È nato in Germania 51 anni fa… biondissimo, occhi blu, e un solo grande amore siciliano: l’Etna! Abbiamo fatto una chiacchierata col signor Boris Behncke –che poi parla e scrive in italiano meglio di molti nativi del nostro “sacro suolo”– e che presta la sua opera carica di esperienza presso l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Catania, città dove ha scelto di vivere ormai più di vent’anni fa. Gli domandiamo subito come mai.
– Ho cominciato a interessarmi dei vulcani 40 anni fa, quando da bambino leggevo nei giornali che i miei genitori portavano a casa di un'eruzione in Islanda. Molto spettacolare, molto drammatica, c'era un abitato di 5 mila persone a 1 km da questo vulcano, e tutti si sono potuti salvare per circostanze che sembravano miracolose. Siccome non sono più riuscito a disinteressarmi dei vulcani, e continuavo a seguire gli eventi anno dopo anno, malgrado tutte le vicissitudini e tutte le contorsioni nella vita, un giorno era logico che portassi questa devozione su un livello più professionale.
Perché scegliere di lavorare proprio in Sicilia?
– Perché l'Etna è sicuramente il vulcano più affascinante del mondo (e del resto è anche abitato da gente molto affascinante); è fra i più attivi ed è senza dubbio quello più versatile. Poi si trova in una zona dove spesso fa bel tempo e credo oggi di far parte di una squadra che fa un ottimo lavoro di sorveglianza, monitoraggio e di studi su questo unico vulcano, anche se ci sono ovviamente molti problemi sia in Sicilia sia nel nostro istituto.
Quali sono le caratteristiche che rendono l’Etna così interessante?
– Ecco, quel che rende l'Etna interessante è l'enorme varietà di attività che vi si può osservare; questo vulcano produce praticamente tutti i fenomeni vulcanici (eccetto un'eruzione cataclismica tipo Vesuvio nel 79 d.C.) che si vedono in tutto il mondo ma mai insieme su un solo vulcano. In più, passa raramente un anno intero senza vedere qualche attività.
L’Etna ha cambiato atteggiamento, negli anni? Se sì perché?
– Sì l'Etna ha cambiato “atteggiamento”, anche se ciò è cominciato molto prima che la vedessi la prima volta (nel 1989: già allora, mi salutava con una serie di fontane di lava…). Una cosa è certa, negli ultimi cento anni, è aumentata generalmente l'attività dell'Etna, sia per la frequenza di eventi eruttivi (eruzioni di fianco, attività sommitale) sia per i volumi emessi. Una cosa ancora più lampante è che fino al 1911, in cima all'Etna c'era un solo cratere (il Centrale), e ora ne abbiamo quattro o addirittura quattro e mezzo (considerando il Nuovo Sud-Est). Ora assistiamo ad una serie di parossismi insolitamente esplosivi; eventi di questo genere in passato ci sono stati, ma erano ogni volta eventi isolati mentre ora abbiamo avuto almeno tre parossismi (23 febbraio, 5-6 e 16 marzo) molto, molto violenti e parecchi altri poco meno intensi. Il motivo di questo “cambiamento” sarà che il trasporto di magma dal mantello superiore, dove viene generato, alla superficie, è ora molto efficace, il magma risale più velocemente e quindi perde meno del suo gas (in primis, vapore acqueo, che è la causa principale dell'esplosività di questi ultimi eventi).
E mentre scriviamo, l’Etna lascia andare la sua ennesima nuvoletta viola, che sta ad indicare che lassù qualcosa continua a muoversi. Boris lo sa e non ha molto tempo da perdere. Lo aspetta un’altra giornata in elicottero a misurare e monitorare le bizze della sua irrequieta “innamorata” montagna.
Grazia Musumeci