| Sul 'Malecon di Miami' |
29 Marzo 2013
Yoani Sánchez è arrivata a Miami nella serata di giovedì. Scrive su Twitter: «Eccomi a Miami. Voglio stare un paio di giorni con la mia famiglia prima di dare inizio al programma pubblico». Poco dopo aggiunge: «Dopo anni di separazione finalmente ho potuto riabbracciare mia sorella. Ho rivisto la mia bella nipote, mia sorella, mio cognato! Che bella famiglia possiedo!»
Il primo aprile, a Miami, Yoani riceverà la Medalla Presidencial, assegnata dal Miami Dade College (MDC) come riconoscimento per la sua attività in difesa dei diritti umani, inoltre la blogger terrà una conferenza davanti a studenti e leader comunitari. Il suo intervento sarà trasmesso in diretta Internet. La riunione avrà luogo nella emblematica Torre de la Libertad del MDC, simbolo dell’inizio dell’esilio cubano negli Stati Uniti, dopo l’ascesa al potere di Fidel Castro nel 1959. Mezzo milione di cubani in fuga sono entrati negli Stati Uniti negli anni Sessanta - Settanta proprio da quel sito simbolico. La Medalla Presidencial è stata assegnata in passato a persone come Lech Walesa, Michail Gorbachov, Bill Clinton, Muhammad Yunus, Madeleine Albright, José María Aznar e Alvaro Uribe.
Miami è importante come tappa del viaggio di Yoani, perché qui risiede la più grande comunità cubana della diaspora. Per prima cosa Yoani si è recata alla Ermita de la Caridad, per le celebrazioni del Giovedì Santo, e ha concesso la sua prima intervista a MartiNoticias: «Miami è la città cui sono più legata sentimentalmente, tra tutte quelle che ho visto e che vedrò, durante il mio giro del mondo in 80 giorni. Il sud della Florida è diventato una parte molto importante di Cuba, oltre a essere la componente più denigrata dalla propaganda ufficiale. Miami rappresenta l’incontro con la mia famiglia ed è qui che voglio studiare il modo migliore per ricostruire la frammentata nazionalità cubana. Sono andata alla Ermita de la Caridad perché è un luogo obbligato dove togliersi la polvere del cammino. Miami è come essere a Cuba, ma con libertà e democrazia. Stiamo vivendo un momento importante, perché la tecnologia ha aiutato a distruggere i falsi miti sul regime cubano. Dobbiamo ringraziare figure importanti come Berta Soler e Rosa María Payá, adesso in Spagna, se molte menzogne sono state smascherate».
Yoani ha scritto su Twitter: «Mi sento emozionata davanti alla statua di padre Felix Varela, un padre della patria». Felix Varela era un parroco indipendentista che lottò insieme alla gioventù cubana a metà del secolo XIX, si lanciò nella battaglia con le armi in mano, e la sua storia si trova scritta negli affreschi e nelle vetrate della Ermita de la Caridad. Yoani è stata ricevuta nella Ermita de la Caridad dall’arcivescovo Thomas Wenski e dal parroco Juan Rumín Domíguez.
Gordiano Lupi |