Mio padre non vide mai di persona gli Stati Uniti. Ma parlava di quel paese con idolatria. Sospetto che papà fosse un annessionista naturale.
Il suo patriottismo non credeva nella buona volontà della patria e aspirava a risparmiare un po’ di orrore storico al popolo cubano. Papà era dalla parte della legge, ma – e dovette constatarlo prima sulla sua stessa pelle e adesso anche in quella carne della sua carne che un poco sono io – intuiva che nel nostro Paese la legge è una laccio che i cubani mettono intorno al collo di altri cubani.
Ai tempi della Repubblica o sotto la Rivoluzione (papà nacque l’8 aprile del 1919, un anno che amo proprio come il mio: 1971), quell’uomo mite dagli occhi verdi e genitori provenienti dai Paesi Baschi e dalle Asturie, prese informazioni commerciali sugli Stati Uniti. Riviste degli anni Cinquanta, libri economici rubati dalla Biblioteca Nazionale, lettere e libroni di contabilità, oltre a un sacco di cose della sua famiglia partita molto presto per l’esilio. Mio padre perse anche un altro figlio, nel 1962: Manolito Pardo Jr., che ci ha scritto da Miami fino al giorno in cui mio padre morì, il 13 agosto del 2000, divorato da un cancro non diagnosticato ma senza la minima smorfia di dolore.
Dovevate sentire come mio padre lo diceva, all’ora di colazione, dopo un caffè con latte consumato nella casa di legno di Lawton, prima di fumare la prima sigaretta dell’universo: “Gli Stati Uniti…”
Si chiamava Dionisio Manuel. Ed era mio papà.
Oggi gli Stati Uniti per me sono un deserto.
E non solo per me.
Se al risveglio non sai a chi dare un abbraccio profumato di nicotina, se non sai con chi discutere per le sue sciocchezze da democratico radicale, se la malattia gli portò via la pancia e dopo il cuore di suo figlio scrittore (che fece finta di niente quando gli chiese sul letto di non tacere sino a quando non fosse morto di vecchiaia l’ultimo dei criminali della Cuba di Castro), se non ha senso per la prima volta al mondo una povera cartolina provinciale scritta con poche parole per papà, significa che ci mancano nell’anima tutti i padri dell’universo.
Mi spiace per coloro che domani potranno consolarsi.
Io non posso. Molti non possono.
Io non voglio, tra l’altro.
La memoria della morte è il nostro miglior talismano.
Orlando Luís Pardo Lazo
(da Lunes de post-revolución, 15 giugno 2013)
Traduzione di Gordiano Lupi
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