Adesso non ci sono più alibi: la crisi del capitalismo c'è, resta e non è più affrontabile con riforme, altrimenti l'Europa, inventrice di tutte le più varie e serie socialdemocrazie, dal laburismo alla socialdemocrazia tedesca al Pci, non avrebbe alcuna difficoltà a prendere la testa del movimento “per il superamento della crisi”.
Ma il fatto che proprio l'Europa sia in massima difficoltà dimostra scientificamente che una politica riformatrice, ad onta della sua storica esperienza e gloriosa vita, è oggi fuori gioco. Una ulteriore pericolosa prova è nel fatto che proprio i paesi che avevano costruito le più invidiate socialdemocrazie europee, sono in preda a convulsioni di destra prefascista e razzista.
Dunque ciò che spetta a chi in Europa vuole che ricominci ad aggirarsi un fantasme, detto comunismo, come fantasma vivo rinnovato, è dichiarare il sottotitolo: un altro comunismo, meglio un comunismo “altro” è possibile, anzi necessario, nella teoria e nella prassi che la precede. Non ci si può limitare alle analisi già depositate, perché tutte evitano di accettare e di fare i conti con la sconvolgente e ormai stabile novità, cioè che le donne sono la maggioranza stabile del pianeta, in tutti i paesi, che sono ovunque discriminate e oppresse, sicché compongono, fino a che vengono mantenute in condizione di non coscienza di sé, il più massiccio e pericoloso sottoproletariato mondiale: ma se la sinistra comunista pone a se stessa come uno degli obiettivi più importanti quello di aiutare questo enorme sottoproletariato a prendere coscienza di sé come proletariato mondiale, le previsioni delle lotte, la loro qualità e gli obiettivi e le dimensioni della possibile forza politica del movimento mutano in modo definitivo e non reversibile. La mancanza o il rifiuto di questa analisi e la continuazione della emancipazione paritaria di un certo numero di donne inconsapevoli di sé, segna oggi il rovinoso primato del patriarcato, anche a sinistra.
Di qui la rivoluzione non passa, il comunismo meno ancora. Diamoci una mossa compagni o evitate di dirvi compagni.
Lidia Menapace