La senatrice dei Radicali Donatella Poretti e il Dr Cesare Bondioli, Responsabile carceri e opg di Psichiatria Democratica hanno effettuato una visita all'Opg di Montelupo Fiorentino. Nelle more della chiusura di queste strutture -che per legge è prevista per il prossimo marzo- abbiamo potuto constatare che finalmente dopo un anno dalla fine dei lavori, e dopo una serie di problemi burocratici e pratici la consegna all'uso dei locali è stata data lo scorso 13 settembre, ora le nuove celle sono agibili e occupate dagli internati.
Stamani erano presenti 105 internati (15 piano terra -Pesa-, 46 al primo piano e 44 al secondo).
Il primo e secondo piano sono così tornati alla loro origine per metà vecchie (del 2007) e per metà nuove (primo piano aperto il 30 ottobre e il secondo sabato scorso).
Le nuove celle (con soffitti a cassettone e simil cotto al pavimento) e i nuovi spazi comuni sono una buona notizia e una realtà dignitosa contro il degrado della parte più vecchia che, se al piano terra ha infiltrazioni di acqua e muffa, anche nei piani a salire mostra tutta la necessità di interventi di ripulitura.
Purtroppo la carenza dei fondi per il mantenimento e la gestione ordinaria è alla base di una sporcizia e del conseguente degrado delle celle vecchie, ma già inizia ad apparire anche in quelle nuove. Le pulizie sono (non) fatte dagli internati... Va inoltre sottolineato che gli arredi sono rimasti quelli recuperati dalle vecchie celle e sono totalmente inadeguati e in pessime condizioni, il che aggrava il senso di degrado complessivo della struttura che nemmeno il recente restauro riesce a nascondere. Una sala colloqui nuova è pronta dall'estate ma senza l'autorizzazione delle opere pubbliche non può aprire, e altre problematiche minori si sono rilevate, ma la contraddizione del luogo di detenzione per persone che hanno bisogno di cure sanitarie è sempre più evidente.
La struttura ormai ha assunto sempre più l'aspetto di un carcere a media sicurezza, dagli spazi esterni per l'aria ai blindati delle celle e dei sistemi di vigilanza. Una struttura in attesa di essere svuotata dagli internati che devono per lo più essere riassorbiti nei progetti dei loro territori con comunità o altre nuove strutture che la legge sta individuando.
Da quanto sottolineato dagli operatori sanitari, in particolare, si è colto il disagio per la mancanza di iniziative concrete per la dimissione degli internati il 25% circa dei quali si trova in regime di proroga della misura di sicurezza (in qualche caso la proroga è stata rinnovata ripetutamente, anche per 23 volte!); in particolare il regime di proroga è particolarmente grave tra gli internati provenienti dalla Sardegna (11 proroghe su 28 internati) ma anche per le altre Regioni del bacino: per la Toscana (7 su 45), per la Liguria (7 su 20) e l’Umbria (2 su 7 internati di cui uno con 23 proroghe).
Occorre quindi che i programmi di dimissione ricevano un nuovo impulso e che le Regioni competenti, attraverso i loro Dipartimenti di Salute Mentale, formulino i progetti terapeutico-riabilitativi in favore dei loro internati con date certe per la loro realizzazione.
Occorre altresì che le Regioni, che hanno richiesto il finanziamento per la realizzazione delle strutture sanitarie alternative all’opg, tanto più ora che è stato emanato il Regolamento con le loro caratteristiche strutturali, passino alla realizzazione delle strutture per cui hanno richiesto il finanziamento.
Il rischio che, in assenza di un effettivo governo della fase di transizione, gli opg rimangano in funzione in attesa di una proroga (da tutti oramai data per scontata) dei termini per la loro chiusura va scongiurato e che ci si accontenti delle piccole migliorie senza dare seguito alla riforma. Ad un migliaio di internati in tutta Italia sono negati ancora oggi il diritto alla salute e alla dignità umana. Un problema numericamente piccolo, che ha la legge e i fondi economici per la sua soluzione, e a cui va “solo” data applicazione.
Donatella Poretti