Quello di salvaguardare l’esecutivo e la maggioranza dalle conseguenze dei processi che attendevano il leader del PdL è stato un impegno comune e più volte ribadito dalle forze politiche, che hanno condiviso l’appello del Presidente Napolitano e hanno consentito, con Letta a Palazzo Chigi, l’effettivo avvio della legislatura.
Le cosiddette “grandi intese” hanno senso se offrono l’opportunità di lavorare alle riforme necessarie al Paese, che è quanto continuiamo ad auspicare, con maggioranze più larghe e partecipi delle responsabilità di governo. Se però nel PdL verrà meno questo impegno e prevarrà, nel Parlamento e fuori dal Parlamento, la strategia dello scontro e dell’autoisolamento, verranno meno anche questa maggioranza e questo esecutivo. Continuiamo ad auspicare che il PdL superi un momento comprensibilmente travagliato senza cedere al “tanto peggio, tanto meglio” e garantendo la stabilità fattiva della maggioranza, ma se così non fosse è chiaro che la parola tornerebbe al Presidente della Repubblica. Peraltro, credo che sarebbe illusorio da parte del PdL aspettarsi che da uno scontro “Berlusconi contro tutti”, destinato a travolgere il governo e a terremotare la legislatura, ottenga vantaggio il suo leader e traggano forza le proposte di riforma in materia di giustizia, nuovamente evocate, due giorni fa, dal Capo dello Stato. La strategia nichilista (far saltare il governo, la legislatura, il rapporto con Palazzo Chigi e il Quirinale...) alla fine rischierà non di essere pagante, ma suicida.
Benedetto Della Vedova