Conferma ufficiale: non è stata ancora sottoscritta la convenzione definitiva con il Co.E.Ma. per l’accesso ai fondi pubblici Cip6.
In ballo 400milioni di euro che potrebbero finire nelle mani sbagliate
E avanti col tiremmolla in un gioco di forze impari, mentre il tempo passa e la morte si avvicina. Era freddo e pioveva, ieri venerdì 22, ma il Comitato contro l’inceneritore di Albano era ben rappresentato dinanzi alla sede romana del Gestore dei Servizi Energetici (GSE) per il sit-in e conferenza annunciati. Una giornata uggiosa, per dirla con Battisti, piena però di attese. Va ricordato che questa del sit-in a Roma è la prima mossa di un programma fitto di iniziative che il Comitato ha messo rapidamente a punto dopo la notizia fulminante di un possibile avvio del cantiere per la costruzione dell’inceneritore, autorizzato dalla Regione Lazio, mentre si continua a negare a tutti i richiedenti a vario titolo l’accesso agli atti relativi alla convenzione preliminare Co.E.Ma./ GSE. In ballo 400milioni di euro di contributi pubblici (CIP-6/92) che potrebbero finire nelle mani sbagliate.
Un centinaio di persone erano lì, con striscioni e bandierine e qualche ombrello, gente che nella mattinata di un giorno feriale non era andata al lavoro o aveva saltato la scuola o rimandato impegni, e aspettava la chiamata che puntuale è arrivata alle 10:30, quando una delegazione del No Inc è stata ricevuta presso la Sala delle Conferenze dal direttore operativo ing. Gerardo Montanino accompagnato dall’avv. Vinicio Vigilante, capo ufficio legale GSE. Un incontro che si è protratto per circa novanta minuti, il tempo regolamentare di una partita di calcio, mentre di sotto, come un mantra propiziatorio, andava avanti la conferenza stampa indetta dal No Inc.
Risultato, così come ci è stato riferito a caldo da un cittadino presente alla manifestazione: «In sostanza hanno detto che l'accesso agli atti non ce lo concederanno mai, così come ultimamente l'hanno rifiutato anche ai dieci sindaci di bacino, ma che comunque ci lasciano una finestra aperta per confronti successivi. Dicono di non sapere niente della diffida della Regione Lazio che dà la scadenza del 7 marzo per l’inizio cantiere, e pur affermando di conoscere benissimo tutte le carte inerenti, hanno detto di non sapere nulla né del decreto di pubblica utilità del 13 agosto 2008, emesso da Marrazzo quando non era già più Commissario ai Rifiuti, né della prassi di avvio ai lavori del 29 dicembre 2008, cose entrambe bocciate sia dal Tar che dal Consiglio di Stato.
Hanno chiesto di fornire tutta la documentazione di ciò che il Comitato afferma, in ogni caso hanno detto che i certificati verdi loro li daranno solo a inizio attività e quindi a cantiere ultimato. Resta il quesito: chi paga la costruzione dell’inceneritore?»
Tutto ciò viene prontamente ribadito nel comunicato di Daniele Castri, referente legale del No Inc, che così si può riassumere: è stato confermato il rifiuto dell’accesso agli atti, richiesta presentata prima dal Comitato No Inc, poi dal consigliere regionale Ivano Peduzzi, dal Comune di Albano e in ultimo dai sindaci di bacino. I due funzionari hanno ufficialmente confermato di non avere ancora sottoscritto la convenzione definitiva con il Co.E.Ma., richiesta con urgenza il 14 febbraio scorso dall’Ufficio Rifiuti della Regione Lazio, che permetterebbe l’accesso alla contribuzione pubblica Cip-6 per la costruzione dell’inceneritore. L’ingegner Montanino e l’avvocato Vigilante hanno anche garantito che a tutt’oggi la sola convenzione stipulata tra il GSE e il Co.E.Ma. è la preliminare del giugno 2009 e hanno inoltre assicurato che non è prevista ‘per il momento’ alcuna stipula di convenzione definitiva. «Nel corso dell’incontro» si dice inoltre nel comunicato «è emerso che i due funzionari del GSE non hanno mai ricevuto dalla Regione Lazio copia di alcuni documenti. Si tratta, in particolare, dell’ordinanza di Marrazzo del 22 ottobre 2008, della D.I.A. Co.E.Ma. del 29 dicembre 2008, della sentenza del Tar del Lazio n. 36740/2010, della sentenza del Consiglio di Stato n. 1640/2012, nonché dei due verbali (aprile 2009 e ottobre 2010) della Polizia Municipale di Albano che certificano come il cantiere per la costruzione dell’inceneritore dei Castelli Romani non è mai partito, per nostra fortuna, e meno che mai entro la fatidica data del 31 dicembre 2008». E così i rappresentanti del No Inc, ormai preparati a tutto dopo le dure esperienze accumulate in cinque anni di frequentazioni poco raccomandabili, hanno tirato fuori a questo punto tutto il pamphlet e lo hanno rimesso nelle mani dei due alti funzionari del GSE di Roma, nel caso – auspicabile – fossero interessati a entrare nel merito della brutta sporca e cattiva vicenda. Ma ligi alle formalità burocratiche, i due dirigenti «pur accettando le copie informali dei documenti messi a disposizione dal Comitato No Inc, hanno richiesto che questi stessi atti vengano depositati in forma ufficiale il prossimo lunedì 25 febbraio». Cosa che si farà, puntualmente. Intanto il tempo vola e non si capisce di chi ciò giochi a favore, in questa estenuante guerra di logoramento. “Siamo ancora vivi!” è stato il commento di un giovane manifestante, dopo aver appreso con vivo sconcerto che i tecnici del GSE fossero così disinformati, domandandosi pure se c’è ‘qualcuno’ che bluffa in tutta questa contortissima storia. Ah, beata innocenza!
Maria Lanciotti