Il Gruppo EveryOne, Gays Without Borders, i 100 Thousand Poets for Change e la rete di ong che si impegna per i diritti delle persone omosessuali in Uganda accolgono con soddisfazione le parole del presidente ugandese Yoweri Museveni (foto), del Ministro della Morale Pubblica Simon Lokodo e del parlamentare M. Srukundo, che hanno annunciato che la pena di morte non sarà inserita nel decreto legge che inasprirà le pene contro gli omosessuali in Uganda. «Parlamento e governo ugandesi hanno avvertito la pressione della società civile internazionale», ha detto il deputato a un attivista di EveryOne, «l'Uganda inoltre è in procinto di ratificare un protocollo delle Nazioni Unite contro le esecuzioni». Il presidente Museveni, tuttavia, ha dichiarato che, seppure non si prevederanno pene più gravi per l'omosessualità in sé, saranno invece aumentate le pene per coloro che «faranno propaganda dell'omosessualità».
«Ho spiegato alle associazioni LGBT», ha detto Museveni, «che nessuno le reprimerà o ucciderà i loro rappresentanti, purché non facciano la promozione dell'omosessualità. Io stesso non ho mai tenuto comizi per promuovere l'eterosessualità. Quando ho incontrato l'ambasciatore degli Stati Uniti, che mi ha chiesto il perché delle nostre posizioni, gli ho detto che sono sposato da 39 anni, ma non ho mai baciato mia moglie in pubblico né in casa mia davanti ai bambini. Se l'avessi fatto avrei perso le elezioni».
Se i politici manterranno quanto promesso, si tratterà di un primo successo delle azioni civili internazionali contro la legge anti-gay. «Tuttavia le ideologie omofobe sono molto forti nel paese», commenta il Gruppo EveryOne, «ed è forte il rischio che le persone gay, anche se non verranno messe a morte, subiscano di fatto una sorta di morte sociale: costrette a nascondersi, allontanate dalla vita civile, oggetto di sermoni intolleranti da parte dei religiosi e di aggressioni da parte dei violenti. È necessario vigilare: l'azione continua». (r.m.)