Ambientalisti in rivolta. “Con le modifiche al Piano Regolatore annunciate devastazione e sfigurazione del centro urbano di Maglie e della sua campagna”
Le splendide cittadine salentine sono spesso un autentico museo a cielo aperto, reso unico dalla ricchezza del patrimonio artistico, naturalistico ed ambientale. Ma troppo spesso viene dimenticato, lasciato a se stesso, vittima dell’incuria. O peggio, viene oltraggiato dalle logiche distruttrici in cui prevalgono l’incultura e l’indifferenza verso lo sterminio dei beni ambientali ed architettonici. Malgrado il capitale ambientale, artistico, storico ed architettonico di una città ne connoti la fisionomia, ne tracci la struttura, ne qualifichi la dimensione fino ad identificarla in tratti unici ed indistinguibili, è fatto sempre più spesso oggetto della furia cieca e devastatrice di politiche innaturali. Lotta alla pratica della cementificazione scriteriata e uniformatrice, allo smantellamento dell’antico per far posto a costruzioni dal dubbio gusto e completamente avulse dal contesto dell’architettura urbana, denuncia di una à che ha perso i propri connotati originari, i propri margini, polverizzandosi in campagne sempre più intensamente urbanizzatecon consumo di suolo ed erosione dei paesaggi rurali, e molto altro è contenuto nel Comunicato stampa trasmesso dal Coordinamento Civico apartitico per la Tutela del Territorio, della Salute e dei Diritti del Cittadino e dal Forum Ambiente e Salute del Grande Salento – Rete Apartitica, nel quale si denunciano le scelte decisionali intraprese dall’amministrazione comunale che comporterebbero «un’annunciata devastazione-sfigurazione del centro urbano di Maglie, e della sua campagna, a seguito delle ipotesi di modifica del Piano Regolatore Generale (PRG)».
Il documento pur sottolineando con toni aspri e polemici le «ipotesi di variante al PRG» che se attuate, affermano, «potrebbero comportare catastrofiche conseguenze» per il territorio magliese urbano e non, va oltre il mero proposito di critica asettica e fine a se stessa e si propone quale «contestazione costruttiva dei punti di criticità indicando con precisione quali invece le modifiche da fare proprie al fine di fare recepire agli amministratori una road-mapà strutturata in 15 punti». Una condanna senza attenuanti riguarda innanzitutto la volontà di voler realizzare «ex-novo, difficile persino definire architettonici, che con il loro cemento ed il loro progetto-disegno alieno a tutto deturpano la Città», sottolineando invece «l’importanza di preservare nelle zone B, connotate da una maggioranza di edifici realizzati in locale pietra leccese e in linee architettoniche gentili, in stile neoclassico e liberty, l’uso di tale tipico materiale locale, degli stili, nonché di tutte quelle altre soluzioni che insieme connotano quello che è il Genius locitradizione estetico-architettonica cittadina e salentina, tanto dei centri storici quanto della ruralità». Si sottolinea inoltre «la necessità di vincolare e preservare le aree verdi pubbliche e private, giardini, persino aree agricole, fondamentali per l’assorbimento dell’acqua piovana in una città portata dall’eccessiva impermeabilizzazione da asfalto e cemento a trovarsi in condizioni di gravissima pericolosità idro-geologica da alluvioni».
Nel documento, inoltre, traspare forte e chiara la tenacia con cui si chiede di «fermare la cementificazione assurda e speculativa del paese che divora il suolo, un bene non rinnovabile, per avviare una nuova politica della decementificazione, bonifica delle aree inquinate, restauro-ricostruzione-rinaturalizzazione e rimboschimento con piante autoctone naturali No Ogm» in armonia con l’oramai consolidato e «riconosciuto principio della buona politica nazionale di Stop al Consumo del Territorio» che le associazioni ambientaliste si auspicano sviluppi il Comune di Maglie «anche forte della sua appartenenza di diritto nel regionale meraviglioso Parco naturale dei Paduli-Foresta Belvedere, cuore del basso Salento, al centro del nuovo virtuoso Piano Paesaggistico Territoriale della Regione Puglia, e la cui elevata importanza naturalistica è ribadita nel PTCP della Provincia di Lecce». L’invito in sostanza è quello di un inversione di tendenza, per poter passare «da un’epoca di auto-distruzione e auto-distrazione, di smarrimento di ciò che conta davvero, ad un’epoca di ritrovata Dignità». Quest’ultima, affermano, «passa, tra l’altro, dal restauro dei due beni culturali simbolo dell’incuria e di una decennale insopportabile disattenzione, due dei tanti gioielli culturali che impreziosiscono la ruralità, il Dolmen “Chianca” in contrada Poligarita, e il la Cripta laura basiliana medioevale di “Santa Maria de Mallia” in contrada Franite», oltre che dal recupero «della gentilizia Villa Casina, una “Reggia di Caserta” in feudo di Maglie, con i suoi immensi giardini, gradevolissima cartolina arborea della Città dai mille diversi colori in ogni stagione da tutelare massimamente».
Le linee guida della virtuosità, inoltre, pongono l’accento sulla promozione della naturalità localizzata e diffusa nel territorio cittadino tanto da intenderlo «come un esteso orto botanico in cui puntare sulla biodiversità, evitando piante ibride commerciali e minimizzando le esotiche, affinché sia divulgata la cultura naturalistica della flora autoctona del Meridione».
Particolare rilievo viene dato, in aggiunta, al valore immenso degli «antichi tratturi di campagna mai asfaltati dall’uomo, recanti spesso persino tracce delle antiche carrarecce, che devono restare tali, poiché essi stessi beni culturali da includere nella Carta Archeologica di Maglie».
Preservare, valorizzare e rendere fruibile il patrimonio architettonico e ambientale di una città dunque inteso come «un insieme di riferimenti culturali» da trasferire alle generazioni future rappresenta sempre più un fattore chiave per migliorare la qualità della vita. Ciò si realizza attraverso la tutela, valorizzazione e la promozione di tutte le sfaccettature di una realtà territoriale tanto variegata quanto rara, fertile e, allo stesso tempo, pregiata nelle sue manifestazioni.
Questo il messaggio. Questa la battagliaassociazioni ambientaliste. Ma chi vincerà la guerra?
Donatella Valente