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Il Collezionista di Meraviglie. L’Ermitage di Basilewsky
27 Luglio 2013
 

Smalti, bronzi, oreficerie, avori: quasi 90 eccezionali opere dal Medioevo al Rinascimento de le roi des collectionneurs sono usciti dall’Ermitage per tornare in Europa per la prima volta.

In mostra a Torino fino al 13 ottobre 2013

 

 

I conservatori dell’Ermitage avevano tentato in tutti i modi di impedire che il governo sovietico, tra il 1932 e il 1933, vendesse alcuni importanti pezzi della strepitosa collezione Basilewsky. Era stato lo Zar Alessandro III nel 1885 ad acquistare in blocco la prestigiosa raccolta, al prezzo esorbitante di sei milioni di franchi. Le resistenze opposte dall’Ermitage alle autorità staliniste, in quegli anni difficili e duri di vendita delle opere del grande museo russo, non furono comunque sufficienti e 25 notevoli pezzi degli 800 giunti a San Pietroburgo alla fine del XIX secolo se ne andarono ad arricchire le maggiori raccolte del mondo, inseriti tra i capolavori dell’arte medievale e rinascimentale. Una vera dispersione, tanto che in alcuni casi la destinazione finale rimane ancora ignota.

La collezione Basilewsky per il resto è rimasta in Russia e solo ora un nucleo di 85 opere, esplicative della sua altissima qualità e varietà è tornata in Europa per la prima volta per essere esposti a Torino fino al 13 ottobre 2013 nell’eccezionale mostra “Il Collezionista di Meraviglie. L’Ermitage di Basilewsky” – curata da Enrica Pagella e Tamara Rappe – in uno dei luoghi divenuto punto di riferimento internazionale delle arti decorative: Palazzo Madama (catalogo Silvana Editoriale).

La raccolta di arti decorative del nobile russo Alexander Petrovič Basilewsky (1829-1899), noto ai suoi contemporanei come “le roi des collectionneurs”, spaziava dal IV secolo a metà del Cinquecento, da Bisanzio alla Spagna, dalla Francia alla regione del Reno e della Mosa fino all’Italia. Una collezione unica al mondo composta per la gran parte da rarissimi esemplari della prima arte cristiana e da stupefacenti e preziosi oggetti del Medioevo e del Rinascimento europeo: oreficerie, avori, smalti, vetri, ceramiche, tessuti, arredi lignei, provenienti da altre collezioni prestigiose o acquistati direttamente da monasteri e chiese in Francia, Austria, Svizzera, Italia.

Nato in Ucrania nel 1829 da una nobile famiglia russa di proprietari terrieri e uomini d’arme, Basilewsky si era trasferito a Parigi negli anni Sessanta, come membro del corpo diplomatico dopo aver prestato servizio in India, Cina e a Vienna.

A Parigi, Alexadre partecipò con gli oggetti più preziosi della sua raccolta alle Esposizioni Universali del 1865, del 67’ e del ’78 e grazie a un importante catalogo corredato di tavole a colori – una sorta di vademecum delle arti decorative pubblicato nel 1874 – fece conoscere al pubblico i capolavori collezionati, tanto che la sua casa al 31 di rue Blanche, nel IX Arrondissement, divenne punto di riferimento per artisti, conoscitori e amatori d’arte. Quando la sorte mutò, Basilewsky fu costretto a mettere all’asta la sua mirabile collezione fu allora che lo Zar decise di intervenire.

Il corpus di opere esposto a Torino offre l’opportunità unica di attraversare secoli di storia e d’arte, proponendo alcuni dei capolavori più alti nel campo delle arti decorative – intaglio in avorio, smalti limosini, maiolica italiana, vetri, armi, arredi lignei – con un ampio ventaglio di tecniche e stili. Tra i tanti capolavori in mostra, per l’età medievale, spiccano l’olifante con medaglioni raffiguranti animali – corno da caccia o da guerra in avorio realizzato a partire da una zanna d’elefante, probabilmente eseguito in una bottega siciliana che vantava artigiani provenienti dall’Oriente (XI - XII sec.) e la Statua–reliquario di santo Stefano, primo diacono cristiano, del XII-XIII secolo. Si tratta di un esempio eccezionale di questa tipologia, che di solito prevede statuette di piccole dimensioni, mentre in questo caso l’opera raggiunge quasi 50 cm. Il reliquiario è inoltre impreziosito da una gemma intagliata di origine bizantina inserita sulla legatura del libro tra le mani del santo.

D’altissima qualità e rarità il Flabellum o ventaglio liturgico, della fine del XII secolo: un oggetto previsto nell’antica liturgia cristiana per scacciare gli insetti dal pane e dal vino consacrati. In rame e argento decorato, con filigrane, smalti champlevé policromi e pietre preziose, e forse di ambito renano o mosano, un capolavoro dell’oreficeria romanica.

Nella sezione rinascimentale spiccano alcuni superbi pezzi di Limoges realizzati da Pierre Reymond – come la Coppa con scene dell’Antico Testamento o il Trittico costituito da sei placche in smalto con pittura a grisaille di altissima qualità, incorniciate da legno intagliato e dorato – ma anche le maioliche urbinati. Di assoluto rilievo, per esempio, è la Coppa con raffigurazione di re: una delle sole cinque opere che risultano firmate dal grande Nicola da Urbino, considerata la prima maiolica del Maestro datata (1521) e il primo esempio in cui Nicola ricorre alla composizione di Raffaello.

Pezzi d’eccezione della ceramica francese, di cui Balilewsky fu tra i primi collezionisti, sono infine le cosiddette “faiences de Saint-Porcairire” e le ceramiche di Bernard Polissy e della sua cerchia.

 

Maria Paola Forlani


Foto allegate

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