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Scontri alla Statale di Milano: analisi del non dialogo 
di Mattia Guastafierro
10 Maggio 2013
 

L’Università degli Studi di Milano, la nota Statale, in questi giorni sta vivendo una situazione di enorme disagio. Tra lunedì 6 maggio e martedì 7 si sono verificati all’interno dei confini dell’ateneo atti di vera e propria guerriglia che hanno visto coinvolti gli studenti e le forze dell’ordine. Oggetto della contesa un’area dell’istituto, occupata da alcuni studenti e sgomberata su ordine del rettore tra sabato e domenica.

La disputa risale a più di un anno fa quando un gruppo di studenti, che si rivendicano come anarchici, ha deciso di occupare illegalmente quest’aula lasciata vuota dalla storica libreria universitaria CUEM, fallita a causa dei tagli imposti dalla crisi. Obiettivo di questi ragazzi creare uno spazio alternativo all'altra libreria universitaria, rimasta l'unica, la CUSL, gestita dal gruppo CL. Mettere quindi a disposizione un'area diversa, chiamata “Ex-Cuem libreria autogestita”, che potesse porsi, a differenza della libreria ciellina, come luogo aperto a tutti gli studenti e libero da iscrizioni, dove i ragazzi potessero beneficiare di vari servizi gratuiti, dalle fotocopie, al prestito libri, allo spazio per lo studio. Allo stesso tempo la libreria aveva iniziato la promozione di un percorso di crescita e autoformazione individuale attraverso corsi e dibattiti aperti agli studenti e guidati spesso da autorevoli ospiti esterni, in modo tale da porsi non come semplice servizio materiale allo studente ma anche socialmente e culturalmente utile. Principio di fondo del movimento il distacco da qualsiasi tipo di logica consumistica e l’assoluta contestazione della mercificazione del sapere all’interno di un istituto pubblico quale è la Statale. Unico sostentamento economico l'offerta libera degli studenti.

Tale spazio secondo l'iter legale va oggi assegnato tramite un bando alla società che presenta il progetto migliore ma, almeno finché è rimasto in carica l’ex rettore, tra gli studenti è sempre circolata la voce che esso sarebbe stato destinato alla costruzione di un'area di ristoro con distributori di snack.

Nel corso di questo fine settimana il nuovo rettore Gianluca Vago, entrato in carica a ottobre, ha dato l’ordine di sgomberare l'aula rendendola inagibile. Gli “ex-Cuem” lunedì mattina entrando in università si sono trovati davanti uno spettacolo umiliante: tutti i loro effetti gettati nell'atrio e l'aula devastata. Di conseguenza è nata una forte contestazione, sfociata nell'occupazione temporanea di un'altra aula che ha costretto il rettore a chiedere l’intervento delle forze dell’ordine le quali, per sedare la protesta, hanno caricato e manganellato gli studenti all'interno dell'ateneo, provocando quattro feriti.

Il giorno dopo la contesa è proseguita. Gli studenti “ex-Cuem” hanno portato avanti la propria ribellione sbarrando temporaneamente le entrate dell'università e ottenendo così dai poliziotti schierati in strada la possibilità di poter recuperare le loro cose e riportarle in aula.

 

Ora la questione è complicata. L’ateneo è spaccato in due e si respira un vero e proprio clima di guerriglia. I ragazzi della libreria autogestita oltre che dal rettore sono osteggiati da una buona parte degli altri studenti i quali imputano a questi di essere, attraverso le loro proteste legalmente ingiustificate (in quanto colpevoli di un atto abusivo), un ostacolo al loro studio. L’atteggiamento di una parte di questi studenti “comuni”, spesso ideologicamente pregiudiziale, è di assoluto fastidio e di non condivisione dell’azione di protesta, ma mette in luce la non volontà di capire le motivazioni di una realtà che è loro ignota, attribuendo ad essa la responsabilità di un impedimento allo studio che lascia un po’ il tempo che trova.

