11 Marzo 2013
Instancabile dopo un viaggio interminabile, in aereo da Madrid a Città del Messico e per strada fino a Puebla, Yoani si è riposata soltanto pochi minuti, appena il tempo di farsi una doccia prima di partecipare alla riunione di metà anno della Sociedad Interamericana de Prensa
La prima impressione quando ci troviamo di fronte Yoani Sánchez è di conoscerla da sempre. Non solo perché dal giorno in cui è uscita da Cuba l’hai vista sulle prime pagine di tutti i giornali del mondo, ma perché di persona Yoani risulta gioviale e affabile. Pare quasi di ritrovare una cugina che non vedi da tanto tempo. Instancabile, dopo aver fatto un viaggio interminabile, in aereo da Madrid a Città del Messico e per strada fino a Puebla, Yoani si è riposata solo pochi minuti, il tempo di farsi una doccia, prima di partecipare alla riunione di metà anno della Sociedad Interamericana de Prensa (SIP). Forse la sua grande energia proveniva dalla consapevolezza di entrare nella storia: per la prima volta in oltre 50 anni una giornalista residente a Cuba poteva presentare un rapporto davanti alla Commissione per la Libertà di Stampa e Informazione. La redazione di Martí Noticias ha potuto passare soltanto pochi minuti in privato con la blogger cubana prima della sua presentazione. Yoani, che ama definirsi “una piccola persona”, ma possiede una presenza e una disinvoltura sorprendenti in una donna così piccola. ha un sorriso spontaneo, mentre il suo abbraccio sincero è la sola cosa che fa intuire, solo per un istante, una “personcina” apparentemente fragile.
In mezzo a una moltitudine di giornalisti e fiancheggiata da una scorta governativa messicana, che non è servita a niente, Yoani è consapevole di essere libera e si sente forte.
Il discorso di Yoani
Come aprire dall’interno il catenaccio cubano
«Ringrazio tutti per avermi affidato il ruolo di vicepresidente regionale per la libertà di stampa a Cuba, ma voglio ricordare i miei colleghi giornalisti che nell’Isola dei Castro soffrono una terribile mancanza di libertà. I mezzi d’informazione di massa cubani non sono pubblici, ma proprietà privata del partito comunista. In ogni caso ho molta fiducia nel nuovo e crescente appetito che mostrano i miei compaesani, nella voglia di esprimere le loro opinioni, grazie anche a nuove risorse tecnologiche che consentono una distribuzione informativa immediata e difficile da censurare, come le memory card e le reti sociali. La Cuba di oggi rappresenta un insieme di contraddizioni dove un apparente cambiamento legislativo serve solo a mantenere un governo autoritario al potere e un sistema che penalizza la diversità di opinione. In ogni caso Cuba è un luogo dove vive un popolo che non vuol tacere e che desidera far sentire la sua voce. I cambiamenti possono accadere nei posti più impensati. Il mio lavoro di giornalista può essere contagioso, perché in tutti i media ufficiali mi stanno seguendo, mi leggono persino al Granma, per controbattere le cose che dico… credo che i miei testi possano trasformare le persone. Facciamo attenzione a non credere troppo nei cambiamenti del governo cubano, perché sono soltanto una via di fuga economica per continuare a controllare il potere. La stampa internazionale deve seguire Cuba, perché l’attenzione che proviene dall’esterno è la sola modesta forma di protezione di cui godono i giornalisti indipendenti e i blogger».
Yoani ha fatto una lunga passeggiata nella stupenda città di Puebla, ha visitato il centro storico coloniale considerato patrimonio dell’umanità, infine ha pranzato con colleghi giornalisti di tutto il mondo. Si è mostrata sorridente e gioviale, senza accusare sintomi di stanchezza, sorprendendo tutti per la capacità di sostenere una conversazione e al tempo stesso pubblicare su Twitter a ripetizione.
«Questo viaggio mi ha cambiato la vita. Mi sento un elettrone libero», ha concluso.
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