Il Mart di Rovereto (Trento) presenta fino all’8 settembre 2013 “Andata e ricordo. Souvenir de voyage”. Una mostra che mette in relazione lo sguardo del turista e lo spazio del turismo.
L’alta peculiarità del viaggio è di disporsi, a cavallo tra esperienza reale e esperienza immaginaria, di essere – insieme – un momento chiave del vissuto come pure dell’elaborazione dell’immaginario, di quel “mondo” di miti, credenze, ideali che vivono solo nella coscienza, delineandone le forme e i confini, ma anche nutrendola di referenti e di senso. Proprio alla base della cultura occidentale stanno tre grandi modelli del viaggio che ne hanno alimentato l’immaginario e hanno nutrito tutta una complessa visione del viaggio, di cui è specchio la letteratura. C’è il viaggio-prova della fiaba, c’è il viaggio di Ulisse, c’è il viaggio espiazione della Bibbia.
Con la modernità il nesso tra individuo e viaggio, tra vita personale e espressione di viaggio si fa più centrale (nella cultura e nella vita del soggetto), via via che sarà uno dei contrassegni più profondi dell’individuo moderno, il quale cresce come persona non solo perché si legge sempre di più nelle passioni, ma perché aperto alla ricerca di sé e del proprio ruolo nel mondo. La formazione si fa – appunto – avventura, quindi entra a pieno titolo nel genere del romanzo, che parla di soggetti, di processi, delle loro avventure squisitamente individuali. Dal Wilhelm Meister di Goethe e, soprattutto, dalla seconda parte del romanzo (gli “anni del vagabondaggio”), fino a La montagna incantata di Mann, il viaggio esteriore e interiore fa parte in modo centrale di quel modello narrativo: anzi, esso si salda intorno al tema, a quel topos, che ne costituisce l’imput e il senso.
Il Grand Tour, ovvero il viaggio europeo, ma con baricentro l’Italia, fissato come conclusione di un processo di istruzione, come sigillo finale, è un viaggio aristocratico e alto-borghese che consegna ai rampolli delle classi dominanti un’identità culturale, una pratica del mondo, una visione della società e quindi, si contrassegna come formativo a diversi livelli. L’organizzazione del viaggio ha un connotato formativo. Pertanto si viaggia “sotto scorta”, con un pedagogo che è compagno e guida nel viaggio. Ma anche si viaggia con una serie di strumenti che servono ad approfondire e a memorizzare l’esperienza del viaggio: e sono guide, sono quaderni di appunti, quaderni di schizzi, diari, lettere da inviare.
Nel secolo “delle masse” e dell’“industria culturale” anche il viaggio ha subito una serie di spostamenti, di trasformazioni: si è fatto sempre più nettamente viaggio turistico e secondo itinera sempre meno personale, sempre preconfezionato e muove, ormai, con voci centrali nei bilanci economici degli stati. La struttura del viaggio non è più quella della “scoperta”, ma quella della vacanza.
La mostra “Andata e ricordo. Souvenir de voyage” mette insieme le fotografie dei Grand Tour ottocenteschi, le prime guide dei viaggiatori di inizio novecento, i diari di viaggio, la parabola della pubblicità dall’illustrazione d’autore al kitsch, l’ironia della Pop art, i linguaggi contemporanei del video e dell’istallazione; sono alcune delle suggestioni di una mostra che cerca di capire come è cambiato il modo di viaggiare e di abitare i luoghi sotto spinta della globalizzazione e del postmoderno di massa.
La mostra si apre con “Tempo di viaggio”, un racconto per immagini del grande regista russo Andrej Terkovsky che nel 1983 compiva il suo Gran Tour accompagnato dal poeta e sceneggiatore Tonino Guerra. Un modo di viaggiare quello di Tarkoskj e Guerra, che non cedeva alle tentazioni della memoria, ma che raccoglieva immagini per appropriarsi di se stessi e del mondo. «Fotografare» scriveva Susan Sontang «significa appropriarsi della cosa che si fotografa. Significa stabilire con il mondo una relazione particolare che dà una sensazione di conoscenza, e quindi di potere».
Il racconto di questo viaggio introduce in modo critico il tema della mostra: oggi l’industria globale del turismo di massa ci sommerge di immagini stereotipate o omologate. Definibili “immagini delle immagini”, alimentano le mappe mentali collettive e condizionano fortemente la rappresentazione del mondo, progressivamente gli spazi e quelli culturali si sovrappongono.
La costruzione dei luoghi destinati a ospitare l’esperienza turistica (i parchi a tema, i centri commerciali) si evolve in modo innovativo e speculare all’evoluzione culturale in atto nella società contemporanea. Lo spazio turistico postmoderno è cioè caratterizzato da un’estrema frammentazione di segni che lo orientano. Il souvenir è il regalo che accompagna il rientro dai viaggi, è convenzionale e già visto, ma è inimmaginabile farne a meno. Anche l’arte è un dono che sta tra l’insignificanza e la sublimazione, il risultato di un viaggio o di un processo del quale spesso si sono cancellate le orme.
Il percorso di “Andata e ricordo” si snoda attraverso il tempo e lo spazio, luoghi reali, immaginati e immaginari: video, istallazioni, dipinti, sculture di artisti contemporanei e quattro magiche chambres in cui rivivono, attraverso documenti, foto e materiali d’archivio, momenti e testimonianze di viaggio.
Nella Prima chambre attraverso mirabili vedute ottiche, le stereoscopie di città e paesaggi, le prime guide dei viaggiatori e gli album “souvenir” dell’inizio del secolo scorso, si ripercorre l’esperienza del Grand Tour.
La Seconda chambre racconta di crociere e traversate navali, alla scoperta del Mediterraneo – come mostrano ricordi, diari, fotografie di intellettuali, artisti, architetti, da Margherita Sarfatti a Gino Pollini – o per raggiungere le Americhe oltre l’Oceano – come raccontano le carte di Fortunato Depero e di Thayht.
Con l’evolversi dei mezzi di trasporto, il viaggio cambia identità. Da possibilità destinata a pochi fortunati esploratori, diventa attività turistica alla portata di tutti.
Nella Terza chambre vengono esposte le prime campagne pubblicitarie, i dépliant, i manifesti e le cartoline – provenienti dalla Collezione Wolfsoniana di Genova, dal Touring Club Italiano, dal Museo degli usi e costumi della gente trentina, dal Museo della cartolina – da confrontare con gli odierni kitsch del souvenir da bancarella: boules à neige, oggetti e piattini esposti nell’ultima e Quarta chambre, che diventano anche il segno tangibile di un turismo sempre più diffuso, ma spesso superficiale e inconsistente.
Da questa identità visiva, fatta di Colossei in miniatura, cannocchiali panoramici, cartoline con vedute tipiche di Venezia, Roma, Firenze, si è spesso sviluppata una ricerca artistica che ha cercato di restituire autenticità a queste immagini, oppure di denunciare il loro abuso, il loro eccesso di visibilità. È un aspetto formativo, soprattutto per l’arte italiana come ricordano per esempio le fotografie di Luigi Ghirri scattate alla fine degli anni settanta nel parco de L’Italia in miniatura, vero e proprio souvenir a cielo aperto, dove si visitano, in un gioco di finzione, i monumenti e le icone dell’Italia turistica. Doppio talmente finto, però da rimandare, con le parole del fotografo, direttamente all’esperienza reale nella nostra memoria.
Maria Paola Forlani