Quanto ai ragazzi dell'ex-Cuem, più che ai classici sessantottini idealisti assomigliano piuttosto a un'armata Brancaleone un po' scapestrata e vagante per l’ateneo. Molti di loro probabilmente ricercano più il gusto dell'apparire radicali che dell'esserlo e difficilmente conoscono davvero quelli che sono stati gli eventi passati in cui ha radici il loro movimento. Un simile impegno e attenzione, inoltre, dovrebbero essere riservati per difendere temi più seri e delicati, magari interessandosi a quella che è la grave situazione del Paese e della Scuola nell'attuale momento storico (e non solo una tantum), più che manifestare in tal modo, con atteggiamenti anche violenti e prevaricatori, per lo sgombero di un’aula occupata. Politicamente si collocano fuori dal parlamento ma senza una particolare ideologia di riferimento. Se una cosa è certa, però, è il fatto che il corpo centrale di questo gruppo è composto da studenti che appaiono davvero convinti nel portare avanti una battaglia giusta.

 

Nelle ultime ore il rettore Gianluca Vago ha scritto una lettera indirizzata agli studenti, ai docenti e al personale fornendo un proprio resoconto dei fatti avvenuti. Al di là della assoluta illegalità dell’azione studentesca su cui non si può non essere d’accordo, il rettore sottolinea come sia stato tentato un approccio e una collaborazione con gli “ex-Cuem” nell’intenzione di ricondurre la loro esperienza nell’ambito della legalità e come li abbia incoraggiati a presentare domanda regolare al bando, dopo essersi costituiti come società cooperativa. Su questo le versioni sono discordanti e pare che una proposta dell’ex-Cuem sia stata bocciata a priori. Quest’operazione non sarebbe comunque in linea a quella che è la filosofia del gruppo che, in primo luogo, non sarebbe in grado di far fronte alle spese di una cooperativa e, in secondo luogo, non intende rientrare in logiche industriali in quanto la volontà è quella di mettere a disposizione uno spazio gratuito e libero per gli studenti, gestito da studenti.

Se davvero è così che sono andate le cose, nel momento in cui l'università non è disposta a venire incontro a soluzioni alternative e decide di utilizzare uno spazio per un servizio diverso, magari inutile o poco produttivo (come nel caso dei distributori di merendine), allora appare giusto andare oltre quelli che sono i confini della legalità, rispettando però sempre i parametri della non violenza. Se i vertici accademici non tengono conto e non riconoscono l'impegno che in oltre un anno è stato impiegato da questi studenti per offrire un servizio lodevole e gratuito all'intera università (sì certo, abusivamente, però con sudore e fatica), allora l'occupazione è ammissibile ed è lecita la protesta. Una protesta che però deve essere assolutamente pacifica, e non caratterizzata da episodi di violenza. Una buona proposta, culturalmente, socialmente ed economicamente più utile per l'ateneo, nel momento in cui valorizza lo spazio e si pone come alternativa a una soluzione reazionaria deve essere sempre presa in grande considerazione. Ma ciò può accadere solo se è espressa in modo pacifico e non aggressivo.

Per questo motivo è necessario che il signor rettore, da primo insegnante qual è, si ponga al livello dei suoi studenti, dialoghi con loro come se fossero figli propri, li accompagni lungo questo percorso e trovi un compromesso che sia vantaggioso per tutti. La storica libreria CUEM, fallita più di un anno fa per debiti con l’università, era nata proprio in seguito alle occupazioni e alle rivolte studentesche di fine anni ’60 e nel corso degli anni si era evoluta nella legalità, proponendo un servizio realmente benefico e rappresentando per gli studenti un punto di riferimento libero e democratico. I nobili esempi da seguire ci sono e spesso sono molto più vicini di quanto crediamo, ma per notarli serve aprire il confronto tanto da una parte quanto dall’altra.

Le manganellate in università, emblema del non dialogo, rappresentano un punto davvero basso nella storia scolastica di questa città, un caso che fa tornare alla memoria eventi spiacevoli del passato e aumenta l'odio e la tensione che già pervadono il paese nell'attuale contesto storico. E Lei, signor rettore, sarà sempre ricordato come colui che poteva ma che non ha tentato vie alternative, risultando essere il mandante e il fautore di questo scempio civile.


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