Lo chiamavano Faccia d'angelo per via dei lineamenti delicati, però in campo sapeva essere duro, se non durissimo. Le ginocchia un po' valghe, la tempra da combattente, Roberto Rosato era uno stopper. Roccioso, ovviamente. Oggi si chiamerebbe difensore centrale. Lui s'incollava all'uomo e non lo mollava. Uno tosto, Faccia d'angelo. Non gli si chiedeva di carezzare il pallone, il suo compito era solo e semplicemente quello di non far segnare il centravanti opposto (spesso di sfondamento: altro genere obsoleto al pari dello stopper). A benedire il pallone con tocchi divini ci pensava, più avanti nel rettangolo di gioco, Gianni Rivera, l'Abatino di classe infinita, compagno con Rosato in quel Milan di Rocco che brillò in Italia, in Europa e nel mondo.
Gianni Rivera e Roberto Rosato, così diversi eppur gemelli, non tanto per la piemontesità (il primo di Alessandria, il secondo di Chieri) che pur qualcosa vorrebbe dire, ma soprattutto per essere nati lo stesso giorno, mese e anno: 18 agosto 1943, con l'Italia in guerra, poco prima dell'Armistizio dell'8 settembre. Separati alla nascita: all'uno le delizie del talento, della fantasia e del genio; all'altro il lavoro sporco. Disgiunti e però poi ricongiunti con la casacca rossonera e quella del club Italia.
Sono stati di recente, e giustamente, celebrati i settant'anni del Golden Boy, mentre Rosato, scomparso dopo lunga malattia il 20 giugno 2010, non è stato forse ricordato a sufficienza. Anch'egli avrebbe compiuto sette decadi. Scommettiamo che persino il suo arcigno rivale, il monatto Boninsegna, Roberto come lui, avrà da duro e implacabile versato una lacrimuccia per il “suo” roccioso stopper?
Rosato è riuscito a giocare 351 partite in serie A, distribuite fra Torino (131), l'alma mater, Milan (187), Genoa (33 + 51 in B) condite pure da 10 gol (non pochi per uno che doveva stare letteralmente appiccicato al “suo” centravanti), vincendo il Campionato Italiano 1967-68, 3 coppe Italia (1967, 1972, 1973), la Coppa dei Campioni 1969 e l'Intercontinentale 1969, 2 Coppe delle Coppe (1968 e 1973), oltre, indelebile nella memoria, il Campionato Europeo per Nazioni 1968 in una Roma baciata dalla gioia di un insperato successo e dalla bellezza della notte. 37 le sue presenze in azzurro.
Rosato fu secondo ai Mondiali Messico e nuvole del 1970, dietro soltanto all'immenso Brasile dei cinque numeri 10 in campo, ma primo fra gli stopper – categoria dell'anima – del torneo iridato. Anche se Faccia d'angelo era partito come riserva di Niccolai, fresco tricolore col Cagliari, spettacolare nel nome, Comunardo, e nell'interpretazione del fondamentale delle autoreti, che si fece però male dopo poco più di mezz'ora dall'inizio del primo match iridato. Il toscano trapiantato in Sardegna uscì dal campo lasciando posto e gloria al nostro Robertino da Chieri. (Disse Manlio Scopigno, allenatore del Cagliari, il filosofo, a proposito del suo stopper, che tutto si sarebbe aspettato fuorché di vedere Niccolai in mondovisione...).
Invero il gemello meno dotato se l'era cavata piuttosto bene in carriera. Che il cielo gli sia sempre lieve. Qui sul pianeta Terra e nel suo luminoso satellite, il calcio, nessuno lo ha scordato. Gli stopper rocciosi sono, d'altra parte, indimenticabili.
Alberto Figliolia