Parlare di Cuba genera un certo fastidio dopo anni che si tenta di raccontare la situazione di un paese che non riesce a cambiare. Oggi è la Giornata Nazionale per i Diritti Umani, per esempio. A Cuba, invece, è giorno di guerra e repressione contro i dissidenti. Lo sport nazionale è arrestare Damas de Blanco. Per poche ore, certo, al massimo un giorno o due, resta il fatto che persone innocue vengono private di una libertà che dovrebbe essere garantita a ogni cittadino. Il reato? Vogliono andare a messa. Pare incredibile. Nel quartiere avanero di Miramar, sono state fermate molte Damas de Blanco davanti alla Chiesa di Santa Rita. Berta Soler, la portavoce (foto), rende noto che si tratta di María Cristina Labrada, Niurka Fuentes e Sandra Guerra.
Quante volte ho scritto le stesse cose! Tante, troppe, al punto di non poterne più, di non avere la voglia o la forza di scriverle ancora. Non solo, alla vigilia della giornata dei diritti umani violati, una specie di cantante italiano che non voglio nominare tiene un concerto all'Avana e si pronuncia contro l'embargo, secondo la formula rituale di certa sinistra italiana, incolta e retorica. Per fortuna non cita i 5 eroi prigionieri dell'Impero! In compenso non dice una parola sui dissidenti in galera. Non una frase sul mancato rispetto dei diritti umani. Non una canzone dedicata alla libertà di pensiero violata. No, lui dice solo che è figlio di comunisti, ma che suo padre rispettava i preti. Certi spettacoli indecorosi fanno parte della Cuba che conosciamo, ma anche di un'Italia da dimenticare. Ormai li conosciamo bene.
E i cubani? Sono migliori di chi li reprime e di chi rende visita al loro paese dicendo corbellerie? Forse no, sinceramente. Nessuno si ribella, tutti vivono “non interessandosi di politica” e attendendo l'elemosina dei parenti emigrati all'estero. Pochi si espongono, parlano, criticano. Non rischiano, attendono di vedere come va a finire, fuggono in massa “per motivi economici”, vivono lontano dalla loro Terra sognando come la vorrebbero, ma non muovono un dito per tentare di cambiarla. Molti cubani in esilio sono invidiosi e saccenti, fanno a gara ad accusare gli altri di essere al servizio della Sicurezza di Stato, oppure di essere pagati dagli Stati Uniti. Altri sono davvero pagati da qualcuno, non si sa da chi, al punto che non è facile fidarsi. Rissosi, inconcludenti, inetti, persino codardi, si parlano addosso da anni, dicendo le medesime cose di sempre. Il regime sopravvive sulle loro debolezze, pubblicando giornali assurdi come il Granma, invitando pseudo artisti conniventi con le loro malefatte, spargendo badilate di retorica su un mondo che cambia, restando ancorati al parco tematico comunista.
Sono un po' stanco di questo teatrino, lo confesso. Yoani Sánchez è una perla data in pasto ai porci, a gente che non la merita, che non esita a diffamarla e a rinnegarla. Se non fosse per l'impegno che ho preso nei suoi confronti mi sarei fatto da parte anch'io, occupandomi del mio piccolo mondo, lontano da questo popolo di ignavi che non fa niente per costruire un futuro. I cubani permettono a un sacco di sciocchi europei di andare a riverire un dittatore assecondando la favola del comunismo. Sarebbe ora che tirassero fuori gli attributi invece di limitarsi a scappare. Cuba, dopo tutto, è la loro terra.
Gordiano Lupi