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Congresso di Radicali Italiani: già iniziato il dibattito su NR 
Yuri Guaiana. Costruire un’autorevole capacità di rivolgersi ad altri interlocutori politici
31 Ottobre 2012
 

L’undicesimo congresso di Radicali italiani avrà luogo a Roma, all’hotel Ergife, dal 1° al 4 novembre. Come Notizie Radicali abbiamo pensato che poteva essere utile offrire uno spazio di riflessione, confronto e dibattito; e per questo abbiamo chiesto a un certo numero di compagne e compagni di rispondere alla domanda “aperta”: “che cosa mi aspetto dal Congresso”. Nel senso di: cosa suggerisco, cosa propongo, cosa penso che debba essere fatto. È evidente che al di là dell’invito fatto per avviare la riflessione, il dibattito è aperto a chiunque vorrà intervenire. Abbiamo già pubblicato i contributi di Romano Scozzafava e Maurizio Bolognetti (15 ottobre); Claudio M. Radaelli (16 ottobre); Laura Arconti (17 ottobre); Guido Biancardi (18 ottobre); Emanuele Rigitano (19 ottobre); Emiliano Silvestri (20 ottobre); Andrea De Liberato (23 ottobre); Carlo Loi (24 ottobre); Marco Marchese e Paolo Casalini (25 ottobre); Marco Di Salvo e Alessandro Litta Modignani (26 ottobre); Carlo Del Nero e Riccardo Macchioni (29 ottobre); Guido Biancardi, Gianni Colacione, Andrea Michelazzi e Walter Mendizza (30 ottobre). Oggi chiudiamo con Yuri Guaiana (ripreso in Tf e proposto di seguito, ndr), Monica Mischiatti, Francesco Pullia, Sergio Ravelli.

 

 

 

Costruire un’autorevole capacità di rivolgersi ad altri interlocutori politici

 

Scrivo queste righe per rispondere alla domanda postami da Valter Vecellio su cosa mi aspetti dal prossimo congresso di Radicali Italiani all’indomani della notizia che la legge sul divorzio breve è di nuovo scomparsa dal calendario dei lavori parlamentari. La scelta di dialogo dei compagni della Lega per il divorzio breve - che hanno iniziato uno sciopero della fame, sostenuti da coppie e cittadini che da anni aspettano di poter sciogliere il proprio matrimonio - sottolinea l’urgenza di riprendere la battaglia per le libertà e i diritti civili in questo paese. E chi se non noi radicali possiamo, ancora una volta, fare la differenza su questi temi? Con la legge 19 maggio 1975, n. 151 fu operata una millenaria rivoluzione, capovolgendo concetti che vigevano da tempo immemorabile e adeguando il diritto ai valori di democrazia, uguaglianza e tutela delle parti più deboli elaborati nei secoli dalla nostra storia. Quest’opera riformatrice doveva essere completata, ma ciò non è avvenuto. Intanto nuove esigenze sono maturate e nuovi problemi sono arrivati al culmine. Basti pensare ai tempi del divorzio, appunto, ma anche alla discriminazione insita in un istituto matrimoniale riservato agli eterosessuali, al cognome del coniuge e dei figli, al tema dell’adozione per le coppie omosessuali, alla mediazione famigliare, all’assegnazione della casa coniugale, all’affido condiviso, alla solidarietà post-matrimoniale, al riconoscimento delle coppie che non vogliono sposarsi attraverso la creazione di istituti più leggeri e flessibili di quello matrimoniale, alla creazione di istituti del tutto nuovi per rispondere alle esigenze di vicinanza e di comunità di gruppi di persone, penso alle intese di solidarietà e alle comunità intenzionali. Di fronte a tutti questi temi, la nostra classe politica è paralizzata dai diktat vaticani che, purtroppo, continuano ad avere più peso della voce dell’Europa, che con varie sentenze e risoluzioni dei suoi organi ammonisce da tempo l’Italia ad adeguarsi ai tempi, e, quel che è peggio, delle richieste sempre più pressanti degli stessi cittadini italiani.

Porre al centro della propria azione politica questi temi vuol dire continuare la tradizionale battaglia radicale per la laicità dello Stato. I cittadini devono essere liberi di organizzare le proprie vite e i propri affetti come meglio credono, devono essere liberi di disporre delle proprie vite e dei propri corpi e, soprattutto devono essere uguali di fronte alla legge. Chiunque dev’essere libero d’ispirarsi ai principi che animano le religioni o le ideologie in cui credono, ma lo Stato non deve imporre questi principi a tutti, al contrario deve garantire a tutti, attraverso le proprie leggi, la massima libertà e la piena uguaglianza. L’Associazione Radicale “Certi Diritti” ha individuato come questione centrale quella del matrimonio egualitario, cioè di un istituto matrimoniale dove il genere dei coniugi non rilevi come fattore discriminante. Questa riforma, oltre a far avanzare il diritto di famiglia su entrambi i terreni dell’uguaglianza e della libertà, introduce anche il principio di un ordinamento giuridico neutrale rispetto al genere. Un principio che può essere applicato in molti altri campi, facendo avanzare anche in essi, i diritti di tutti. Il tema ha ormai raggiunto una discreta maturazione, anche mediatica, ed è probabile che sarà una delle questioni attorno alle quali ci si confronterà nella prossima campagna elettorale. I Radicali sono stati i primi ad approvare documenti favorevoli al matrimonio egualitario, con buona pace di IDV, SEL e Movimento 5 Stelle che solo recentemente si sono uniti a questa battaglia. Bene, quello che mi aspetto da questo congresso è che Radicali Italiani prenda una posizione netta, senza ambiguità, sul tema del matrimonio egualitario e s’impegni a farne il centro della sua azione politica nel corso di questo anno elettorale, ribadendo la centralità matrimonio egualitario e della riforma del diritto di famiglia nel dibattito pubblico e in quello elettorale.

