Il dengue è una malattia tropicale che si trasmette con una puntura della zanzara Aedes aegypti e i suoi sintomi sono febbre alta, vomito, dolori articolari, mal di testa, inappetenza e svenimenti. Questa malattia infettiva, se non è curata in tempo e con medicinali appropriati, può provocare anche la morte. Una delle favole che racconta il regime di Fidel Castro è che il dengue a Cuba è stato debellato e quindi non ci sarebbe nessun rischio per la popolazione e per i turisti. A questa storiella danno credito anche molti giornalisti italiani che per seguire un’ideologia perversa venderebbero anche l’anima al diavolo. Per scoprire la verità basta informarsi sulla stampa cubana indipendente (vedi sito Cubanet.org), dove il giornalista Jaime Leygonier mette in guardia contro le bugie di Stato. A Cuba tutto è sottoposto al segreto di Stato, persino le epidemie che dovrebbero essere prevenute e arginate, e per questo motivo il governo diffonde notizie false sulla situazione. Cubavision racconta che «i focolai di zanzare sono stati eliminati per merito dei Consigli di quartiere» e che «l’epidemia è sotto controllo». In realtà l’epidemia di dengue non è per niente arginata e rappresenta un pericolo, anche se il regime sostiene il contrario per evitare conseguenze negative sul turismo. Tutto è cominciato nel mese di aprile a Santiago de Cuba e adesso il dengue si è diffuso in tutta l’isola. Molti cubani affollano gli ospedali, interi paesi sono in quarantena e parecchi reparti sanitari vengono dedicati alla cura dei malati di dengue. La popolazione continua a contrarre l’infezione e i posti letto scarseggiano. C’è chi dice che il dengue sia stato portato dall’Africa dai guerriglieri di Che Guevara nel periodo delle spedizioni per sostenere i governi comunisti. Non possiamo esserne certi, ma è un dato di fatto che la zanzara ha origini africane.
Il governo cubano basa da sempre la sua forza sulla disinformazione e sulla bugia sistematica. Nel 1981 ci fu un’altra epidemia di dengue e il popolare programma Detras de la fachada (Dietro la facciata) si prese gioco di chi si preoccupava. Consuelo Vidal, una presentatrice molto amata dal pubblico, affermò che il dengue non ammazzava nessuno e che era sufficiente bere molta acqua e non prendere aspirine. Purtroppo alcuni anni dopo siamo venuti a sapere che in quella epidemia sono morte 158 persone (101 erano bambini). Negli anni Ottanta il regime cubano non trovò di meglio che accusare gli Stati Uniti di aver introdotto il dengue in seguito a una sorta di guerra batteriologica. Niente di più falso. Abbiamo avuto anche altri i casi di epidemie che lo Stato ha tenuto nascoste e che hanno provocato morti, soprattutto tra i bambini. In un paese come Cuba dove la salute del suo dittatore è un segreto di Stato, anche la salute dei cittadini viene sottoposta a censura perché certe cose non si possono dire. In ogni caso il dengue resta un pericolo reale, anche se non è riconosciuto dalle autorità sanitarie ed è ignorato dalla stampa ufficiale, mentre mancano i medici di base che lo Stato manda in Venezuela, ma che raziona per la salute dei suoi cittadini.
In questa nuova situazione di pericolo per i cittadini cubani che riguarda il bene fondamentale della salute, credo che sia interessante promuovere un’iniziativa della Madres y mujeres anti-represión por Cuba (M.A.R. por Cuba - marporcuba@aol.it). Questo movimento è capitanato da Sylvia G. Irlondo e da Miami lancia la campagna Yo no coopero con la dictadura. Pare un’utopia e non è facile mettere in pratica questa iniziativa non violenta, ma i promotori hanno riassunto le attività in uno schema. Per chi vive dentro Cuba: non continuare a essere membri del Partito comunista, non fare parte dell’apparato repressivo del regime, non partecipare alle adunate di massa convocate dal regime, non denunciare i compatrioti, non collaborare con le attività economico-produttive del regime e non partecipare ad atti di ripudio verso cittadini considerati controrivoluzionari. Per chi vive fuori Cuba è sufficiente propagandare questa azione di disobbedienza civile e partecipare alla denuncia di tutti i crimini contro le libertà perpetrate dal governo cubano.
So bene che per me che sono italiano è fin troppo facile, ma voglio gridare forte la mia non cooperazione con la dittatura e lo faccio insieme a Jorge Luis Garcia Pérez Antúnez e José Daniel Ferrer Garcia, che stanno scontando anni di prigione per motivi politici nel kilo 7 e 8 di Camaguey. Per loro disubbidire è stato molto più difficile.
Gordiano Lupi