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Giovanni Maria di Lieto. Regole, principi, aspettative di buon governo della comunità locale e di “Politica 2.0” 
Un contributo (di carattere generale) alla riflessione e al pensiero da parte di un avvocato, uomo di studi, non “professionista” della politica
12 Agosto 2013
 

1. Vorrei che la partecipazione alla competizione elettorale e l’impegno per il governo della comunità locale siano dettati da ragioni-sentimenti di dovere civico e da un atto d’amore verso la propria comunità (amministrazione cd. di servizio).

2. Vorrei che non debba mai prevalere il sospetto che l’azione amministrativa possa determinare privilegi, gruppi di interesse, rendite “di posizione” e/o clientele che perseguano interessi propri, privati in contrasto e in conflitto con l’interesse pubblico.

3. Vorrei che chi guida la comunità locale sia d’esempio (per integrità morale, competenza, rispetto delle regole di buona e corretta amministrazione, etc.) e così di costante educazione “civica” per il popolo-collettività che rappresenta, così rendendo lezione.

4. Vorrei che moralità, onestà intellettuale vengano prima del “fare” e della capacità di “fare” (siano cioè requisiti pregiudiziali rispetto al “fare”).

5. Vorrei che il potere pubblico locale si assuma il compito sociale di aiutare l’umile, il debole, chi versa in uno stato di difficoltà, promuovendo le necessarie iniziative e sia al fianco del mondo del lavoro e delle imprese.

6. Vorrei che il governo del territorio sia affidato a una adeguata strumentazione urbanistica (piano regolatore generale e piani attuativi), adottata, approvata, efficace, che disciplini in maniera organica e “illuminata” le possibilità edificatorie del privato, le opere pubbliche da realizzare (strade, scuole, parcheggi pubblici, etc.), gli insediamenti produttivi al servizio delle imprese e del lavoro, il “verde” pubblico, l’edilizia popolare, lo sviluppo della comunità.

7. Vorrei che gli abusi edilizi minori e di lieve entità siano ragionevolmente “risparmiati” da provvedimenti amministrativi di demolizione e da contestazioni penali, ma l’autorità amministrativa prenda in considerazione anche – sussistendone i presupposti – l’ipotesi della sanzione pecuniaria.

8. Vorrei che il popolo non sia separato dal “potere” e dagli eletti (altrimenti, popolo “governati da te”), ma sia coinvolto in un sistema e in una logica di partecipazione, confronto, trasparenza.

9. Vorrei che chi governa non “prometta” (politica cd. clientelare), ma applichi regole uguali per tutti coloro che si trovano nella stessa “posizione sostanziale” (principio di imparzialità dell’azione amministrativa e della parità di trattamento). Si amministra per la collettività e non a favore del singolo o di singoli o di gruppi di singoli.

10. Vorrei che si renda motivatamente conto al cittadino che presenta un’istanza per quali ragioni il provvedimento richiesto gli viene negato.

11. Vorrei che non debba mai prevalere il sospetto che l’azione amministrativa non sia imparziale e sia autorizzato per taluni ciò che invece non è consentito ad altri (a identità di posizione sostanziale).

12. Vorrei che il cittadino che presenta un’istanza non debba attendere anni o addirittura mai ricevere un riscontro da parte degli uffici comunali, quando invece la legge impone a carico dell’amministrazione l’obbligo di concludere il procedimento con un provvedimento espresso nel termine di trenta giorni dalla presentazione dell’istanza.

13. Vorrei che il procedimento e le scelte dell’amministrazione rispetto alla programmazione delle opere pubbliche e alla pianificazione urbanistica siano chiare e trasparenti per la collettività.

14. Vorrei che si renda conto alla collettività dell’esecuzione delle singole opere pubbliche (ad es. strade, scuole, parcheggi, etc.) e di come viene speso il denaro pubblico.

15. Vorrei che sia chiaro e trasparente con quali criteri di legge vengono assegnati gli alloggi di edilizia residenziale pubblica.

