricorderete: non molto tempo fa, i produttori delle penne a sfera Bic lanciano un “modello per signore”, disegnato per “adattarsi confortevolmente alla mano di una donna” e dipinto in squisiti toni di rosa e viola che, ovviamente, sono i soli colori degni di inneggiare alla femminilità. La Bic, con questa clamorosa idiozia, si è tirata addosso il sarcasmo delle femministe di tutto il mondo: Bridget lo ha messo in scena assieme ad altre perle tratte dal linguaggio quotidiano, dai commenti sciovinisti dei conduttori televisivi e dall’inesauribile fonte di sessismo che sono le “riviste per signore”. La scena in cui l’autrice lotta disperatamente per usare una penna a sfera Bic il cui “genere” non è specificato è esilarante. «Ho deciso di scrivere uno spettacolo sull’emancipazione delle donne e l’ho messo in scena per la prima volta alle 11 del mattino, sicura che a vederlo non sarebbero venute molte persone. E invece la presenza del pubblico, sin da quel primo show, è stata letteralmente incredibile».
Bridget Christie riesce a rispondere alla denigrazione quotidiana delle donne, al sessismo giornaliero, con una forza e una vivacità straordinarie, mandandoci nel contempo il messaggio che il riderci sopra è importante, ma che da solo non risolverà il problema. Forse è questa la chiave del suo successo con l’audience. Posso solo aggiungere che è stato un piacere vederlo infine accoppiato al successo di critica. Lunga vita al teatro delle donne, ovunque.
Maria G. Di Rienzo
(da Lunanuvola's Blog, 25 agosto 2013)