Prosegue il ‘Progetto Riciclo’ a Genzano di Roma. Secondo incontro sabato 1° dicembre con la Dottoressa Patrizia Gentilini, particolarmente impegnata nella lotta contro discariche e inceneritori.
Nell’intervista gentilmente concessa, alcune anticipazioni sulle tematiche che si andranno a trattare.
«Le generazioni a venire non ci perdoneranno i danni che stiamo loro facendo». Così si espresse Lorenzo Tomatis, oncologo e ricercatore triestino di fama internazionale, a proposito degli inceneritori. Era il 2007, la sua scomparsa sarebbe avvenuta da lì a pochi mesi, e quelle terribili parole furono raccolte da tanti studiosi orientati verso lo stesso tipo d’indagine. Fra questi la Dottoressa Patrizia Gentilini (foto), medico oncologo ed ematologo con esperienza trentennale, Presidente ISDE Italia (Associazione Medici per l’Ambiente). Già nel marzo scorso la Dottoressa Gentilini ci rilasciò un’intervista per illustrare nel dettaglio finalità e obiettivi della Campagna Nazionale in Difesa del Latte Materno, e ancora a lei ci rivolgiamo per dibattere il problema inquinamento, con particolare attenzione alle emissioni prodotte da discariche e inceneritori e incidenza di patologie ad esse collegate.
– Per cominciare. Come procede la ‘Campagna in Difesa del Latte Materno dai contaminanti ambientali’? Ha richiamato l’attenzione della cittadinanza e degli esperti? C’è stata qualche concreta risposta da parte delle istituzioni?
Dopo la conferenza stampa tenutasi il 19 marzo scorso alla Camera abbiamo inviato una richiesta di audizione presso la XII commissione, a cui il Presidente della Camera ci aveva comunicato di aver inoltrato il materiale ricevuto. Il 12 giugno siamo stati ricevuti dal responsabile dell’ufficio stampa del Garante dell’infanzia con cui abbiamo avuto un approfondito colloquio. Sono poi state fatte decine di iniziative di presentazione della Campagna in varie città d’Italia ed una intervista sull’argomento è stata ripresa sul blog di Beppe Grillo. Di fatto però non abbiamo avuto alcun riscontro concreto da parte delle autorità contattate e tutte le nostre richieste sembrano essere rimaste nel cassetto.
– Vuole ricordarci quali sono i rischi legati all’esposizione prenatale a sostanze chimiche nocive ed eventuali danni che si possono ripercuotere anche sulle generazioni future? Quali sono gli ultimi risultati forniti dalla ricerca biomedica sugli inquinanti ambientali e possibili effetti per accumulo?
La letteratura al riguardo è sempre più nutrita e sempre più numerosi esperti confermano le preoccupazioni a suo tempo espresse con tanta chiarezza da Renzo Tomatis. Ad esempio su un numero di marzo 2011 di New England Journal of Medicine è scritto: «Durante le passate tre decadi l’aumentata incidenza di tumori infantili come leucemie e tumori cerebrali può implicare l’esposizione prenatale a carcinogeni ambientali e più di 300 sostanze chimiche sono state ritrovate nel sangue del cordone ombelicale». Ricordo che in Italia abbiamo una delle più alte incidenze di tumori nei bambini e ogni anno si registrano nel nostro paese mediamente 30 casi in più per milione di bambini rispetto a Paesi parimenti industrializzati quali Francia, Germania, Inghilterra ecc. Vorrei ricordare però che non sono solo i tumori che possono avere una origine da esposizione in utero, ma tantissime altre patologie in preoccupante incremento sia nell’infanzia che nell’età adulta quali: disfunzioni ormonali (specie alla tiroide) e metaboliche, sviluppo puberale precoce, diminuzione fertilità e disturbi autoimmuni, aumentato rischio di criptorchidismo e ipospadia, diabete, alcune forme di obesità, deficit cognitivi e disturbi comportamentali, patologie neurodegenerative. Queste patologie sono correlabili alla presenza sempre più massiccia nel nostro ambiente di sostanze che vanno sotto il nome di “interferenti endocrini” quali: diossine, policlorobifenili (pcb), metalli pesanti, idrocarburi policiclici aromatici (ipa), ritardanti di fiamma, pesticidi, erbicidi, ftalati, parabeni e molti, molti altri. Queste sostanze, mimando l’azione degli ormoni fisiologicamente prodotti dalle diverse ghiandole del nostro corpo, alterano in maniera complessa le normali funzioni ad esse correlate. Per capire quanto è alta l’attenzione della comunità scientifica per le ricadute sulla salute pubblica, basti pensare che su alcuni siti dell’Istituto Superiore di Sanità è disponibile un ‘Decalogo per i cittadini sugli Interferenti Endocrini’ presentato a Roma il 23 ottobre scorso nel corso del Convegno ‘Conosci, Riduci, PREVIENI – L’informazione al pubblico sulle sostanze chimiche’ finalizzato proprio a fornire informazioni utili a meglio difendersi da questi contaminanti.
