Conclusi gli esami finali, i ragazzi chiudono l’anno e partono per le vacanze.
Si dice che la frode e la cattiva condotta nelle scuole cubane raggiungano ormai ogni limite di ammissibilità. È chi ha figli legati ai centri che sono stati una casa per molti di noi a dirlo. Le scuole, i collegi e i maestri cubani hanno un posto speciale nel mio cuore, chiudo gli occhi e mi domando come saremmo noi senza i grandi maestri e le straordinarie istituzioni in cui, per più di tre generazioni, siamo stati formati. Quando i nostri genitori venivano a prenderci tardi, la notte scendeva nel semiconvitto, in molti finivamo per mangiare o addormentarci a casa dei nostri maestri. Era il tempo di educare, di capire, erano gli anni duri, quelli del dare senza ricevere niente in cambio, soprattutto la conoscenza per l’allora chiamata “formazione integrale”.
Di recente, ho sentito una reporter della televisione cubana rivolgere un rimprovero generale “ai genitori” a causa della cattiva condotta degli allievi a scuola. Non si mettevano in discussione le istituzioni, né i maestri, no, il rimprovero, totale e assoluto, era rivolto ai genitori che non hanno dove andare a lamentarsi. Oggi parleremo dell’altra componente, lasceremo parlare le persone che non vanno in televisione a discutere di questo argomento. Che ne pensano i genitori di questo fenomeno?
Non rivelerò le fonti di chi mi scrive le lettere o le opinioni pubblicate qui di seguito. Le persone che mi hanno confessato le loro preoccupazioni sul problema della formazione a Cuba non vogliono compromettere il nome dei loro figli, dei maestri e/o delle scuole per paura di ritorsioni.
La prima lettera me la manda un’amica:
[…] Che fine avranno fatto i maestri di ieri? Quelli che ci aspettavano all’ingresso della scuola, ci davano il buongiorno con un sorriso e ci preparavano alla vita. Quelli che dopo la loro giornata di lavoro, se un bambino era malato, impartivano la lezione a casa senza che venisse loro in mente di avere in cambio nulla che non fosse il sorriso del piccolo e l’eterna riconoscenza dei genitori.
Quelli che consigliavano ai genitori di farci entrare in circoli di studio, fare sport o frequentare Case di Cultura per stimolare i nostri interessi e le nostre attitudini in uno o l’altro settore della conoscenza. Dove sono finiti?
Chi sono quelli che oggi educano i nostri figli? Dico, li educano? Che cosa insegnano? Quali sono i valori che trasmettono? Insegnano a valutare, a discernere, a trarre ognuno le proprie conclusioni, o insegnano loro a ripetere, senza analizzare, i paragrafi in grassetto sui libri di testo? Quanti maestri chiedono ai loro alunni di andare a un museo o di assistere a un’opera teatrale per poi farne un’analisi in classe? Mio figlio ha fatto le elementari e il ciclo della secondaria nelle stesse scuole che ho frequentato io e, trent’anni dopo il mio passaggio in entrambe, ciò che provo è paura per la Cuba del futuro.
Un’altra amica mi spiega al telefono:
Qui vendono le prove in CUC (pesos convertibili), chiavi che i loro figli adolescenti vogliono comprare; lei si rifiuta categoricamente e insiste sull’importanza dell’apprendimento, ma una volta che vengono comprate da qualcuno della classe, questo le passa al resto dei compagni. Lei è una mia vecchia compagna di classe delle elementari ed è angosciata per come le cose sono cambiate, in male, da quando noi ci siamo diplomate. Secondo lei, perché bambini o adolescenti prestino attenzione in classe (commettano una frode copiando il compito del compagno) servono solo 5 CUC. Questo denaro viene consegnato all’insegnante o all’assistente incaricato di “sorvegliare” per il tempo della verifica. La maggiore autorità in classe rivolge lo sguardo dall’altra parte o esce in corridoio a fumare (?). In questo modo ha inizio “la copiadera”. La frode.
Il padre di un bambino che studia in una scuola di musica si lamenta di questo:
Poiché gli insegnanti di musica elementari sono poco pagati, si prefiggono di integrare il programma per la preparazione di altissimo livello che i giovani strumentisti che si formano a Cuba hanno, come? Ma imponendo l’abitudine, stabilendo la regola, istituendo come norma l’offrire e il farsi pagare lezioni al di fuori dell’orario scolastico. Quasi sempre in casa degli stessi maestri.
Ci sono sempre stati i ripetitori, in ogni epoca abbiamo preso lezioni private al di fuori della scuola, ma oggi, nel caso dell’insegnamento musicale, è ormai quasi una prassi per garantire che questi programmi eccezionali vengano svolti; perfezionando così la sofisticata formazione artistica per strumenti come il piano, il violino, la chitarra, o la tromba.
Mi domando degli allievi i cui genitori non hanno il denaro né per queste lezioni né per il trasporto fino alle case degli stessi maestri. Magari loro hanno lo stesso talento o le stesse doti dei bambini che dispongono del denaro per le lezioni private. Che ne sarà di loro? Ricevono gli stessi insegnamenti o la stessa pratica pur non possedendo questo denaro extra che in molte case non entra? Come si mantiene un maestro di musica? Vive con ciò che guadagna a scuola? Non credo.
Viviamo in un paese in cui l’educazione è gratuita, contestualizziamolo: è la fine dell’anno scolastico 2012-2013. Scrivo da una Cuba che ha istituito riforme sociali affinché il nostro sistema nazionale di insegnamento fosse equo, gratuito e obbligatorio. Per questo i nostri genitori abbandonarono TUTTO per partecipare massivamente a una campagna di alfabetizzazione.
Qui sono stati pubblicati e venduti, davvero a poco, migliaia di libri alla portata di tutti, tra cui importanti classici della letteratura universale. Eccellenti manuali di testi per l’insegnamento con autori come: Mirta Aguirre e Eliseo Diego, tra gli altri, con questi volumi e guidati dalla saggezza dei nostri indimenticabili maestri delle elementari abbiamo imparato a leggere. Commettere frodi era assolutamente proibito nelle nostre scuole. Studiare e passare con dei buoni voti era allora il nostro unico dovere sociale. Che succede con gli insegnanti di oggi? Qual è la loro realtà? Siamo coscienti di questa allarmante diaspora di maestri? Che accadrà con gli ingegneri o i matematici o i medici o gli intellettuali cubani del futuro?
Qualcuno deve curarsi di questo, indagare nei luoghi ai quali non possiamo arrivare, capire se le testimonianze riflettono tutta o solo una parte della verità. Rivedere gli stipendi dei maestri e la qualità educativa che ne è derivata dopo il triste passaggio dei cosiddetti “maestri emergenti” o quel falso 100 per cento di promozioni che siamo stati costretti a raggiungere, anche nella nostra generazione. Concludo con una cosa che ripeto ogni giorno. Qualcuno ricorda che Cuba è ancora un paese socialista?
Wendy Guerra
(Habáname, 3 luglio 2013)
Traduzione di Silvia Bertoli