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Roberto Marelli. La Milan del missée Romeo (La Milano di Nonno Romeo)
18 Marzo 2013
 

Roberto Marelli

La Milan del missée Romeo

(La Milano di Nonno Romeo)

Greco&Greco, 2013, pp. 196, € 14

 

La Milan del missée Romeo (La Milano di Nonno Romeo) è un libro assolutamente, totalmente, perfettamente delizioso. Un giorno Andrea Pedrinelli ha aperto uno scatolone in un angolo della stanza e, frugandovi dentro, ha ritrovato innumerevoli foto: quelle scattate dal nonno, Romeo Bosisio, di professione chimico galvanico (con brevetti inediti nel curriculum vitae) e per passione fotografo della sua Milano. La Milano degli anni Cinquanta: fra nevi e nebbie, ma anche cieli azzurri, la Fiera Campionaria e scorci di periferie non intasate, il Duomo, ma anche le cascine e le genti. Una magnifica testimonianza iconografica.

Passandosi fra le mani quegli scatti in bianco e nero Pedrinelli, maxi-esperto di canzone italiana e di Gaber, ha pensato che ne poteva venire fuori un libro. Intento del volume: recuperare le atmosfere di quella città in prepotente espansione (a dire il vero, da sempre precipua caratteristica della metropoli meneghina) e, nel contempo, ancora con una sana matrice popolare, qualità in felice convivenza con gli industriosi frutti di una borghesia illuminata e un panorama intellettuale di livello e valore mondiale. Così è stato coinvolto Roberto Marelli, vulcanica e a tutto tondo figura di milanese, autore e attore di stupenda versatilità, artefice di innumerevoli volumi su Milano e la milanesità.

Ed eccoci arrivati alla confezione e alla pubblicazione de La Milan del missée Romeo, libro sentimentale e di formidabile spessore culturale, nelle cui pagine si possono ammirare tutte le stampe fotografiche di Nonno Romeo, con note del nipote, mentre l'esperto Marelli con le proprie parole commenta e trova le più giuste liaisons ripescando poesie e prose di milanesi e non solo, su Milano e i milanesi.

La città con i suoi abitanti scorre sotto i nostri occhi a distanza di sessant'anni e oltre, per certi versi un abisso temporale: dal Vicolo dei Lavandai alle scene domestiche; dal mercato di Porta Genova alla Darsena ancora attiva, non quel luogo morto e triste che è divenuto (la speranza è che si riqualifichi e rivitalizzi presto restituendola con il suo storico splendore a tutti i milanesi che ne rimpiangono l'essenza); da una sterrata via Chiesa Rossa a un gruppo di monelli in via Pioppette, quando ancora i bambini potevano giocare per strada; dal luna park allo spazzino in opera; dal passaggio della Milano-Sanremo al salto a ostacoli all'Ippodromo San Siro; dalla Fiera degli Oh bej oh bej al Parco Sempione. Siamo nel cuore antico di Milano, pulsante di vita, ben prima del terziario che ha riempito uffici e, insieme, svuotato case.

Per quel che concerne il florilegio di versi e brani in prosa c'è solo l'imbarazzo della scelta, in milanese e con relativa traduzione. Ci piace citare questa poesia di G. Corio: Da la terràzza del noster Domm/ Guardavi Bergom, Monza, el Resegon/ El pizz de la Grigna e là el lagh de Comm/ Ch'el se indovina in fond in d'on canton./ Denànz gh'era i montagn de Valassina/ El Pian d'Erba e poeu el lagh de Pusian/ La conca dell'Olona e la collina/ Che ven morend morend vers Milan,/ Poeu i navili, la bassa, la pianùra/ Granda, immensa a tir d'oeucc tutta de verd/ Cont de sora ona tenda tutta azura./ L'era on carnevalon, intra de mi disevi/ El coo a pensagh el se confond/ Cont cinq palanch/ Sont el padron del mond. (tr. «Dalla terrazza del nostro Duomo/ Guardavo Bergamo, Monza, il Resegone/ La sommità della Grigna e il Lago di Como/ Che si indovina sul fondo in un angolo./ Davanti c'erano le montagne della Valassina/ Il Piano d'Erba e il Lago di Pusiano/ La conca dell'Olona e la collina/ Che viene digradando verso Milano,/ Poi i Navigli, la Bassa, la pianura/ Grande, immensa a colpo d'occhio, tutta verde/ E il cielo come una tenda azzurra./ Era una meraviglia, dicevo a me stesso/ La testa al pensiero si confonde/ Con cinque quattrini/ Sono il padrone del mondo».)

Per una volta facciamoci trascinare dalla nostalgia (e ringraziamo Roberto Marelli per l'ennesimo bellissimo libro che ci ha regalato).

 

Alberto Figliolia


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