Firenze – Oggi è l'anniversario della firma dei Patti Lateranensi, avvenuta l'11 febbraio 1929 tra il cardinale Segretario di Stato Pietro Gasparri per conto della Santa Sede e Benito Mussolini, come primo ministro italiano. Una firma che sancì la commistione degli affari di Chiesa con quelli di Stato, e viceversa. Le cui conseguenze sono il persistere del condizionamento di questa Chiesa nella vita non-religiosa e istituzionale, anche nella nostra attuale Repubblica sorta dopo la seconda guerra mondiale, e nella cui Costituzione, all'art.7 fu inserito questo accordo come dato fondante di una Repubblica che avrebbe dovuto essere a-confessionale (8xmille ed esenzioni IMU sono uno dei tanti aspetti di questa commistione).
Ed oggi ci viene comunicato che papa Benedetto XVI ha deciso di lasciare il papato. Una super-notizia in un super-anniversario. Grandi momenti di portata storica di cui potremo scrivere di essere stati protagonisti, di uno o di entrambi, evidenziando coincidenze e fatti che saranno parte della storia futura (è dal 1294 che un papa -Celestino V nella fattispecie- non si dimetteva).
Non ci compete, e non ne abbiamo le guarentigie per farlo, disquisire su queste dimissioni. Abbiamo colto l'occasione per ricordare il giorno in cui avvengono ed evidenziamo cosa avverrà nei prossimi giorni sui nostri media.
Siamo -giustamente- sommersi di informazioni sulla campagna elettorale. Tizio che non fa altro che parlar male di Caio, Sempronio che ci promette tutte le lune dell'Universo, Lupi del passato che sono diventati Agnelli, moltiplicazioni a iosa di pani e pesci, diavoli sposati con acque sante. Insulti, battute, cattiverie, menzogne... tutto un “ambaradan” in cui il cittadino medio che non vota a mo' di parrocchia non può che accrescere il proprio disgusto, aumentando indecisione e ipersensibilità. Sport dialettico che -più o meno con giustificazione- si uniforma nello stupore delle dimissioni vaticane, a fronte delle quali molte delle differenze sanguigne fino ad oggi manifestate nell'agorà mediatica, diventano veli con cui proteggere il capo dalle intemperie della storia.
Tutto il mondo già parla di queste dimissioni. Sarebbe strano il contrario. In Italia, territorio in cui è ospitato lo Stato del Vaticano, non solo se ne parla e parlerà, ma ne siamo e ne saremo sommersi. BENE!!! Il circo mediatico elettorale si fermerà un po', e il cittadino medio non-parrocchiano di cui sopra, avrà un po' di respiro: potrà meglio riflettere sugli eventi storici, aprire meglio la propria mente all'universalità della propria presenza, senza essere costantemente disturbato dal turpiloquio deprimente del modo di essere della campagna elettorale.
Grazie papa!
Vincenzo Donvito, presidente Aduc