– Nel 2007 lei si è ritirata dall’esercizio attivo della professione, entrando a far parte dell’AIL (Associazione Italiana contro le Leucemie): c’è collegamento con la scomparsa del Dottor Tomatis, avvenuta nello stesso anno?
In verità io sono sempre stata fin dagli anni '90 nell’AIL in quanto, essendo specialista anche in Ematologia, negli ultimi 15 anni di professione ospedaliera mi sono occupata prevalentemente di patologie oncoematologiche ricevendo un costante sostegno da questa Associazione. Ricordo che fu proprio grazie all’AIL di Forlì Cesena che fu possibile attivare – fra i primi in Italia – un servizio di assistenza domiciliare per i nostri pazienti con trasfusioni a domicilio anche di piastrine. Sono tuttora nell’AIL Forlì Cesena di cui sono vicepresidente e curo regolarmente una pagina dedicata all’ambiente nel giornalino che accompagna le due principali iniziative: ‘La stella di Natale’ e ‘L’uovo di Pasqua’.
Per quanto riguarda Tomatis, l’ho conosciuto nel novembre 2005 poiché lo invitai come esperto in una audizione pubblica presso il Comune di Forlì, indetta in seguito alla presa di posizione di 409 medici del territorio che si erano pubblicamente pronunciati contro l’incenerimento dei rifiuti ed il raddoppio della potenzialità dei nostri impianti. Io non conoscevo di persona Tomatis, ebbi però l’idea di invitarlo perché conoscevo i suoi scritti e la sua indiscussa autorevolezza scientifica. Fu in quella occasione che lui, iniziando il suo intervento, pronunciò la famosa frase: «Le generazioni a venire non ci perdoneranno i danni che noi stiamo loro facendo». Dovevamo parlare d’inceneritori e confesso che lì per lì non capii neppure io la profondità di quanto Tomatis stava affermando. Quella fu la scintilla che mi stimolò ad approfondire, per cui mi buttai a capofitto nello studio della materia scoprendo un mondo che mi era praticamente sconosciuto, essendomi dedicata fino ad allora solo alla clinica e ai miei pazienti.
– Entrando nello specifico. Cosa l’ha indotta ad occuparsi con tanto slancio di discariche e impianti di incenerimento e delle derivanti ricadute sanitarie?
Ma guardi fu davvero un caso fortuito, io avevo un’informazione assolutamente superficiale sull’argomento e pensavo, come la gran parte delle persone, che bruciare i rifiuti fosse una soluzione, specie se si aveva un recupero energetico. Esattamente una domenica del giugno 2005 mi capitò di vedere un cittadino che sversava un sacco di pile nel cassonetto dell’indifferenziato poiché era stato tolto il contenitore apposito, e mi si accese un lampo perché capii che tutte le sostanze pericolose ivi contenute sarebbero poi finite nell’atmosfera. Il caso volle che quello stesso pomeriggio, facendo un giro nel parco cittadino, m’imbattessi in un banchetto in cui si raccoglievano firme contro il raddoppio degli impianti della città da parte di una associazione ambientalista molto attiva, il Clandestino. Mi fermai a parlare e ad approfondire, per cui il passo a cambiare radicalmente la mia opinione fu breve. Anzi, mi attivai immediatamente con i miei colleghi per fare una petizione e prendere una posizione pubblica di contrasto all’incenerimento. Nel giro di pochi mesi feci un atto notorio con le firme di 409 medici, iniziativa che suscitò grande clamore e fece ben presto il giro dell’Italia.
