La morte di Enzo Jannacci suscita in me un dolore profondo.
Nel 1987 coordinavo per l'Italia la campagna di solidarietà con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel corso di quella campagna – e momento centrale di essa – vi fu anche una settimana di iniziative a Viterbo in occasione del primo maggio: l'evento conclusivo della settimana fu un concerto di Enzo Jannacci.
Poiché non mi sembra che altri abbiano ricordato in particolare l'impegno antirazzista di Jannacci e il suo concreto contributo alla campagna di solidarietà con Nelson Mandela, mi è sembrato necessario scrivere queste righe, per ringraziarlo ancora, ed anche perché – alcune casuali coincidenze hanno la forza disvelatrice dei simboli – la sua scomparsa avviene tragicamente nello stesso giorno della morte di altri due esseri umani mentre cercavano di attraversare il Mediterraneo per giungere in Italia, vittime innocenti dell'infame politica razzista praticata dallo stato italiano e dall'Unione Europea che rifiuta ospitalità e nega il diritto umano alla libertà di movimento nel mondo, praticando una sorta di apartheid su scala planetaria.
So che Enzo Jannacci avrebbe fatto quanto in suo potere per salvare le loro vite.
So che è compito nostro continuare la lotta contro la violenza razzista.
Peppe Sini, responsabile del Centro di ricerca
per la pace e i diritti umani" di Viterbo