Confida il presidente di un istituto di sondaggi: «Un bravo sondaggista non è tanto quello che ti dice quanto prendi alle elezioni, perché quel dato lo ricavi da un’onesta media dei sondaggi, a partire dal tuo. Un buon sondaggista è quello che ti suggerisce quali sondaggi fare e, conseguentemente, ciò che per un politico è bene o è male fare in rapporto al consenso». E spiega: Silvio Berlusconi ha il problema di recuperare il suo elettorato deluso, tentato di dare un voto di “pancia” scegliendo questa volta le liste di Beppe Grillo o non andare a votare. Ecco allora il perché di affermazioni apparentemente sconnesse, una volta si vellicano i nostalgici del fascismo; un altro i tifosi del Milan assetati di rivincita. Ogni giorno la sua pena, si dice; da un po’ di tempo, si può anche dire: la sua promessa: Berlusconi, e la coalizione di cui è a capo, promettono l’abolizione dell’IMU sulla prima casa, ed è certo un programma seducente, in un paese con un altissimo tasso di proprietari; si garantisce, inoltre, in caso di vittoria, la riduzione della pressione fiscale in generale, con la proposta di due aliquote, 23 e 33 per cento a partire dal 2015, e anche questo ha il suo indubbio fascino; aggiungiamo il dimezzamento dell’IVA: un taglio netto dal 20 al 10 per cento su un numero di beni di prima necessità, benzina compresa; lo smantellamento di Equitalia; la riforma del paniere ISTAT che regola il tasso di inflazione... Lo scopo e obiettivo di questo fuoco d’artificio di promesse che lasciano baluginare un paese di Bengodi, è escogitare ogni giorno una trovata che consenta al Cavaliere di fare ed essere notizia. Finora Berlusconi, la cosa ha funzionato, per quel che riguarda le “presenze”: indubitabilmente il Cavaliere con queste trovate conquista le prime pagine dei giornali, e ha scatenato un’offensiva mediatica senza paragone. Il problema resta comunque quello della credibilità delle proposte, dell’efficacia di questa girandola di proposte sotto forma di voti e consensi. Questa massiccia riduzione di tasse ed imposte, per risultare credibile, oltre che essere enunciata, va accompagnata da un progetto ragionevole di “copertura”. Finora quello che viene annunciato e promesso è il taglio della spesa pubblica, in particolare gli sprechi. Ma gli sprechi andrebbero evitati anche in periodo di vacche grasse, e comunque non si comprende perché non sia stato fatto negli anni del governo di centro-destra.
Mancano due settimane al voto, ne sentiremo certamente ancora delle belle; peccato solo che il cittadino, incolpevole, subisce una situazione di cui sono responsabili coloro che in queste ore la denunciano. Un po’ tutti i contendenti sembrano prigionieri di un perverso meccanismo propagandistico all’insegna del “prometti oggi, e pazienza se non mantieni domani”.
In quest’orgia di pio-pio, bau-bau, miao-miao, bla-bla la lista AMNISTIA GIUSTIZIA e LIBERTÀ, l’unica che non chiede il voto: lo offre. Puoi anche girare la testa dall’altra parte come ha fatto il 98 per cento di voi, e continuare a dare il voto a quel regime partitocratico che ci ha ridotto alla bancarotta in cui siamo.
Abbiamo uno dei debiti pubblici più alti del mondo. Marco Pannella lo diceva sgolandosi già all’inizio degli anni '80 – più di quarant’anni fa! – ma su questo, e su tanto altro, non è mai stato invitato nei salotti televisivi, a differenza degli autori del “misfatto” (il debito pubblico) cui si continua a offrire la passerella per scaricare l'uno sull'altro la responsabilità dell'accaduto.
In realtà sono come i ladri di Pisa: litigano di giorno, e la notte si spartiscono il bottino. Un’associazione a delinquere finalizzata a dilapidare e depredare il paese: si arricchiscono le caste partitocratiche. È così che ogni anno dobbiamo pagare oltre 80 miliardi di euro d’interessi sul debito pubblico. 80 miliardi che potrebbero essere utilizzati per migliorare sanità, scuola, per ridurre le tasse.
Abbiamo poi un altro enorme debito, che ci schiaccia: è il debito della giustizia negata. Un paese senza Giustizia, non può crescere, non ha futuro: chi investe i suoi soldi in Italia, sapendo che per una controversia civile o penale dovrà attendere anni e anni, decenni? Come può un imprenditore italiano reggere la concorrenza degli stranieri, se nei loro paesi la Giustizia funziona dieci volte meglio che da noi?
Siamo stati condannati dalla Corte Europea dei diritti dell’Uomo per l’infame condizioni delle carceri, ma anche -e soprattutto- per l’irragionevole durata dei processi.
Però nessuna riforma è possibile con oltre 10 milioni di procedimenti e cause pendenti; e l’Italia crolla per mancanza di Giustizia. Pensate: ogni anno, da anni, almeno 160mila processi sono prescritti, annullati, carta straccia. E nessuna istituzione se ne assume la responsabilità.
AMNISTIA GIUSTIZIA LIBERTÀ: dunque, per ricominciare, dalla democrazia che non c’è, dallo stato di diritto negato; per riprendere nelle nostre mani il destino di un Paese preda da 60 anni di saccheggiatori sempre più famelici. Non è forse vero che le uniche conquiste civili di questo nostro Paese ci sono state grazie ai radicali? Certo, non si sono abbuffati come tutti gli altri: si sono fatti forti della nonviolenza, dei digiuni, degli scioperi della fame. La lista AMNISTIA GIUSTIZIA e LIBERTÀ non chiede il voto. Lo offre. Ora sta a noi scegliere.
Valter Vecellio
(da Notizie Radicali, 14 febbraio 2013)