– Nel 1993 il Consiglio Europeo stabilisce la riduzione del 90% delle emissioni di diossina e per quanto riguarda i rifiuti dispone la distruzione degli inquinanti o la loro trasformazione irreversibile in altre sostanze: risultati fin qui raggiunti?
Il grande problema del nostro paese relativamente ai POP (Inquinanti Organici Persistenti) – oggetto della Convezione di Stoccolma che ne dispose il divieto alla produzione intenzionale e la drastica riduzione di quella non intenzionale – è che siamo molto bravi a parole ma non nei fatti. Questa Convenzione, infatti, è stata sottoscritta da 157 Paesi nel mondo, ma l’Italia, pur avendola sottoscritta, è l’unico Paese in Europa che non l’ha ratificata! Quindi non ci sono strumenti operativi concreti per attuare le disposizioni di questa Convenzione e ciò è di una gravità inaudita. Proprio per questo fra gli obiettivi della ‘Campagna in Difesa del Latte Materno’ c’è la ratifica della Convenzione di Stoccolma. Ricordo che il primo obiettivo della Convenzione è ‘la difesa della salute umana e dell’ambiente’ dai POP.
Inizialmente, sono stati considerati dalla Convenzione 12 POP prioritari in grado di causare effetti nocivi sull’uomo e sull’ambiente, che possono essere divisi in 3 categorie: Pesticidi, Prodotti Chimici, Sottoprodotti). Dal 2009 sono stati riconosciuti altri 9 POP.
– Cosa ne pensa dei limiti imposti dall’AIA (Autorizzazione Integrale Ambientale) e quelli imposti dalle leggi nazionali: collimano? Ritiene sufficiente il monitoraggio ambientale e alimentare così come viene praticato in Italia?
Non credo che strumenti quali l’AIA siano sufficienti e adeguati per tutelare salute umana, ambiente e territorio. Vorrei ricordare che stiamo assistendo ad una deregulation molto pericolosa: ad esempio il Decreto Legge n. 5 del 9 febbraio 2012, emanato dall'attuale Governo nell'ambito delle ‘semplificazioni’ prevede all'articolo 14 che i controlli ambientali devono recare «il minore intralcio» possibile alle imprese e che – addirittura – i controllori devono adeguarsi al principio di «collaborazione amichevole con i soggetti controllati al fine di prevenire rischi e situazioni di irregolarità». Già ora le norme ambientali in Italia sono contraddittorie e confuse, i controlli scarsi e spesso demandati a strutture inadeguate e carenti di mezzi, di personale, di professionalità e spesso avvengono con preavviso: come si può pensare di alleggerire ulteriormente l’attività di salvaguardia e controllo?
La situazione di gravissimo dissesto ambientale del paese è sotto gli occhi di tutti: sono centinaia se non migliaia le discariche a cielo aperto, gli scarichi fognari immessi nell'ambiente senza alcuna depurazione, la cementificazione selvaggia che ha deturpato non solo il paesaggio ma compromesso irrimediabilmente l’utilizzo dei suoli agricoli, determinando i disastri cui regolarmente assistiamo quando piove, senza parlare delle immissioni di attività industriali e produttive, valga per tutti l’esempio di Taranto.
Tutti parlano di prevenzione, ma nessuno la fa! Addirittura, come di recente denunciato nel comunicato stampa ‘Alluvioni in Toscana’ del 14 novembre 2012, si è di fatto declassato il rischio idraulico, passando da aree di «pericolosità idraulica molto elevata» (PI4) a «pericolosità idraulica elevata» (PI3), azioni che «avrebbero quasi BLOCCATO tutta una serie di interventi tra cui l’inceneritore di Rufina e una cementificazione imponente di 200 ettari nel Grossetano, in aree che si allagano ogni anno, come avviene oggi».
– Crede possibile che possano essere modificati a proprio vantaggio i risultati di studi scientifici? Ha fiducia nella Magistratura?
