Via libera alla cantierizzazione per la costruzione dell’inceneritore dei Castelli Romani, già bocciato dal Tar. Con quali soldi? Perché il GSE rifiuta l’accesso agli atti relativi alla convenzione preliminare Co.E.Ma.-GSE?
Albano Laziale – Senza tregua. Dopo le varie richieste formulate la scorsa settimana al sindaco di Albano Nicola Marini, al fine di scongiurare il rischio ‘concreto e reale’ che parta il cantiere per la costruzione dell’inceneritore nei pressi della discarica di Roncigliano, il Coordinamento No Inc riparte all’attacco depositando lunedì 11 febbraio in mattinata una nuova denuncia penale presso la Procura della Repubblica di Roma, nei confronti dei nuovi dirigenti dell’Area rifiuti della Regione Lazio. Direttamente coinvolti il direttore regionale dott.ssa Maria Grazia Pompa, il responsabile del procedimento ing. Silvio Ciocchelli, il direttore Guido Magrini, il dirigente dell’area ing. Ernesto Dello Vicario e l’estensore del procedimento Claudio Matronola. L’atto di denuncia – si legge sul comunicato del No Inc – è indirizzato, in modo particolare, al Procuratore Aggiunto Roberto Cucchiari e al P.M. Alberto Galanti, che si stanno già occupando da tempo della questione dei rifiuti di Roma. Il Procuratore Cucchiari segue inoltre, come emerso dalla stampa, – continua il comunicato – la presunta violazione dei brevetti industriali relativi all’inceneritore di Albano presentata diversi mesi fa dai legali della multinazionale Thermoselect nei confronti del Co.E.Ma.
Sotto accusa la determina regionale B-00266 del 29 gennaio, con cui si autorizzava la costruzione dell’inceneritore e la partenza del cantiere. E tanto per rinverdire la memoria, il Coordinamento contro l’inceneritore di Albano, nella persona del referente legale Daniele Castri, ripercorre la storia quinquennale assai imbrogliata di un cantiere autorizzato nel 2008 da Marrazzo – presidente all’epoca della Regione Lazio – con una ordinanza regionale cui fece seguito la dichiarazione di inizio attività (DIA) del Co.E.Ma. indirizzata sia alla Regione che al comune di Albano. Ma in seguito ad alcuni sopralluoghi la Polizia Municipale locale stabilì che tutti i lavori relativi alla DIA consistevano in realtà alla sola delimitazione dell’area interessata alla costruzione dell’impianto, mediante paletti in ferro e rete metallica. Il cantiere non partì e tuttavia, a giugno del 2009, il Co.E.Ma. stipula col Gestore del Servizio Elettrico nazionale (GSE) una convenzione preliminare per accedere al conferimento dei CIP-6, ovverosia dei 400 milioni di fondi pubblici per la costruzione dell’inceneritore. Ma l’ordinanza di Marrazzo fu poi respinta dal Consiglio di Stato nel marzo del 2012, sentenza che decretò del tutto decaduta la cantierizzazione fantasma. A questo punto il quadro cambia e così gli assetti. Saltano i dirigenti dell’ufficio rifiuti della Regione, travolti dalle indagini della Procura di Roma, e subentra il nuovo direttivo che, nell’autorizzazione di avvio del cantiere del 29 gennaio 2013, pur citando l’ordinanza di Marrazzo e la successiva DIA più di una volta, non fa alcun riferimento al fatto che tali atti sono entrambi decaduti. Nessuno finora è riuscito a visionare il documento della convenzione Co.E.Ma.- GSE, stipulata proprio in funzione di questi due atti respinti a suo tempo dal Consiglio di Stato.
Il GSE, a detta del No Inc, che ne fornisce piena documentazione, rifiuta ostinatamente l’accesso agli atti sia al Coordinamento No Inc sia al Consigliere regionale Ivano Peduzzi sia al Comune di Albano, che ne fecero richiesta, rispettivamente, a maggio, giugno e ottobre del 2012. Ora anche i sindaci di bacino hanno fatto la loro richiesta al GSE, protocollata il 10 gennaio scorso, e stanno ancora spettando risposta.
“Perché questa resistenza ingiustificata?” È la domanda legittima che tutti si pongono, ma non la sola. Intanto i sindaci di bacino pare si stiano muovendo per i vari ricorsi e si riattiveranno anche per l’accesso agli atti del GSE, il cui parere favorevole, e qui sta l’assurdo, pare debba venire dal Co.E.Ma.
Maria Lanciotti