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Nuovi incontri/ Per conoscere Octavio Armand 
Un poeta cubano in Venezuela
31 Dicembre 2012
 

Octavio Armand (Monte Ávila, Guantanamo, Cuba, 1946), saggista e poeta, ha fondato e diretto la rivista Escandalar.

Ha pubblicato, tra le altre, le raccolte di poesie Horizonte no es siempre lejania (1970), Entre testigos (1974), Piel menos mías (1976), Cosas pasan (1977). Altri titoli pubblicati in Vemezuela: la seconda edizione di Como escribir con erizo (prima edizione, 1979), Origami (1987) e la traduzione di 20 poemas di Mark Strand. I saggi El pez volador e El aliento del dragon e la raccolta di poesie Son de ausencia (1999) sono stati pubblicati – sempre in Venezuela – dalla Casa de la Poesia J. A. Perez Bonalde. I critici venezuelani affermano che Octavio Armand orienta il suo lavoro letterario in una sorta di poetica della sconfitta di origine chiaramente autobiografica. Son de ausencia (La musica dell’assenza) è una raccolta poetica che amalgama tradizioni millenarie e modernità attraverso un linguaggio decantato da un puro senso di osservazione e meditazione sulla realtà contemporanea. Clinamen è un libro più maturo che scava nelle ferite della vita, ricerca proustianamente il tempo perduto, le occasioni lasciate ad aspettare, i ricordi d’infanzia, i fiori non colti e cerca di afferrare il senso della vita. Il poeta cerca se stesso nello specchio dell’esistenza, ma non vede la sua immagine riflessa, non vede il suo presente, non vede il suo futuro. La conclusione è montaliana: “Solo questo posso dirti, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”. Restano solo pugni di parole e tante pagine in bianco…

 

 

 

PICCOLA ANTOLOGIA DI TRADUZIONI

 

 

Album

da Clinamen (Kalathos Editorial, 2011)

 

In questa pagina ho cinque o sei anni

ma la scrivo a sessanta.

C’è un cortile, ci sono dei giocattoli, un quaderno,

con disegni e grandi numeri.

 

Come in uno specchio vedo il volto

del bambino che cerco. So di essere io.

Lo chiamo fino a quando non mi guarda

fisso negli occhi, come

 

se in essi leggesse il suo nome

dipinto a grandi lettere.

Dopo sorride, si gira e se ne va

 

oltre mezzo secolo avanti.

O alle spalle. Un pugno di parole

la pagina in bianco.

 

Caracas, 23 febbraio 2007

 

 

Edvard Munch

da Clinamen (Kalathos Editorial, 2011)

 

Odo un grido.

È mio.

Mi fa disperare.

Mi tormenta.

Per farlo tacere, lo ripeto.

Lo friggo in olio freddo.

Lo dipingo, lo vendo, lo regalo.

 

Caracas, 26 marzo 2010

 

 

Autoritratto

da Clinamen (Kalathos Editorial, 2011)

 

Osservo cieco

in uno specchio

pure lui cieco

quel che fui

e quel che sarò.

Non mi riconosco.

 

Nell’acqua

che scorre

tra le mie dita

cerco quel che sono.

Non lo trovo.

 

Caracas, 10 maggio 2009

 

 

Dedica

da Clinamen (Kalathos Editorial, 2011)

 

Alla fiamma perché fugge verso l’alto;

all’ombra perché cade senza fare rumore;

alle donne che corpo a corpo

ho conosciuto in corpo e anima 

 

e a quelle che mi hanno conosciuto

corpo a corpo in corpo e anima,

che forse non sono tante, o non sono le stesse;

alla spina che ferisce e al petalo che duole;

 

agli amici che hanno imparato ad amarmi

nonostante le lezioni, così difficili;

agli uccelli, messaggeri del cielo;

 

a te che leggi queste parole confidando

che vogliono dire ciò che dicono;

e a chi invano le scrive per fuggire

 

verso l’alto o cadere senza fare rumore.

 

Caracas, 3 maggio 2008

 

 

Ultima luce

da Clinamen (Kalathos Editorial, 2011)

 

Una formica

trascina i resti

della notte.

 

Nella sua corazza brillano,

millimetriche,

mille costellazioni.

 

L’aria è luce.

 

Tutto è luce.

 

Persino l’oscurità è luce.

 

Caracas, 1 dicembre 2009

 

 

Vano 4

da Son de ausencia (1999)

 

Arrivare alla fine

E perdersi sulla porta

Che tu stesso apri

E andare avanti

 

Bruciarsi con il sale del cammino

Persistere come una cicatrice

O un dio in cui nessuno crede

Parlare ed essere vento

 

Tacere ed essere pietra

Trovare un nome per ogni cosa

Ed essere solo nome

 

Inutile

Particella di abisso

E andare avanti

 

Caracas, 2 dicembre 1992

 

 

Autoritratto per strada

da Son de ausencia (1999)

 

Il tuo corpo,

solo,

nel freddo

della brezza.

 

Solo,

sul bordo

perfetto,

interminabile,

della brezza.

 

New York, 15 marzo 1987

 

 

Altra poesia

da Son de ausencia (1999)

 

Ritorno in una casa vuota.

Le stelle sono incollate al tetto

e ardono gli specchi.

Sento freddo nella mia ombra

un senso di lontananza

che morde le finestre.

 

Io vengo da un’aria migliore:

occhi che fremevano luna guardandomi

pelle che piaceva alla mia pelle.

E niente mi brucia:

lo stesso cielo è una parola che tu non leggi,

soltanto poche righe che non dicono niente.

 

18 settembre 1983

 

 

Ecce homo

da Son de ausencia (1999)

 

Ritiro quel che ho detto

Lo ripeto

Queste sono le mie parole

Questo sono io

Cielo straniero

Fumo

 

Caracas, 11 novembre 1991

 

 

Conchiglia

da Son de ausencia (1999)

 

Ti avvicini alla mia pelle

La mia pelle sogna

Balli nella mia lingua

La mia lingua canta

Ti denudi nel mio orecchio

Odo il fondo del mare.

 

Caracas, 13 febbraio 1995

 

 

Passero

da Son de ausencia (1999)

 

Se lo odi pigolare,

se vedi una macchia azzurra

in questo cielo,

ricorda Octavio,

che visse i suoi giorni senza moderazione,

e a Luis, suo padre, che fu buono.

 

Caracas, 2 luglio 1989

 

 

Traduzioni e commento di Gordiano Lupi


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Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - ISSN 1124-1276 - R.O.C. N. 32755 LABOS Editrice
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