In quanto alla prima domanda essa implica l’affrontare una tematica molto complessa e delicata, ovvero l’indipendenza e l’autonomia della scienza. Anche a questo proposito cito Tomatis: «Si pensa che la Scienza sia al di sopra delle parti, ma essa è spesso oggetto di conflitti di interesse». Per chi volesse saperne di più ed avere esempi concreti di come ciò possa accadere si consiglia di leggere i testi di Tomatis, ad esempio Il Fuoriuscito, o il libro della epidemiologa americana Devra Davis La storia segreta della guerra al cancro, o il recentissimo e ben documentato libro di Doinique Marie Robin Il veleno nel piatto, o ancora il bellissimo libro di Paolo Rabitti Diossina, la verità nascosta. A disposizione di tutti, poiché presente sul web, l’articolo “Vizi e virtù dell’Epidemiologia e degli epidemiologi” in cui vengono tratteggiate ben 25 modalità di errori nella conduzione degli studi epidemiologici, che possono portare a sottostimare i veri rischi ambientali e/o professionali per le popolazioni esposte.
Ho una grandissima fiducia nella magistratura. Ritengo esemplare la sua azione a Taranto, ma anche la sentenza de L’Aquila che tante polemiche ha suscitato, ma che non è affatto oscurantista come si è voluto far credere: le condanne non ci sono state perché gli scienziati non hanno previsto il terremoto, ci mancherebbe altro, ma proprio perché, non potendo la scienza prevedere tali eventi, non dovevano essere fornite rassicurazioni improprie alla popolazione, come invece fu fatto.
Ricordo anche le recentissime sentenze della Cassazione – sez. Lavoro, sentenza 3 - 12 ottobre 2012, n. 17438 – in cui si è riconosciuto il rischio correlato alla salute per l’uso dei cellulari. Insomma, la Magistratura spesso supplisce a quanto è venuto meno da parte di chi doveva difendere un Bene, come la Salute, sancito dalla Costituzione e purtroppo disatteso.
– Quanta parte di responsabilità hanno i cittadini nella scelta delle soluzioni per il riciclo dei rifiuti? Nel Veneto si sta perseguendo l’obiettivo di una Regione senza inceneritori: volendo si può?
I cittadini sono molto più avanti di chi li amministra, per quanto riguarda la consapevolezza che i rifiuti sono risorse e che non possiamo più permetterci di sprecare nulla: purtroppo vedere questa costante sordità della politica scoraggia profondamente e non aiuta nei comportamenti virtuosi. Di fatto quando si parte con la raccolta domiciliare e la gente è motivata, si raggiungono risultati strepitosi nella raccolta differenziata al sud come al nord, ma è solo il primo passo perché poi ci vogliono centri di riciclo in modo che i materiali siano veramente recuperati come materia. Ricordo che grazie all’impegno e alla ricerca di diversi soggetti pubblici e privati fra cui al primo posto va certamente ricordato il Centro Riciclo di Vedelago, è oggi possibile recuperare anche la frazione più difficile dei rifiuti urbani, rappresentata dai pannoloni/pannolini ecc., ovviamente se raccolti in modo separato.
Purtroppo invece che dare avvio a Centri di Riciclo si continuano a fare inceneritori, come a Parma, e su questo la regione Emilia Romagna è davvero indietro.
Infatti, la Giunta della Regione Emilia-Romagna, in data 30/07/2012, con delibera n. 1147/2012, ha licenziato gli «indirizzi per l’elaborazione del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti (PRGR)» in cui si prevede che tali rifiuti debbano «essere avviati primariamente a recupero energetico, secondariamente ad incenerimento, e solo come opzione residuale in discarica»; e mentre prevede la progressiva chiusura delle discariche non solo non parla minimamente di chiusure per gli inceneritori esistenti ma esplicitamente prevede «l’utilizzo prioritario degli inceneritori e termovalorizzatori per lo smaltimento finale dei rifiuti urbani prodotti nel territorio regionale nel rispetto del principio di prossimità».
Quanto sopra è in totale disaccordo con quanto recita l’articolo 4 del D.Lgs. n. 205/2010 (in recepimento della Direttiva Europea 2008/98/CE) ovvero: «Nel rispetto della gerarchia del trattamento dei rifiuti le misure dirette al recupero dei rifiuti mediante la preparazione per il riutilizzo, il riciclaggio o ogni altra operazione di recupero di materia sono adottate con priorità rispetto all'uso dei rifiuti come fonte di energia».
– Inceneritore e termovalorizzatore: indicano la stessa cosa o ci sono differenze? Cosa può dirci a proposito del TMB (Trattamento Meccanico-biologico) e del proliferare di impianti anaerobici?
