Bologna – Nazione Rom, il Gruppo EveryOne e le organizzazioni umanitarie che da tutto il mondo hanno seguito con apprensione il caso di Brenda – mamma Rom 16enne arrestata e processata per “rapimento” solo perché non ha voluto consegnare il suo bimbo nato da pochi giorni ai servizi sociali di Bologna - hanno accolto con sconcerto la decisione del magistrato, che nella direttissima di ieri ha confermato il fermo della giovane. Il bimbo, strappato dalle sue braccia pochi giorni dopo il parto, le è stato riconsegnato e Brenda, inconsapevole del fatto che il suo tentativo di rimanere insieme al suo bambino non le ha guadagnato le lodi e il sostegno da parte delle istituzioni, ma è giudicato alla stregua di un “rapimento”, si è mostrata felice. L'accusa che pende sul suo capo, tuttavia, resta gravissima: sequestro di minore. Questo, infatti, è il reato di cui deve rispondere.
Si ripete l'accusa che da secoli è alla base della discriminazione e della persecuzione dei Rom: quella della “nomade rapitrice di bambini”. La legge, anche quella italiana, mostrava chiaramente al giudice come non vi sia colpa in una giovane mamma che si prende cura del suo piccolo e lo difende da mani estranee protese per portarlo via del suo grembo. Eppure, per l'ennesima volta, un pensiero diverso è risuonato in tribunale. Nazione Rom e Gruppo EveryOne chiedono all'UNICEF, all'Alto Commissario Onu per i Diritti Umani, al Consiglio d'Europa, all'UNAR, al Governo italiano, al Consiglio superiore della magistratura, al Presidente della camera e alla società civile di non accettare una decisione che trasforma in un crimine il coraggio e l'amore di una madre, disposta a sacrificare tutto per proteggere il suo bimbo in fasce.
«Siamo attoniti», commentano Marcello Zuinisi (Nazione Rom) e Roberto Malini (EveryOne), «perché ci aspettavamo ben altra decisione da parte del giudice. La non conoscenza del popolo Rom e del grande e totale amore che le madri Rom riversano sui loro bambini è ancora alla base di un'ingiustizia inconcepibile. Settant'anni fa gli aguzzini nazisti le assassinavano, le mamme Rom di Auschwitz, per sottrarre loro i bambini e portarli nella sala degli orrori del dottor Mengele o nelle camere a gas. Oggi si pretende che esse rinuncino ai legami con i loro figli per decreto? O per decisione di assistenti sociali che si guardano bene dal frequentare i luoghi di povertà e dolore in cui si riparano le famiglie Rom? No, questo non accadrà mai e se la legge vuole porsi al di sopra di un valore primario quale l'amore materno, si tratta di una legge iniqua».
Le due organizzazioni umanitarie hanno chiesto, oltre alla fine dell'accanimento contro la giovane madre, che la famiglia di Brenda, che comprende il marito Ljubo e il piccolo Zlatan, sia riconosciuta e che la sua integrità sia tutelata, con l'adeguato sostegno sociale. «Ricordiamo che i due sposi hanno già subito gravissimi episodi di discriminazione, abbandono istituzionale e violenza», spiegano Zuinisi e Malini. «È tempo che il loro calvario in Italia abbia fine e che si cominci a trattare il loro caso come un caso umanitario, non come un problema di sicurezza».
Intanto il Garante per l'infanzia UNICEF ha convocato Nazione Rom ed EveryOne, per dedicarsi al caso di Brenda, nonché a quelli dei quattro bambini sottratti dalle autorità alla famiglia Rom Covaciu di Milano - e non ancora restituiti - e del giovanissimo “Darius”, separato dai genitori Rom a San Benedetto del Tronto. «Ma i casi di bambini Rom sottratti ai genitori poveri ed emarginati sono centinaia», concludono gli attivisti. «Noi difensori dei diritti umani affrontiamo enormi difficoltà e corriamo grandi rischi, quando denunciamo questo fenomeno che si ripete continuamente nel nostro paese, ma è un'istanza fondamentale per i diritti del fanciullo e per la stesa civiltà». Nazione Rom e il Gruppo EveryOne chiedono da tempo una legge europea che tuteli l'integrità delle famiglie Rom, impedisca la sottrazione di minori a causa della povertà e garantisca ai fanciulli Rom di crescere nelle loro famiglie legittime, mantenendo i fondamentali legami di sangue e le tradizioni del popolo cui appartengono.
Gruppo EveryOne