Anche il 25 aprile 2013, il Partito Radicale ha reso omaggio all’antifascista Ernesto Rossi presso la Scuola per agenti della Polizia Penitenziaria di Verbania, dove fu detenuto (e dove si sposò con Ada Rossi). È stato un incontro con le radici dell’alterità radicale: l’idea di federazione europea, con la quale si sperava di chiudere la porta al ritorno dei nazionalismi; l’anticlericalismo e la lotta contro la partitocrazia; il liberalismo, in economia strumento per la difesa dai monopoli e dagli oligopoli – liberismo che non esclude il ricorso alla nazionalizzazione dell’energia elettrica quando se ne veda l’utilità per l’emancipazione degli individui e per l’allargamento delle loro possibilità di intraprendere; il proposito e la proposta di abolire la miseria.
La manifestazione, che almeno in un paio di occasioni ha assunto anche la forma del convegno di studio, è giunta oggi alla sua ventesima edizione; per l'occasione era presente anche una delegazione di Radicali senza fissa dimora. Giampiero Bonfantini, che da sempre cura l’organizzazione di questo appuntamento (e che ringraziamo per la durata del suo impegno), ha tratto un amaro bilancio di questi vent’anni: l’Europa è sempre più Europa delle Patrie e l’Italia è condannata dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per la irragionevole durata dei processi che si svolgono nei suoi tribunali e per il trattamento disumano e degradante (l’esatto contrario di quanto solennemente proclamato nella Costituzione della Repubblica all’art. 27) inflitto agli esseri umani concentrati nelle sue carceri.
L’alterità di Ernesto Rossi ha riguardato anche il suo modo di essere amministratore pubblico. Antonella Braga, che dell’attivista di Giustizia e Libertà è studiosa e biografa, ha anche ricordato il suo lavoro come presidente dell’Arar: l’azienda pubblica che aveva il compito di vendere al meglio i materiali e le attrezzature che erano state lasciate in Italia dall’esercito americano. Un’azienda pubblica che raggiunse in breve tempo lo scopo per il quale era stata creata e che quindi chiuse. Un’azienda pubblica, dove il presidente era pagato meno del direttore, che non dette luogo a tangenti ma a utili che entrarono nelle casse dello Stato all’atto dello scioglimento.
L’utopia concreta di Ernesto Rossi sembra sempre più lontana: l’Italia, Repubblica nata dalla Resistenza, e dal sacrificio di migliaia di militari degli eserciti alleati (circostanza che i radicali ricordano da vent’anni con una manifestazione al cimitero di guerra di Trenno; manifestazione nella quale, in questo 25 aprile, hanno coinvolto ufficialmente il Comune di Milano) sembra non essere più uno Stato di diritto: calpesta i diritti umani e pare non curarsene. È già grave che uno Stato che si dice democratico non rispetti la sua propria legge, quella europea e le solenni dichiarazioni internazionali dei diritti dell’uomo di cui si proclama difensore. Inaudito è che non importi, nei fatti, a nessuno che uno Stato che di tradizione democratica calpesti i diritti umani. Ma la situazione è, se possibile, ancora più grave. Nel nostro Paese sembra venir meno l’idea stessa che vivere in società comporti un obbligo politico: il rispetto della legge. Vengono tollerati nei fatti comportamenti come la violazione della sacralità del procedimento elettorale (le firme false a sostegno della listino di Formigoni) e si assiste senza provvedere alla cancellazione dei diritti assicurati alla donna dalla legge 194 (i medici obiettori sono ormai al 90%)
Mentre scrivo queste righe, arriva la notizia della formazione del Governo Letta e della presenza di Emma Bonino come ministro degli Affari esteri. Mi sono chiesto in che modo questo avvenimento potrebbe cambiare il quadro sin qui delineato. Viene autorevolmente dichiarato che si tratta dell’unico Governo possibile. Governo che a me sembra voler ripercorrere la strada già tracciata, nel mondo cattolico, da Papa Francesco: ridare credibilità ed autorevolezza a istituzioni che sono al minimo storico nella coscienza stessa dei cittadini italiani. Mi piace immaginare che la scelta di Emma Bonino e il drastico ridimensionamento degli ex comunisti possa rappresentare un cambio di alleanze e una diversa strategia da parte dei cattolici in politica (in parte preponderante presenti, anche nella loro componente integrista, nel Governo Letta).
Credo si possa dire che nel dopoguerra si è inaugurata, grazie anche alla togliattiana introduzione dei Patti Lateranensi nella Costituzione della Repubblica, una convergenza tra le visioni comunista e democristiana nel solco della comune inclinazione paternalista e autoritaria; convergenza che si manifestata chiaramente con il Governo di unità nazionale del 1976.
Oggi la scelta di Emma Bonino – tanto più se il Governo arrivasse al traguardo della presidenza italiana della Unione Europea – potrebbe essere cruciale per la ripresa della visione federalista ed europeista che aveva nutrito le speranze di rinascimento dopo il massacro delle due guerre mondiali. Per altro verso, un Governo che giura nel momento in cui perde forza l’idea che per la crescita economica sia utile soltanto l’austerità, potrebbe anche riservare qualche sorpresa dal punto di vista di un risanamento e una ripresa dell’economia che non sia contemporaneamente crudele e spietato nei confronti dei più deboli.
Un governo che non ha paura di affidare la rappresentanza internazionale dell’Italia a una radicale, dimostra di avere forse finalmente compreso che i radicali di Marco Pannella rappresentano la soluzione per la necessaria rivoluzione liberale, democratica e libertaria; una forza – che a me appare moderata – indispensabile per togliere finalmente i cittadini italiani dalla condizione di minorità cui li ha costretti il regime nei decenni. Temo, però, che questo governo non potrà dare ascolto alla richiesta della garanzia di spazi di autodeterminazione per gli individui.
Le radici dell’alterità radicale, integrate con lo strumento della nonviolenza e con la nuova sensibilità rispetto all’ambiente, potranno ricominciare a germogliare? Intanto continua la lotta del stayagraha, simboleggiata dalla proposta di amnistia, per il ritorno dell’Italia nella legalità e per la riforma della giustizia; intanto l’associazione Luca Coscioni (per la libertà della ricerca scientifica) lancia la proposta di legge di iniziativa popolare per l’eutanasia legale e il testamento biologico. I radicali, come sempre, sono per le strade; e studiano anche una campagna referendaria.
Emiliano Silvestri
(da Notizie Radicali, 30 aprile 2013)
...E voi, che dite? Diamo un po' di fiducia a questo governo?
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