Dalla Corte europea dei diritti dell'uomo è dunque arrivata l’ennesima lezione di diritto, perché è stato respinto il ricorso truffaldino presentato dal governo Monti-Severino che tentava, in modo italiota, di procrastinare quei termini perentori ed ordinatori che la stessa Corte aveva disposto: e cioè che entro un anno si deve trovare una soluzione al sovraffollamento carcerario, nonché risarcire i detenuti che ne sono stati vittime; è una sentenza diventata definitiva, e ora per esempio i contrari all’amnistia dovranno dirci che cosa pensano e intendono fare.
Cosa intendono e pensano fare a fronte di una situazione descritta qualche giorno fa al Senato dal ministro della Giustizia Cancellieri. Sono quasi 66mila i detenuti nelle carceri italiane, molti di più dei posti disponibili: 18.821 i reclusi in eccesso, secondo le cifre fornite dal ministro, ma l'associazione Antigone parla addirittura di 30mila detenuti in più rispetto ai posti regolamentari. Numeri che rendono l'Italia il terzo Paese in Europa per carceri sovraffollate.
I detenuti in attesa di giudizio sono ben 24.691, non è azzardato ipotizzare che la metà di questi verranno alla fine dichiarati innocenti, ma anche fossero un terzo, un decimo… I condannati sono 40.118, 1.176 gli internati in quegli ospedali psichiatrici giudiziari che dovevano essere chiusi e che invece sono stati prorogati ancora di un anno.
Il Consiglio d'Europa, con un suo recentissimo rapporto ci avverte che per quanto riguarda il sovraffollamento carcerario nei 47 Paesi membri l'Italia è terza, dopo Serbia e Grecia, con 147 detenuti ogni 100 posti effettivi. E occupa lo stesso posto, dopo Ucraina e Turchia, anche per numero di detenuti in attesa di primo giudizio.
L’Italia, ha detto una volta Leonardo Sciascia, più che la culla del diritto ne è la bara; e questi dati lo confermano. Per questo ieri mattina, a 25 anni dalla morte e a 30 dall'arresto di Enzo Tortora, una delegazione del “Comitato promotore dei referendum” presieduto da Marco Pannella ha depositato presso la Corte di Cassazione sei quesiti referendari “per la giustizia giusta”. I quesiti referendari riguardano la cancellazione del filtro di ammissibilità nelle richieste di risarcimento per responsabilità civile dei magistrati; la separazione delle carriere; l’eliminazione della custodia cautelare per il rischio di reiterazione nel caso di reati non gravi; le misure restrittive per il lavoro dei magistrati fuori ruolo; l’abolizione dell'ergastolo.
Un bel pacchetto che assieme agli altri referendum già presentati, in materia di droga, immigrazione, finanziamento pubblico, otto per mille, divorzio breve, costituiscono un vero e proprio programma di governo “altro”, rispetto al bla-bla e al pio-pio che sentiamo tutti i giorni. Bisognerà raccogliere cinquecentomila firme autenticate in tre mesi, non è facile, ma è possibile. Ed è l’hic Rhodus, hic salta per chi si dice riformatore.
Valter Vecellio
(da Notizie Radicali, 29 maggio 2013)