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Gordiano Lupi. Viva l’Italia (2012) di Massimiliano Bruno
06 Novembre 2012
 

Regia: Massimiliano Bruno. Soggetto e Sceneggiatura: Edoardo Falcone, Massimiliano Bruno. Distribuzione: 01. Interpreti: Raoul Bova, Michele Placido, Rocco Papaleo, Alessandro Gassman, Ambra Angiolini, Edoardo Leo, Maurizio Mattioli, Sarah Felberbaum, Isa Barzizza, Elena Cucci.

 

Trama. Il film racconta la storia di un politico, Michele Spagnolo (Placido), che in seguito a un grave malore perde i freni inibitori, dice ciò che gli passa per la testa e diventa una mina vagante per se stesso, per il suo partito e per la sua famiglia. Corrono a salvarlo i tre figli che poco si sopportano tra loro: Riccardo (Bova), medico integerrimo e socialmente impegnato; Susanna (Angiolini), attrice di fiction senza alcun talento, Valerio (Gassman), buono a nulla che deve tutto al padre. Proprio da qui prende l’avvio il film, una commedia che racconta il bel paese nelle sue tante contraddizioni, senza risparmiare niente e nessuno.

 

 

Massimiliano Bruno ha inventato un nuovo genere cinematografico: la fiction televisiva al cinema. Vogliamo dare un nome? Television-movie, potrebbe andare. Nessuno mi può giudicare (2011) è stato il primo grande successo, anticipato da alcuni lavori come sceneggiatore di film di cassetta, molto graditi al pubblico. Bruno strizza l’occhio allo spettatore, ne asseconda i gusti, non vuole stupirlo, ma si limita a confezionare prodotti che sono in tutto e per tutto fiction televisiva con la sola differenza che passano sul grande schermo. C’era una volta la farsa e adesso non c’è più, o quasi. C’era una volta la commedia all’italiana e anche quella è semi estinta, tranne sporadiche eccezioni. Viva l’Italia non è né carne né pesce. Non è farsa perché avrebbe ambizioni alte, vorrebbe raccontare la vita facendo sorridere. Al tempo stesso non è commedia perché fallisce miseramente nel suo intento. Viva l’Italia diverte solo nei momenti dichiaratamente comici, grazie ad attori bravi come Michele Placido, Maurizio Mattioli e Rocco Papaleo, ma naufraga per tutto il resto.

Viva l’Italia è un film furbo, retorico, qualunquista, didascalico, pieno zeppo di usurati cliché e di filosofia da bar. Bruno e Falcone per dare corpo alla sceneggiatura avranno attinto ai discorsi che si fanno ogni mattina davanti a cappuccino e cornetto. I personaggi sono stereotipi monodimensionali, tutti troppo buoni, troppo cattivi, troppo scemi, troppo inetti, troppo ladri, troppo di tutto. Non solo, cambiano carattere repentinamente, passano da inetti a furbi, da ladri a pentiti, confessano in pubblico le loro mancanze, insomma, si comportano come personaggi delle fiabe. Ma il pubblico applaude, alla fine del film, e al cinema non si applaude. Non siamo a teatro. Al cinema si attende che scorrano i titoli di coda prima di alzarsi, ma nessuno lo fa, anzi è bagarre per entrare in sala e conquistare il posto migliore, come sul divano di casa. E lì scatta la lampadina al povero cinefilo abituato a vedere film sin dai tempi di Totò. Vuoi vedere che non sono al cinema? Vuoi vedere che questo è il pubblico della televisione che per caso è venuto al cinema? Proprio così. Sono io lo spettatore intruso. Il film è destinato a un pubblico assuefatto alla fiction televisiva e io che non ne vedo dai tempi di Coralba e di Ritratto di donna velata sto messo male. In fin dei conti Bruno ha ragione: dà al pubblico quel che vuole, non fa ragionare troppo, spiega la realtà in modo stereotipato, fa sentire tutti molto intelligenti. Non è difficile, perché il livello di mediocrità di molte sequenze – su tutte la confessione finale di Michele Placido – rasenta la stupidità e il trash involontario.

Recuperate I due deputati (1969) di Gianni Grimaldi, interpretato da Franco Franchi e Ciccio Ingrassia. Dice le stesse cose – ma le dice meglio – e le ambizioni sono da farsa. Per fortuna.

 

Gordiano Lupi


 
 
 
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