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Lidia Menapace. Arroganza
24 Dicembre 2012
 

Certamente uno non diventa rettore di una prestigiosa università sia pure non pubblica per caso, anzi trattandosi di una università privata con orientamento ben preciso, si può dire di lui, come si dice dei giornalisti, che certamente è persona affidabile per il suo datore di lavoro.

Ciò può anche dare adito a una certa boria intellettuale, ma si tratta di cose abbastanza irrilevanti. Che arrivi fino a dire che a fare il Presidente del Consiglio ci rimette, mi sembra già troppo, anche se Monti l'ha detto nell'ultima conferenza stampa, riferito anche a suoi ministri. Mi stupisco di una simile mancanza di buon gusto, rispetto alle condizioni addirittura della maggioranza della popolazione italiana: è proprio vero che i privilegi acciecano e che l'alienazione da potere è invincibile.

Voglio intrattenermi su alcune questioni procedurali che mascherano la volontà di sottrarsi al dibattito: un Presidente del consiglio che ascolta in aula il rifiuto di una parte della sua maggioranza, chiede un voto e dopo un dibattito in aula per vedere se ci sono mutamenti nello schieramento che lo sostiene; che se ne vada addirittura senza voto né dibattito è cosa non certo lodevole, il suo governo continua ad essere al limite della legalità, sia per come è nato, sia per come muore.

Che poi sciolga le remore e reticenze con le quali sembra aver voluto tenere a lungo in sospeso la cittadinanza, la Presidenza e il Parlamento, in un periodo di straordinaria fretta e ristrettezza di tempi istituzionali, mostra una certa indifferenza per i diritti altrui.

In sostanza Monti dice che non si candiderà, perché è già senatore a vita (cioè di nomina presidenziale, senza mai avere avuto una sola volta nella sua vita una sanzione elettiva), ma che sarà a disposizione -se vuole- di chi accetterà il suo documento programmatico: e chi discute il suo programma? prendere o lasciare? questa è arroganza, in buon italiano. E con la sua eloquenza che fa dormire meglio della camomilla, e la sua faccia di plastica sembra esserne dotato in abbondanza. Insieme a una singolare mancanza di conoscenza o addirittura sensibilità per il contesto: ma come? in un momento in cui tutti si sbracano a dire che va bene dal basso, che tutti/e debbono essere e votati, che si torna alla democrazia, per di più partecipata, lui emette dei Diktat?, secondo me è uno pericoloso, anche senza volerlo, perché in lui il comportamento ademocratico è così naturale, gli viene così bene, che potrebbe trasformarsi in una cultura. I leaders che spennano la gallina senza farla gridare sono i peggio.

 

Lidia Menapace


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