Un uomo-libellula si libra nel cielo, sotto lo sfolgorante disco solare. Oppure è Icaro, nella sua nuda bellezza, nell'immane e tragico sogno di libertà, nella gioia panica che precede la precipitante caduta nel fatale mare. Ciascuno di noi, in fondo, è Icaro. O una libellula. Ma forse siamo nella sfera di un altro pianeta, un altro mondo.
Il crudele sorriso di una misteriosa creatura femminile mentre un cavaliere in bianco trafigge un livido uomo in un'atmosfera chiusa, quasi serotina.
Un trio di soldati o agenti galattici in una pianura liscia come una lastra, nebulose sullo sfondo a incoronarne la posa plastica, l'attesa dell'azione.
Una città-torre sopra un solido violaceo corrugato suolo-magma e nuvole verdi (soavi? acide?) nell'arco di un sulfureo tramonto.
Anatomie aliene, inquietanti sezioni e dissezioni, incubi anodini, ignote luminosità.
La feroce battaglia fra Teseo e il Minotauro: lo slancio feroce dell'infelice bavosa ottusa belva contro l'eroe (con macchia e con paura).
Time of Gods... orizzonti sterminati, un volto etereo nel profilo del giorno che cade, negli elementi primordiali dell'avventura.
Esperienziale, oltremodo suggestiva ed evocativa è l'arte illustrativa di Victor Togliani. Illustratore, ma non solo: scultore, scenografo, costumista, modellista, concept-designer, inventore di mondi, un immaginativo-creativo senza pari. Figlio d'arte senza complessi: il padre Mario, classe 1912, da Victor molto amato e ammirato, è stato un grande pittore e, ricordiamolo, fu lui a dare il nome al celebre Giamaica di Brera, covo-ritrovo di ogni artista nella talentuosa fantastica Milano degli anni Cinquanta-Sessanta, città dal vivissimo presente, allegra, metropoli spalancata al futuro.
Victor ha realizzato copertine di libri per le più grandi case editrici e di dischi per le più importanti case discografiche; per il piccolo schermo ha inventato scenografie, modelli e costumi per svariati spot; nel cinema di lui si ricordano armi, veicoli e oggetti di scena del film Nirvana di Gabriele Salvatores, così come le scenografie del cartoon Aida degli alberi di Guido Manuli (che abbia pure contribuito a ispirare il celeberrimo Avatar?)
Insomma, un big, uno che ha lasciato il segno nell'immaginario collettivo, e non ha finito di stupire. Non è un caso, quindi, che WoW Spazio Fumetto-Museo del fumetto, dell'illustrazione e dell'immagine animata (viale Campania 12, Milano) presenti giovedì 15 novembre (ore 18, ingresso libero) la sua autobiografia: Funzioni non verbali (232 pp. + tavole, euro 12,50, 2012, Gilgamesh Edizioni).
«La mia immagine per la Milano dell’Expo? Posizionerei dei razzi sotto il Duomo per farlo decollare, antica astronave che porta Milano nel futuro», o vulcanico nottambulo Victor, ingegnoso e onesto manipolatore, composito e musivo, “seguace di Stanley Kubrick”! Victor che amava vestire come un elegante vampiro ottocentesco, o uno svagato scienziato alla Frankenstein/viaggiatore nel tempo, quando a Milano c'erano le barricate, talora altrettanto creative, del Sessantotto. «Tutto ha inizio nell’emisfero destro del cervello umano, dove l’uomo non impara a parlare ma a creare».
È un libro di incontri e incanti, di idee e illusioni che prendono corpo, di scoperte febbrili e impulsi, di azioni e reazioni, elaborazioni, ricerche e rielaborazioni, di curiosità soddisfatte e insoddisfatte (può darsi sia anche meglio), di pura energia e visioni. Un'autobiografia disincantata e sincera, intensa e divertita, ironica, ricca di stimoli, fonte di continue sorprese (come ogni giorno del nostro esistere esser dovrebbe).
«Funzioni non verbali è anche un quadro meraviglioso di una città, Milano, che una volta probabilmente nascondeva infinite virtù e infiniti spazi fisici e mentali, una città piena di infinite coincidenze. [...] Jimi Hendrix, Fabio Concato, Tullio De Piscopo, Alberto Radius, i Rockets, Domenico Modugno, Barbara Bouchet e Christopher Lambert; e ancora un giovanissimo Andrea De Carlo, Hugo Pratt, Gabriele Salvatores, Gino Landi, Guido Manuli, il grande pubblicitario Lele Panzeri e gli altrettanto famosi illustratori Karel Thole e Bioletto, i fumettisti Sydney Jordan, Jean Giraud più noto come Moebius e Brom, Mario Fattori, presidente della General Film, la più importante casa di produzione di spot pubblicitari che ci fosse a Milano negli anni Sessanta, Alfredo Rossi, dirigente della Casa Discografica Ariston. Sono solo alcune delle figure che sono appartenute alla Milano di Victor Togliani e che vengono fuori dalle pagine della sua autobiografia», è stato ben scritto.
Victor sta tutto nella sua prima invenzione... «un’astronave che pende dal soffitto realizzata con gli avanzi di due televisori e di una miriade di piccoli oggetti di plastica: penne Bic, portauova, audiocassette, contenitori di caramelle, e anche delle fibre ottiche, che allora erano difficilissime da trovare per creare un’infinità di punti luce».
Dalla prefazione di Alan D. Altieri: «Benvenuti nel mondo sorprendente e seducente, spiazzante e stravagante di Victor Togliani. Pittore e scultore, ideatore e costruttore, concettualista e paesaggista. In grado di visualizzare, realizzare, comporre qualsiasi struttura, qualsiasi oggetto, qualsiasi scenario. Attraverso la sua arte Togliani coniuga impressionismo e realismo, espressionismo e iper-realismo, fantastico e onirico, amalgamando il tutto in un universo pittorico e prospettico privo della benché minima sbavatura. Victor Togliani, con questo suo inaspettato, eclettico, immaginifico Funzioni non Verbali, ci offre un ulteriore, perfetto affresco di che cosa significhi essere un’artista qui e ora. Ci spiega come dal pensiero si arrivi all’immagine e in che modo dal concetto si passi alla realizzazione. Ma Funzioni non Verbali ci racconta soprattutto che cosa accade dentro, nel profondo dell’artista, all’atto della stessa genesi dell’idea destinata a diventare l’immagine perfetta».
Un libro da leggere, un libro da vedere.
Alberto Figliolia