Era dal 1883 che il colera non colpiva L'Avana. Adesso è arrivato. Deve ammetterlo persino il governo – preoccupato di non spaventare i turisti – che ha preso misure cautelari e di igiene pubblica, prima che fosse troppo tardi. Il focolaio d'infezione, che conta 51 casi (nessun morto, secondo dati ufficiali), è nel popoloso quartiere centrale di El Cerro, dalle parti di Piazza della Rivoluzione, dove si trova il famoso Stadio Latinoamericano. Scuole chiuse, disinfezione per mani e piedi all'ingresso di luoghi pubblici, divieto di vendere cibo per i venditori ambulanti.
Il Ministero della Salute Pubblica sta distribuendo antibiotici tra la popolazione per frenare il contagio. Fonti pubbliche dicono che l'epidemia sarebbe sotto controllo e in via di estinzione. Saranno attendibili? La stampa indipendente parla di un grave ritardo nel prendere le prime misure di emergenza e alcune testimonianze riferiscono di due decessi. Una madre (vedere foto) riferisce di aver avuto un figlio ucciso dall'epidemia. In questi casi dobbiamo dare ragione a Edoardo Del Llano quando afferma che a Cuba servirebbe una vera stampa indipendente.
Infatti, come molto spesso accade, non sono attendibili né i dati del Granma né quanto riportato su Internet da numerose riviste dell'esilio. In compenso la televisione non ha ancora parlato di colera: il turismo è una risorsa troppo importante per l'economia cubana.
Gordiano Lupi
Nelle foto: misure prese per combattere l'epidemia