Nei giorni immediatamente precedenti questo, ho avvertito una certa inquietudine per un tempo così insistentemente piovoso anche ad alta quota, e umido ovunque, più caldo del solito. Appena ho sentito che in Trentino hanno incominciato a segnalare smottamenti e a dare avvertenze in proposito tramite la Protezione civile, mi sono di botto ricordata che simili eventi ci furono proprio prima della grande alluvione che nel 1967 colpì Firenze e anche Trento e fece grandi disastri. Ne fui sorpresa mentre ero a Genova e riuscii a raggiungere Verona in treno, poi tutto diventò aleatorio e difficile, arrivai a Trento a malapena, anzi non proprio la città, ma non potei mettermi al riparo nella casa dei miei suoceri, che essendo in una zona bassa della città era allagata fino al primo piano. Dovetti passare sopra Trento con mezzi di fortuna (autostop), infine eccomi a Bolzano quasi un giorno dopo l'orario previsto. Poi mio suocero che aveva difficoltà motorie fu trasportato da noi a Bolzano e le mie due cognate rimasero a presidiare la casa a Trento fino a quando non fu riabitabile. Ma non voglio dilungarmi su fatti personali che si perdono nella disgrazia collettiva.
Invece voglio ricordare ciò che seguì: una straordinaria mobilitazione degli e delle studenti del nostro paese e da tutto il mondo per mettere in salvo Firenze, che a differenza di quanto pensa Marchionne era già nota come depositaria di inestimabili opere d'arte e di biblioteche di grandissimo valore: per farla breve, tutti/e ricordiamo le numerosissime comitive studentesche organizzate, appassionate, competenti, che salvarono moltissima parte di quel patrimonio dell'umanità e anche la vita quotidiana del momento; così fu anche in Trentino e sappiamo che la scoperta di quanto fosse fragile l'equilibrio idrogeologico del nostro paese e carenti le strutture per farvi fronte, fu uno dei grandi motivi che alimentarono di lì a meno di un anno e avviarono il '68, la più grande occasione rivoluzionaria perduta, e soffocata e vinta, e ancora temuta dal sistema.
Mi auguro e sono certa che la Protezione civile è oggi in assai migliori condizioni e che le città possono difendersi: ciò non toglie che sarebbe il caso di avviare un movimento che si metta a disposizione della Protezione civile, attrezzando le case che non sono in pericolo ad ospitare chi deve sloggiare e sfollare (un verbo ben noto a chi ha visto la seconda guerra mondiale!): sarebbe meno costoso che mettere tende e baracche, e siccome non si tratta di terremoto la stabilità delle abitazioni è più facile da accertare: inoltre sta arrivando l'inverno e non si può stare all'aperto. E anche sarebbe bene chiedere alla Commissione grandi rischi che informazioni ha predisposto per le inondazioni, che sono abbastanza prevedibili e che giudizi fornisce sulla solidità e postazione del patrimonio edilizio recente. Sarebbe giusto che gli e le insegnanti, gli e le studenti chiedessero di sapere in anticipo lo stato di sicurezza che gli edifici scolastici hanno, rispetto agli eventi calamitori, in modo che non scopriamo ad ogni evento con sorpresa di aver un paese che non sta insieme, sempre lo stesso, sempre senza colpa di nessuno,sempre per via del destino cinico e baro: basta davvero!
Questa può essere un'occasione da non perdere per fare quel che Rosa proponeva, cioè di cominciare a costruire scioperando e agendo in modo collettivo e di base, un pezzo di “nuova società”. Fosse vero!
Lidia Menapace