Per me essere radicale significa battermi per aumentare gli spazi di libertà e di autonomia degli individui, a prescindere dalla loro età, genere, abilità, religione, etnia, orientamento sessuale; battermi per il rispetto dei diritti umani; battermi per gli Stati Uniti d’Europa e perché l’Italia possa esserne membro a pieno titolo adeguandosi agli standard europei di civiltà. Ecco perché ritengo che la battaglia per la riforma del diritto di famiglia e per il matrimonio egualitario sia perfettamente coerente con quella dell'amnistia per la Repubblica. È sempre l’Europa ad ammonirci che i diritti umani dei detenuti vengono costantemente violati in Italia. Un Paese che discrimina i propri cittadini ignorando persino una sentenza della Corte Costituzionale, la 138/2010, e che ne viola i diritti umani qualora essi siano detenuti, in violazione non di una, ma di molte sentenze della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, è un Paese che ha bisogno di un Partito Radicale forte e determinato nel condurre la battaglia per il rispetto dello Stato di Diritto. Dal congresso di Radicali Italiani mi aspetto allora anche una schietta riflessione sull’organizzazione e sulle risorse proprie e dell’intera galassia radicale. Occorre prendere delle decisioni urgenti e innovative su quale siano la struttura e l’organizzazione più adatte per dare corpo alle nostre battaglie nella maniera più efficace possibile. Mi aspetto quindi coraggio, schiettezza e una riflessione seria su se stessi e i propri mezzi dall’XI Congresso di Radicali Italiani.

Infine, non si può prescindere dalla grave situazione economica in cui ci troviamo, frutto della crisi internazionale, certo, ma soprattutto, in Italia, di quella peste italiane che i radicali denunciano da anni. La libertà è un concetto integrale che riguarda tutte le sfere della vita di un individuo: quella affettiva, sessuale, sociale, famigliare, ma anche quella economica. Dei diritti umani, dei diritti civili, della giustizia e della legalità ho già scritto. Manca il riferimento all’economia. Questo è il terzo elemento prioritario in quello che è il mio personale strategic plan per Radicali Italiani. Anche su questo tema mi richiamo alla tradizione radicale, quella di Ernesto Rossi e Wilhelm Röpke, e mi permetto di proporvi un indovinello. Da dove traggo la seguente citazione?

«Tagliare e rendere più efficiente la spesa, ridurre le tasse su chi produce, abbattere il debito anche attraverso la vendita di proprietà pubbliche, premiare il merito tra i dipendenti pubblici, promuovere liberalizzazioni e concorrenza anche nei servizi e nel sistema formativo, eliminare i conflitti di interesse, liberare e liberalizzare l’informazione, dare prospettive e fiducia agli esclusi attraverso un mercato del lavoro più flessibile ed equo. Sono queste le discriminanti che separano chi vuole conservare l’esistente da chi vuole cambiarlo per far sì che il paese goda i benefici dell’integrazione economica europea e mondiale».

A molti suonerà famigliare. Sarà tratta da uno scritto di Röpke? Potrebbe, ma no. Sarà tratta da un documento radicale? Potrebbe, ma no. È presa dal manifesto di “Fermare il declino”, il nuovo movimento promosso da Michele Boldrin, Sandro Brusco, Alessandro De Nicola, Oscar Giannino, Andrea Moro, Carlo Stagnaro e Luigi Zingales. La perfetta identità con la prospettiva radicale è evidente ai più. Allora, perché non parlarsi? L’ultima cosa che mi aspetto dal XI Congresso di Radicali italiani è la forza di costruire un’autorevole capacità di rivolgersi ad altri interlocutori politici, “Fermare il declino” in particolare, per cercare di affrontare insieme la prossima competizione elettorale. Il fine è sempre lo stesso, quello che i radicali hanno perseguito lungo tutta la loro storia: fare politica, con la P maiuscola.

 

Yuri Guaiana

(da Notizie Radicali, 31 ottobre 2012)

 

 

Yuri Guaiana è Segretario dell'Associazione radicale Certi diritti e Consigliere di zona a Milano.


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