Disse qualcuno che non ricordo, che un paese civile si giudica dalle sue carceri.
Pertanto, accertato che siamo un paese incivile, proseguiamo con un detto (che ho detto io), che un sistema giudiziario si giudica dalle sue toilettes.
Se in Tribunale non funzionano semplici servizi igienici come possono funzionare complicatissime trame procedurali, documentali, processuali, decisionali?
Invito pertanto la cittadinanza a visitare le toilettes, riservate al popolo bue, al piano terra del Tribunale di Sondrio; per intanto seguitemi: sono il vostro Cicerone.
Entrati nel locale “servizi igienici”, avete a vostra disposizione un corridoio con 4 vani.
L’ultimo è utilizzato come ripostiglio per gli attrezzi di pulizia.
Il primo è contrassegnato con i simboli “invalidi-maschi-femmine”: se non siete rettili, anfibi, o insetti ebbene, quel posto è per voi.
Vi assale però il riflesso di non essere invalidi, e vi sentireste un poco usurpatori ad utilizzarlo.
Decidete di entrare nel terzo, privo di simbolo, ma la porta non sta chiusa: e se entra un PM e vi arresta per atti osceni in servizio pubblico? Tenere chiusa la porta con una mano e insieme fare pipì è possibile, ma solo se avete il pisello lungo almeno 110 cm. Io rinuncio: me ne mancano 25.
Non ci resta che il secondo. Pipì regolarmente eseguita, ma dove mi lavo le mani? Un lavabo non c’è, né dentro, né fuori!
Vado al bar, bevo un caffè e mi lavo le mani, esco prendo freddo, di nuovo lo stimolo, rientro in Tribunale, vado al WC, ritorno al bar…
Al quarto giro incrocio l’avvocato che misteriosamente non mi dà la mano.
Nessuno si dà la mano, là dentro!
Nessuno ha scoperto che l’acqua in effetti c’è, nel solo vano degli invalidi.
E gli altri? Peste li colga!
Lupo
(da 'l Gazetin, novembre 2010)
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