21 Febbraio 2013
Yoani Sánchez ha chiesto davanti ai senatori brasiliani la fine dell’embargo commerciale degli Stati Uniti nei confronti di Cuba. Al tempo stesso si è detta favorevole alla liberazione delle cinque spie cubane (che il regime chiama eroi) che stanno scontando la loro pena detentiva negli Stati Uniti. «Il governo cubano deve smettere di spendere denaro per organizzare una campagna finalizzata al loro ritorno sull’Isola», ha detto la blogger. Yoani ha risposto anche a una domanda insidiosa sulla base navale di Guantanamo, posta da un deputato di sinistra. «Non sono d’accordo, da cittadina, che esista un luogo dove non si rispetta la legalità».
I deputati brasiliani di tutti i partiti si sono scusati per le proteste messe in scena da una minoranza nei confronti della sua presenza. Qualche deputato è giunto ad affermare che Yoani Sánchez è il volto che, in breve tempo, prenderà il comando politico dell’Isola.
In sintesi l’intervento di Yoani.
Embargo
«Sono contenta delle vostre domande perché mi permettono di rispondere a molte campagne di diffamazione. La mia posizione sull’embargo è chiara: deve finire prima possibile. Lo dico da sempre, in tutte le interviste, ogni volta che mi è stato chiesto ho risposto in questo modo. Deve terminare perché rappresenta un’ingerenza esterna per cambiare una situazione che soltanto il paese interessato deve poter modificare. In secondo luogo non è servito a niente. Se l’idea originale era quella di creare scontento nella popolazione per favorire una ribellione che portasse al cambiamento, non ha funzionato. Come metodo di pressione è un totale fallimento. Terzo motivo, non ultimo in ordine di importanza, non deve più rappresentare una scusa per i fallimenti economici del governo cubano e il motivo per giustificare la repressone politica e sociale».
Cinque eroi
«Sul problema dei cinque membri del Ministero degli Interni che si trovano nelle carceri nordamericane, dobbiamo chiarire che non erano cinque, perché la Rete Avispa di spionaggio era composta da una dozzina di persone. Questa va detto, perché il resto dei membri ha collaborato con i tribunali ed è stato messo in libertà. Soltanto 5 di loro sono ancora in prigione. Il governo del mio paese sta spendendo molti soldi per finanziare viaggi per il mondo, acquistare spazi sulla stampa internazionale per diffondere la posizione ufficiale, inoltre si perdono molte ore scolastiche per parlare di queste cinque persone. Preferirei che i cinque agenti segreti venissero liberati, così finirebbe il grande sperpero di risorse e le casse dello Stato tirerebbero un sospiro di sollievo. Potremmo risparmiare denaro e impiegarlo per risolvere i veri problemi che sono sul tappeto».
Guantánamo
«Sono una persona che ama il rispetto della legalità, quindi non posso essere d’accordo che esista un luogo dove non viene rispettata».
Il finanziamento del suo tour
«Sono venuta in Brasile con un biglietto economico acquistato grazie alle offerte pervenute via Internet da diversi blogger delle reti sociali. Tutto si può verificare nella pagina web del documentario di Dado Galvao. Me ne vado dal Brasile grazie a un biglietto pagato da Amnesty Internacional che mi permetterà di raggiungere l’Europa, dove parteciperò a un festival di cinema ad Amsterdam che ha per tema i diritti umani. Da lì andrò a New York, invitata da diverse università che finanzieranno il mio soggiorno. Quando andrò in Spagna, sarà il congresso di reti sociali i-Redes, dove vinsi un premio che non ho mai potuto ritirare, a pagare il biglietto. Di ritorno in America, andrò in Florida. Mia sorella, tecnica di farmacia, pagherà il biglietto. Quindi viaggio gratis grazie alla solidarietà di tante piccole persone come me».
La blogger cubana è stata ricevuta da un centinaio di deputati per una riunione che alcuni simpatizzanti castristi non hanno gradito, visto che sono rimasti a gridare offese e slogan all’esterno del Senato. I deputati hanno difeso Yoani dalle critiche e alcuni di loro si sono detti certi che la blogger in breve tempo “assumerà il comando dell’Isola”, perché “può rappresentare il futuro di una nuova Cuba in un regime democratico”.
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