16. Vorrei che sia chiaro e trasparente con quali criteri di “merito” vengono conferiti incarichi fiduciari a professionisti esterni all’amministrazione (legali, tecnici, consulenti urbanistici, etc.). Va strenuamente combattuta la “lottizzazione” degli incarichi, il “merito” essendo l’unico criterio di valutazione possibile.

17. Vorrei che si ritorni a pensare politica, fare politica, entusiasmarsi per la politica, entusiasmarsi per un’“Idea” di politica e di società (quale che essa sia).

18. Vorrei che il voto sia un voto libero e d’opinione.

19. Vorrei che il “silenzio” (cioè la mancata risposta) non faccia mai parte dell’azione amministrativa.

20. Vorrei che l’azione amministrativa sia sempre buona amministrazione (provvedimenti espressi nel termine di legge, adeguata motivazione dei provvedimenti, partecipazione al procedimento da parte degli interessati, adeguata istruttoria, parità di trattamento, etc.).

21. Vorrei che il buon governo della comunità locale – attraverso la buona amministrazione – si caratterizzi per dare opportunità alla collettività: ad es., individuazione di aree destinate ad insediamenti produttivi, al servizio di imprese (piccole o grandi che siano) e quindi al servizio delle possibilità di lavoro del singolo e dello sviluppo.

22. Vorrei che la politica del turismo sia sempre diretta a soddisfare il benessere collettivo (cioè cittadini, mondo del lavoro e delle imprese) e non affidata ad iniziative singole e sporadiche, del tutto slegate da un disegno di sviluppo e da un contesto sociale, che non producono un benessere “generalizzato”.

23. Vorrei che la “storia” personale, fatti e/o comportamenti concreti del singolo giustifichino l’“appartenenza” ad una formazione politica (qualsiasi sia lo schieramento in cui essa si colloca).

24. Vorrei che ogni formazione politica (qualsiasi sia lo schieramento in cui essa si colloca) abbia dietro di sé una “storia”, e accolga al suo interno soltanto chi fa parte di quella “storia” e non chi vi si colloca esclusivamente per ragioni di mera “opportunità politica”.

25. Vorrei che chi guida la comunità locale abbia dietro di sé una “storia” personale, professionale “credibile” (piccola o grande che essa sia, non importa), provata da fatti e/o comportamenti praticati nella vita privata, professionale, pubblica.

26. Vorrei che il “qualunquismo” (cioè quell’atteggiamento per cui tutto è “male” e tutto “va male”) non faccia mai parte della cultura politica.

27. Vorrei che l’ottimismo dell’intelligenza sia di tutti gli uomini liberi.

28. Vorrei che in politica non esista il nemico personale da demonizzare, ma l’avversario da combattere con la forza delle Idee.

29. Vorrei che l’azione amministrativa abbia sempre un’“anima”, cioè rifletta una spinta ideale e di pensiero, riformista, propulsiva, liberale e riformatrice, non demagogica, al servizio dell’Istituzione.

30. Vorrei che il “sapere impegnato” diventi dovere di partecipazione, in contrasto con il “disimpegno” e il qualunquismo del “disfattismo” (va tutto male, bene che vada tutto male) e in contrasto con la retorica della discontinuità che non abbia al suo interno un’Idea nuova di società e di politica.

31. Vorrei che tutti i giovani d’oggi non possano non sapere chi siano stati Sandro Pertini, Pietro Nenni, Giorgio Amendola, Umberto Terracini, Norberto Bobbio, Lucio Colletti (e ci sarebbero tanti altri uomini illustri del passato da non dimenticare, anche in riferimento ad altre aree di pensiero politico).

32. Vorrei che sia chiaro il senso della politica e dell’amministrare, i valori, i principi da perseguire, che possa rinnovarsi la stagione delle Idee e dell’“impegno” nel segno della moralità, che prevalga il “primato” della politica contro il qualunquismo del “disimpegno”.

 

Giovanni Maria di Lieto


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