Ho chiesto al ministro Parisi che ci fornisca i comunicati e/o bollettini sul Libano: è stato molto gentile e mi ha fatto mandare in copia ciò che hanno emesso al ministero cioè la descrizione delle operazioni di arrivo e le prime prese di contatto con la popolazione, fatto tutto con cura.
Niente di simile sull'Afghanistan, se non le prime luttuose notizie di morti, per incidenti o per “terrorismo” a Kabul. Le definizioni lasciano molti sospetti, specialmente quella che definisce terrorismo la vera e propria guerra in corso, evidentemente anche nella capitale dove sta uno dei due nostri contingenti. So di dispiacere già a molti/e con queste distinzioni tra le due spedizioni e i modi di riferirne: ma sono intenzionata a distinguere di frequente come del resto consigliava già Tommaso d'Aquino: a tutti/tutte quante di fronte a ogni notizia negativa dicono “Eh già lo sapevamo” e a ogni notizia decente “Ma vedrai che non dura” lascio il loro modo di giudicare e decidere, non censuro, ma chiederei pure di non essere censurata.
Sono dunque tra chi pensa che tra Afghanistan e Libano vi sono differenze e che su quelle si deve puntare per “trascinare” l'Afghanistan verso il Libano politicamente. So io pure che era meglio non mandare nessuno in Afghanistan già anni fa e non rinnovare il finanziamento, ma -come sapete- questo non passa al parlamento italiano e chi fa il o la parlamentare ha il dovere di cercare azioni possibili ed efficaci e dotate di futuro, non dichiarazioni generali e non agibili.
Adesso metto chiaramente in dubbio la dizione “atto terroristico a Kabul” di attacco agli italiani con un morto, e comunque a questo punto chiedo che sull'Afghanistan si presenti, da parte del governo italiano al Consiglio di sicurezza delle N.U., la richiesta di una tregua per fare il punto sulla situazione e decidere come far partire una conferenza internazionale nella quale anche il popolo afgano possa dire la sua sull'assetto del paese e sulla questione dell'oppio.
So naturalmente che una tregua in Afghanistan è molto più complicata, sia per la presenza diretta degli USA e della Nato, sia per l'incancrenirsi della vicenda, ma non vedo altra strada al momento, dico come strada agibile, non ideale. E che anche non faccia risuonare il solo nobile ma un po' unilaterale grido “Andiamocene!” lasciando nelle peste i popoli che abbiamo contribuito a cacciare nei guai.
Faccio dunque subito una dichiarazione in questo senso e vediamo che risposte arrivano: le premesse mi sono parse esserci già nel discorso tenuto da Giordano alla chiusura della festa di Liberazione sabato appena passato, si tratta ora di farla diventare una proposta precisa e agibile.
Lidia Menapace