| Castello di Caputh |
17 Luglio 2013
Il castello di Caputh, cittadina sita pochi kilometri a sud-ovest di Potsdam, è uno dei molti nel Brandeburgo ad aver ritrovato vernice e prestigio dopo la riunificazione tedesca: l’edificio, che sorge nel territorio della ex DDR, dopo essere stato restaurato, è di nuovo accessibile pubblico dal 1999. Originariamente era un casolare di campagna che il Principe Elettore Federico Guglielmo di Brandeburgo aveva donato alla sua seconda moglie, la principessa Dorothea. Nel tardo Seicento costei lo fece ampliare e abbellire, dotandolo di un salone per le feste e di lussuosi appartamenti e trasformandolo così in una residenza di corte estiva. Il castello, ripristinato nei suoi tratti originali del primo Barocco, conserva al suo interno (oggi un museo) un gran numero di oggetti – mobili in lacca, maioliche e porcellane, sculture e dipinti – che rendono testimonianza di quali fossero le abitudini di corte nel Settecento. Caputh, infatti, conobbe un momento di grande splendore durante il regno Federico Guglielmo I di Prussia, al quale si deve una delle stanze più originali, la sala da pranzo estiva a pian terreno, rivestita da circa 7.500 piastrelle di ceramica olandese bicroma, bianca e azzurra.
A Caputh, che visitò nell’estate del 1869, rese omaggio nelle sue Passeggiate attraverso la Marca di Brandeburgo lo scrittore Theodor Fontane, dedicando qualche verso anche alla principessa Dorothea, ma descrivendo soprattutto la sua gita sul Schwielowsee, il lago su cui si affaccia la cittadina, oggi meta domenicale di molti berlinesi, che qui possono praticare diversi sport acquatici o semplicemente godersi la spiaggia e insieme l’ombra dei fitti boschi di pioppi, di pini e d’acacie lungo la riva.
Da Caputh rimase affascinato anche Albert Einstein, che la scelse nel 1929, quando era professore a Berlino (dove risiedeva dal 1914), per costruirvi una casa nel bosco che sarebbe dovuta diventare il suo paradiso di pace o, per dirla con le sue parole, il luogo in cui potersene “infischiare del mondo”. In quella casetta, benché concepita come alloggio estivo, Einstein si tratteneva da aprile a novembre, ricevendovi studenti, colleghi e amici, fra cui il fisico Max Planck, lo scrittore Rabindranath Tagore, la scultrice Käthe Kollwitz e lo scrittore Heinrich Mann.
Einstein amava Caputh perché gli pareva il luogo ideale non solo per nuotare, andare in barca a vela e fare passeggiate solitarie, ma anche per sottrarsi a noiosi obblighi sociali e trovare raccoglimento per i suoi studi, nonché spazio per uno scambio con gli amici fuori dalle convenzioni. La casa di Caputh era insomma per Einstein insieme posto di vacanza, salotto, circolo politico e istituto di ricerca. Ma i tempi non gli erano favorevoli e di quel piccolo isolato paradiso egli poté godere per soli tre anni. Da un viaggio in America, intrapreso nel 1932, prima che Hitler salisse al potere, Einstein, scienziato di origine ebraica che aveva messo a punto la teoria generale della relatività ed era stato insignito nel 1921 del Premio Nobel per la fisica, non ritornò più in Europa.
La sua casa di Caputh, restaurata in maniera sobria e riaperta nel 2005 in occasione del cinquantesimo anniversario della morte dello scienziato, deceduto a Princeton nel 1955, è oggi destinata a seminari e manifestazioni culturali, e accessibile al pubblico solo d’estate nel finesettimana. Chi la visita tuttavia, non si trova confrontato con foto, cimeli e ricordi di Einstein e tantomeno con l’arredo originale. La casa non è un museo, ma un luogo di studio e d’incontro immerso nel silenzio del bosco, che offre anche una splendida veduta del lago sottostante; chi voglia informarsi maggiormente sulla vita di Einstein a Caputh ha tuttavia la possibilità di farlo, visitando la mostra a lui dedicata nel Bürgerhaus (Centro Civico). |