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Lidia Menapace. Manifestazioni “autorizzate”?
20 Novembre 2012
 

Manifestare è un diritto, uno dei modi di esercitare la libertà di parola e di espressione, diritto che non soggiace a né ad “autorizzazioni”, né a censure preventive. Sicché chi vuole manifestare raccoglie le persone della sua stessa opinione e indice un incontro in una ora luogo e per un certo percorso, sulla base di una piattaforma condivisa da chi indice e da chi prende parte alla manifestazione. L'unico limite che una azione di tal tipo sopporta è eventualmente che confligga con la libertà o i diritti di altri, ad esempio che il corteo rumoroso e accompagnato da canti e grida passi davanti a un ospedale e possa disturbare i e le degenti; oppure che passando in una ora di punta per una via di largo traffico, lo rallenti o impedisca: per questo bisogna avvisare la questura del percorso e dell'ora, in modo da concordare eventuali modifiche del percorso appunto per rispetto di un ospedale o per scegliere un tracciato che non interrompa il diritto altrui di fruire delle strade. Inoltre il corteo dichiara di voler manifestare pacificamente e per questo il suo servizio d'ordine garantisce e vigila affiché non alberghi persone che lo vogliano usare per provocazioni violente; chi cammina per strada o si affaccia dalle finestre di casa sua ha il diritto di non essere raggiunto da pietre o da bastoni. Proprio perché il corteo ha un percorso deciso e approvato e comportamenti pure dichiarati non è né giusto né saggio che le forze dell'ordine compaiano in tenuta antiguerriglia, e in gran numero: è bene che siano agli incroci per impedire che il corteo devii dal percorso indicato, oppure che si schierino davanti ad edifici o luoghi “sensibili”, per evitare che vengano assaliti. Ma una manifestazione di forza esagerata è ingiusta perché rappresenta un tentativo di intimidazione o un invito alla provocazione.

 

Sono dell'opinione che adulti autorevoli e ascoltati debbano far uso del massimo di responsabilità, quando giudicano manifestazioni studentesche, ed esprimano perciò consigli come quelli qui esposti, non che scusino la “rabbia” degli studenti o di altri che violino i patti: la rabbia appartiene piuttosto agli animali che alle persone umane e la giusta vibrata forte gridata ironica sarcastica espressione della propria condanna di una politica o di un governo, non ha bisogno di rabbia bensì di forza e convinzione.

 

Lidia Menapace


 
 
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