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Orlando Luis Pardo Lazo. Me it´s not true / Dimmi che non ti amo
Orlando Luis Pardo Lazo,
Orlando Luis Pardo Lazo, 'Central Park New York' 
07 Aprile 2013
 

Aspetta la primavera, Bandini.

I passeri sono universali, uccelli forti come aerei da guerra. Gli scoiattoli sono gatti, diffidenti e miti, folli e rissosi. La neve è tiepida (mmm, mi spiace, questo particolare non è stato mai notato da nessun cubano in nessun altro secolo). Il sole è azzurro, traslucido, traditore: la temperatura si mantiene ancora vicina agli zero gradi Celsius, unità di misura sconosciuta negli USA. Come Google Maps ha creato la città di New York, così il web di Weather annuncia che continuerà a nevicare anche questo lunedì, pure l’equinozio è passato. Per la prima volta al mondo, è una primavera posticipata.

Wait for the Spring, Pardini...

Le linee della metropolitana sono espressione della libertà. Sono precise ed è impossibile perdersi se facciamo attenzione alle indicazioni composte di frecce e mappe. C’è chi suona chitarre, pianole elettriche, sax, in cambio di pochi spiccioli. Forse qui si scommette persino sulla misericordia, visto quanto rende chiedere l’elemosina, ma l’arte pop pare endemica. Quando si sente odor di barbone, tutti fuggono dal loro vagone. Fuggo anch’io, sebbene aneli a non avere mai più una casa per nascondermi da Cuba e spiare gli spasmi di New York.

La gente sembra nobile. Le persone risplendono di bellezza. Si intravede un futuro. Mi sorridono gli sconosciuti. Conosco soprattutto cubani, sono i miei nuovi vicini. Le cameriere sono un genere a parte, sembrano tutte intellettuali che lavorano part-time per terminare la loro grande trilogia di New York (perché è ovvio che un solo romanzo non basta).

I ponti salgono e si abbassano con la marea. Ho visto piccioni volare sul traffico di Times Square (come i passeri, anche loro sono uccelli formidabili, in giacca e cravatta). Negli iPhones ci sono applicazioni per posizionare bene le stelle, rendendo virtualmente inutile guardare il cielo. Il cielo è un’allucinazione, meglio comprare un hamburger insipido (il cibo negli USA mi sembra tutto senza sapore). Percorro boschi e parchi con piste di pattinaggio. Mi piacerebbe rompermi un piede (in teatro porta fortuna dirlo, e, inoltre, se accadesse non dovrei andarmene così rapidamente, perché le mie ossa si rimetterebbero in sesto con la nuova nazionalità americana).

Le biblioteche pubbliche sono un polo magnetico, chiostri che hanno tolto dall’illegalità i geniali ubriachi della letteratura nordamericana. Adesso restano pochissimi libri usati in vendita. Così scivola via il tempo esteriore dell’anima della mia nazione. Sono pronto, ma ancora non voglio mettermi in vetrina per essere assunto.

New York, matrigna magica e perfida, dimmi che non è vero. Dimmi che non mi sto innamorando di te.

 

Orlando Luis Pardo Lazo

(da Lunes de post-revolución, 15 marzo 2013)

Traduzione di Gordiano Lupi
(Ser cultos para ser libres, 6 aprile 2013)


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