Nessuna differenza fra i termini, anzi, il termine ‘termovalorizzatore’ è una invenzione tutta italiana per rendere più accettabile l’incenerimento. Bruciando non si valorizza un bel niente, ma si mandano in fumo risorse preziose e si produce inquinamento e malattie. Quanto al TMB, se esso poteva essere alcuni anni fa una metodica accettabile, direi che la sua validità è del tutto tramontata ed è anzi una pratica pericolosa perché con il trattamento meccanico biologico alla fine si produce il CDR (così detto combustibile da rifiuti) che se non va a finire negli inceneritori va a finire in centrali a carbone, a biomasse o cementifici, impianti sottoposti ad ancor meno controlli rispetto agli inceneritori. Dovrebbe essere chiaro per tutti che ogni processo di combustione in quanto tale è pericoloso e che pertanto va il più possibile evitato. Dobbiamo incentivare le vere fonti energetiche a cominciare dal sole e ridurre drasticamente i nostri sprechi e consumi.
– Fukushima in Giappone nel 2011 e oggi la vicenda di Taranto: quanto e come incidono i disastri ambientali nell’opinione pubblica e in chi ci governa?
Credo che queste vicende aiutino l’opinione pubblica ad aprire gli occhi, ma a questi disastri vorrei aggiungere quelli che si sono registrati ad esempio per la piattaforma petrolifera nel Golfo del Messico e che ha portato ad una multa per la British Petroleum di 4 miliardi e mezzo di dollari per la fuoriuscita di enormi quantità di greggio ed inquinamento irreversibile del mare, ricordando che in Italia è stata approvato di recente la possibilità di perforare e ricercare petrolio nei nostri territori ed anche nel nostro delicatissimo mare Mediterraneo, a distanze fra l’altro estremamente ravvicinate dalle coste: come si può essere così miopi?
– Prevenzione primaria dei tumori nel mondo: continua lo studio? Una prevenzione primaria (che non può prescindere dalla riduzione drastica delle esposizioni o inquinanti ambientali nocivi) può ritenersi applicabile nelle condizioni attuali?
La prevenzione primaria non solo è l’unico strumento efficace nei confronti della salute e dell’ambiente, ma anche il solo che ci può permettere un reale risparmio economico. In Svezia dove negli anni ‘70 sono stati vietati alcuni pericolosi pesticidi, non si registra l’incremento di linfomi che si riscontra negli altri Paesi: addirittura i linfomi crescono da 0 a 14 anni in Italia del 4.6% annuo, rispetto ad un incremento nella stessa età in Europa dello 0.9%. Ancora, è stato dimostrato su ampi studi condotti in grandi città degli USA che migliorare realmente la qualità dell’aria non solo riduce morbilità e mortalità per patologie cardiache e respiratorie, ma dopo solo 3 anni è ridotta anche la mortalità per cancro al polmone.
– Pensa che l’informazione al riguardo sia insufficiente o fuorviante?
Ovviamente l’informazione non è adeguata anche perché troppo spesso legata e succube ai gruppi di potere che non hanno alcun interesse a che la gente apra gli occhi, tuttavia sto registrando un cambiamento ed un miglioramento dell’informazione specie dopo la vicenda di Taranto.
– Gestione rifiuti a Roma e nel Lazio. Sabato 1° dicembre lei sarà ospite a Genzano di Roma per il secondo incontro di ‘Progetto riciclo’ organizzato dall’Associazione Differenzia-ti in collaborazione con il comune di Genzano. Ci può anticipare quali tematiche si andranno ad affrontare, in un territorio che vive da anni sotto l’incubo di una discarica obsoleta e la minaccia della costruzione di un mega-inceneritore?
Affronterò proprio le tematiche legate al diverso impatto ambientale che questi insediamenti producono, specialmente per quanto riguarda la salute infantile e porterò la documentazione scientifica di quanto affermo perché tutto ciò di cui riferisco è adeguatamente riportato nella letteratura scientifica. Ricorderò anche un’importante pubblicazione disponibile su sito dell’AIOM, cui ho partecipato con la stesura di due capitoli, il progetto “Ambiente e Tumori” coordinato da un oncologo di Forlì il Dottor Ruggero Ridolfi, in cui si fa proprio il punto della relazione fra esposizioni ambientali e cancro, in relazione anche a specifici insediamenti quali gli inceneritori.
Maria Lanciotti