Prima parte
Il noto scrittore cubano Ángel Santiesteban Prats è stato condannato a cinque anni di privazione della libertà personale per aver scritto molti articoli contro il regime dittatoriale cubano nel suo blog Los hijos que nadie quiso (“I figli che nessuno ha voluto”). La notizia sta facendo il giro del mondo.
Siamo in presenza di una subdola strategia di repressione, secondo le regole della polizia politica di Raúl Castro: criminalizzare l’oppositore, accusandolo di reati comuni, anche se la difesa è riuscita a dimostrare la loro inesistenza. La cosa più vergognosa di questa grave ingiustizia è l’intromissione della polizia politica in ambito processuale e giudiziario, dimostrando una volta di più che i governati cubani agiscono da dittatori, imponendo i loro disegni politici a tutte le componenti della società. Le numerose violazioni dei diritti umani che riguardano il caso Ángel Santiesteban Prats dimostrano chiaramente che da 54 anni a Cuba non esiste la separazione dei poteri, necessaria per definire una società democratica.
Condannato ingiustamente, Ángel Santiesteban chiede un nuovo procedimento giudiziario dove siano rispettate tutte le garanzie legali, senza l’intromissione della polizia politica, come è accaduto nel giudizio per cui sta scontando la condanna attuale.
La preparazione dell’infamia
Uno
Ángel Santiesteban è uno scrittore che fino al 2006 viene citato dalla cultura ufficiale cubana come «uno dei grandi narratori sorti nel periodo rivoluzionario». Due suoi libri: Sur: latitud 13 (sulla guerra in Angola) e Dichosos los que lloran sono considerati classici della narrativa cubana. Ma, dato il contenuto critico delle opere, ogni sua pubblicazione è possibile solo dopo aver lottato contro la censura. Inoltre Santiesteban non viene promosso fuori dai confini nazionali.
Due
Sconfortato dalla tremenda situazione che attraversa il suo paese, dopo un viaggio nella Repubblica Dominicana dove l’amico scrittore Camilo Venegas gli spiega cosa significa scrivere un blog, nel 2008 decide di pubblicarne uno (Los hijos que nadie quiso), per offrire una visione critica del disastro nazionale, punto d’arrivo di errori politico-economici di un governo dittatoriale. Santiesteban prova a chiedere uno spazio per il blog all’Istituto Cubano del Libro, ma gli viene negato. Infine decide di pubblicarlo nel sito Encuentro en la red, che appartiene alla Asociación Cultural Encuentro de la Cultura Cubana.
Tre
Numerosi intellettuali al servizio della dittatura tentano di convincerlo ad abbandonare la sua posizione critica. Riceve pressioni dalla polizia politica che cerca di farlo smettere di scrivere. Il Ministro della Cultura decreta una censura silenziosa e totale contro la sua opera e il suo lavoro intellettuale. Comincia a denunciare le pressioni dalle colonne del suo blog.
Quattro
Viene percosso per strada all’Avana da falsi delinquenti. Esistono prove evidenti che si tratta di agenti della polizia politica. Uno dei presunti malfattori mentre lo picchia gli chiede perché è diventato un controrivoluzionario. Non solo. Come risposta a un post critico contro la propaganda ufficiale della trasmissione “Razones de Cuba”, il 21 marzo 2011, lo stesso programma definisce il suo blog «Nemico de la Rivoluzione».
Cinque
Come è stato dimostrato dagli avvocati indipendenti che lo difendono, inizia una campagna di criminalizzazione per screditarlo, accusandolo di reati comuni che non ha commesso. La richiesta iniziale di condanna da parte del Tribunale è talmente esagerata da sembrare ridicola: 54 anni di galera. Nemmeno fosse accusato di genocidio! La difesa smonta una dopo l’altra le prove inventate e le accuse più gravi cadono, al punto che la richiesta di condanna si riduce a 15 anni. Le autorità allungano i tempi processuali – per volere della Sicurezza di Stato – e il giudizio si celebra dopo 3 anni.
