Yoani Sánchez ha ritirato il suo premio che l’attendeva a Burgos dal 2011 e che non aveva potuto ricevere per il divieto di uscire dal paese. Riportiamo alcune dichiarazioni della giornalista che ha dialogato con José Luis Orihuela sul tema “Reti sociali per la libertà”.
«Sono molto contenta di ricevere questo riconoscimento. Lo dedico a tutti coloro che lottano per la libertà di Cuba. Sto vivendo giornate molto intense, fatte di relazioni e contatti personali, ma il problema di Internet continua ad affascinarmi. A Cuba si va avanti soltanto grazie all’ingegno e alla fantasia. Per esempio, pubblichiamo su Twitter inviando messaggi da un telefono mobile, usiamo uno strumento grazie a una serie di numeri di servizio, ma lo facciamo alla cieca, senza poter vedere gli effetti. Noi che gestiamo un blog non possiamo narrare determinati momenti, non ci è concessa l’immediatezza, può passare anche una settimana prima di poter pubblicare un post. Inoltre a Cuba abbiamo molte cose da dire, ma a molti mancano le conoscenze tecniche per sfruttare bene Internet. A me piace molto insegnare, per questo ho cominciato a impartire corsi della durata di una giornata sulla telefonia mobile, per evitare di essere intercettata dalla polizia. Abbiamo il problema dei troll, una vera e propria piaga che mi fa soffrire, non tanto per le menzogne che scrivono quanto perché non lo fanno spontaneamente. In ogni caso sono abituata agli insulti, perché da bambina portavo gli occhiali. Non mi fermerò, statene certi, anzi vado avanti con maggior entusiasmo. A Cuba è molto difficile fare inchieste, non resta che usare il nostro termometro personale. So che mi leggono i funzionari che gestiscono i media ufficiali. Il governo cubano ha cercato di bloccare i portali alternativi, ma non c’è riuscito, d’altra parte non c’è niente di più affascinante delle cose proibite».
Gordiano Lupi