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Da Wagner alle colonne sonore per Hitchcock 
di Gabriella Rovagnati
05 Agosto 2013
 

Un programma originale quello proposto dal concerto di ieri all’Auditorium di Milano dal giovane direttore d’orchestra Francesco Maria Colombo. Dopo il Preludio al primo atto del Lohengrin – uno dei tanti omaggi di quest’anno a Wagner di cui ricorre il bicentenario dalla nascita – l’orchestra sinfonica meneghina Giuseppe Verdi ha fatto ascoltare ai non moltissimi temerari, presenti nonostante la calura insopportabile che da giorni soffoca la città semideserta, una serie di brani dello statunitense Bernard Hermann (1911-1975). Un salto, cronologico e stilistico, a tutta prima sorprendente, visto che Hermann, pur avendo avuto una solida formazione “classica”, è noto soprattutto come autore di colonne sonore per il cinema. Una delle sue composizioni di maggior successo è la musica per il film Psycho (1960) di Alfred Hitchcock, una partitura che ricorre esclusivamente agli archi, affidando soprattutto ai violini toni stridenti e dissonanti nella scena in cui nel copione l’assassino sorprende la sua vittima sotto la doccia. È qui, come ha spiegato il direttore d’orchestra, che risulta evidente la continuità fra l’uso degli archi nel Preludio al primo atto del Lohengrin e la partitura di Hermann, musicista coltissimo che con il grande di Bayreuth condivide la predilezione per soggetti incentrati sul binomio romantico Eros-Thanatos, sull’intreccio di amore e morte. Anche dopo la sua rottura con Hitchcock, Hermann, trasferitosi per un periodo da Hollywood in Inghilterra, resta fedele a questo tema, componendo nel 1968 la musica per il film di François Truffaut La sposa in nero. Anche di questo lavoro il concerto ha offerto alcuni brani, con citazioni dalla nota marcia nuziale di Felix Mendelssohn Bartholdy, che, rivisitata, allude alla macabra vicenda della protagonista (nel film Jeanne Moreau) che si trasforma in pluriassassina, capace di una serie di delitti perfetti, guidata dalla demonica determinazione di vendicare la morte del marito, ucciso all’uscita dalla chiesa appena dopo la celebrazione del loro matrimonio. L’ultimo saggio della musica di Hermann offerto dal concerto è stato una suite da un altro notissimo film di Hitchcock, il thriller psicologico Vertigo del 1958. Nel secondo dei tre momenti presentati, Nightmare (Incubo) la musica dà rilievo all’ossessione che si è impadronita del detective (nel film James Steward) che ha il compito di indagare su una misteriosa donna (nel film Kim Novak), della quale si innamora perdutamente. L’amore è corrisposto, come dimostra il brano musicale che accompagna il lungo bacio che i due si scambiano sullo schermo, sottolineandone la passionalità. Il film tuttavia non presenta un lieto fine, ma una sconcertante e ambigua resurrezione che spiega anche il titolo italiano: La donna che visse due volte.

La struttura circolare del concerto ha collegato questo saggio della musica di Hermann con la parte finale, di nuovo dedicata a Wagner, di cui l’orchestra, sempre fedele al Leitmotiv della serata, ha suonato il Preludio e Amore e morte dal Tristan und Isolde (Tristano e Isotta), riscuotendo il plauso entusiastico del pubblico.

 

 

Il concerto di ieri è stato il tredicesimo dei venti previsti dal programma estivo dello Auditorium milanese fino al 29 agosto


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