Sei
Nel novembre 2012, Angel Sabntiesteban accompagna alcuni oppositori a una manifestazione davanti a una Stazione di Polizia dell’Avana, per chiedere la liberazione di una legale indipendente detenuta senza alcuna imputazione a suo carico. Per questo motivo viene fermato, percosso selvaggiamente e minacciato di morte. Un ufficiale della polizia politica, Camilo, gli punta una pistola alla tempia: «Prima o poi ti uccido», dice. Non ha intenzione di farlo, però. «Dovrà sembrare un incidente», conclude. Alla fine aggiunge: «Ti faremo scontare 5 anni di galera». Il Tribunale non ha ancora pronunciato la sentenza...
Sette
Il 26 novembre 2012 scrive una lettera aperta al Presidente-Dittatore Raúl Castro, accusandolo di ogni atto repressivo che sta subendo insieme ad altri dissidenti. Denuncia in un video di essere stato minacciato di morte dalla polizia politica.
Otto
Alcuni giorni dopo questa lettera, Ángel Santiesteban si vede comunicare la sentenza del Tribunale: cinque anni di carcere per un reato inventato che avrebbe meritato al massimo un’ammenda. La sola prova a suo carico è una ridicola perizia calligrafica che tenta di dimostrare la colpevolezza partendo dallo stile di scrittura. Il suo avvocato smonta il castello accusatorio, molte irregolarità inficiano la regolarità del processo, infine, vengono presentate prove scientifiche contro la perizia calligrafica. Niente da fare. Lo scrittore viene condannato a cinque anni di galera.
Nove
Ángel Santiesteban ricorre in appello al Tribunale Supremo, massimo organo di giustizia del paese. Il Tribunale non tiene conto né delle irregolarità né delle prove presentate dalla difesa, ma ratifica la condanna a cinque anni di reclusione per «violazione di domicilio e aggressione».
Dieci
Il 28 febbraio Ángel Santiesteban viene recluso nella prigione di Valle Grande, una delle prigioni cubane dove vengono violati in misura maggiore i diritti umani dei detenuti. Alcuni giorni dopo è trasferito al Campo di Internamento “La Lima”, nei dintorni di Guanabacoa, struttura destinata a prigionieri condannati per delitti minori.
Amir Valle
Traduzione di Gordiano Lupi
Nota del traduttore: La situazione è in piena evoluzione. Un nutrito gruppo di intellettuali ha presentato una petizione ad Amnesty International per la liberazione di Ángel Santiesteban. In Italia pochi media si stanno occupando del caso.
Amir Valle ha pubblicato in Italia Non lasciar mai che ti vedano piangere (trad. Giovanni Agnoloni) – Anordest Edizioni – Pag. 250 – Euro 15. Un romanzo d’impatto, che intreccia tra loro i destini di personaggi che hanno segnato il Novecento. Su tutti, Charles Chaplin, al centro di intrighi politici e sconcertanti coincidenze storiche: un rapimento ordinato da Hitler nel 1941, dopo aver visto Il grande dittatore; un tentato sequestro dell’attore insieme a Marylin Monroe e Joe Di Maggio, ordito da Ernesto Guevara nel 1952; il trafugamento del cadavere di Chaplin da parte di un gruppo di estrema destra, nel 1978. Tre storie che convergono nelle parole di una neonazista pentita, vittima di indicibili violenze e salvata dall’orrore proprio dal ricordo dei film di Chaplin. Le sue memorie dolorose collegano tutte le vicende narrate, che toccano alcuni tra i massimi drammi del Novecento: da una parte, la seconda guerra mondiale, i campi di sterminio e Berlino distrutta e poi lacerata dal Muro; dall’altra, il Sudamerica segnato dalla povertà e il sogno di un’utopica rivoluzione. È una storia di intrighi legati allo stesso personaggio storico, il che ne fa un romanzo noir con una particolare connotazione storica.