Come una balena bianca
era in mare quella sera
un paese navigante
misterioso alla mia vista
un palazzo da scalare
tanti piani
ponti
scale
navigava in sicurezza
certa d’essere invincibile
Caricava tanta gente
fino all’isola dei sogni
e la notte illuminava
e brillava nel suo andare
e le voci
i balli e i canti
risvegliavano quel mare;
con le onde
enormi scie
divertivano i delfini.
Quanta gente sorrideva
e al passaggio salutava
quella folla sulla terra
terra italica sicura
con quell’isola perfetta
tanto da mostrar rispetto
di chi passa anche un istante.
Un inchino vuole fare
come fosse un uomo solo
che davanti alla sua bella
deve chiedere il permesso
come un uomo innamorato.
Vuole farsi ora guardare
nella sua magnificenza
col vestito suo elegante
la divisa del comando
di chi vuole mantenere
una semplice promessa,
ripassare al suo ritorno
per portare alla sua amata
solo un fiore
puro, bianco
fosse un giglio da guardare
da tenere sopra il cuore
lungo tutto quel tragitto.
La balena è imbestialita
e non vuole rallentare
si dirige contro l’isola
come se poi divorare
un pezzetto dello scoglio
fosse pratica normale
per un mostro nella forma
di grandezza smisurata
in realtà accondiscendente
chiede solo di lasciarlo nelle acque
a lui più calme.
Solo un attimo
un gran botto
la ferita sulla pancia
e la giovane balena
rallentava la sua corsa
fino ad arenarsi sola
lì davanti alla sua terra.
Il gigante ormai sfregiato
non emette più il suo suono
niente luci
niente balli
solo morti e gente in fuga.
E un bambino che credeva
alla favola del mare
resta lì fermo nel buio
ed aspetta di sapere
se la mamma uscirà
da quel ventre di balena
che qualcuno ha violentato.
Chi potrà restituire
ora il sogno a quel bambino
chi potrà spiegare a lui
che la favola del mare,
la balena e il comandante,
sono solo ormai bugie
che ogni notte torneranno
ad uccidere il suo sonno.
Marcello Alessandra
(da UnioneNews, gennaio 2013)