Dieci anni fa, proprio in questo giorno 29 ottobre, la terra tremava sotto i miei piedi. L’Etna scuoteva le proprie fondamenta e buona parte della periferia della mia città, Acireale, e dei paesi di Mangano e di Santa Venerina vennero rasi al suolo. Non ci furono morti, e questa fu una benedizione… da un lato. Dall’altro fu la nostra dannazione. Senza morti, il mondo non si muove a pietà e non ritiene opportuno aiutare, o ricordare.
Acireale non ebbe nessun aiuto, anche perché due giorni dopo una scossa più forte colpì il Molise, distruggendo una scuola e uccidendo 25 bambini e 4 insegnanti. Il dramma di quelle piccole vittime scosse il paese e mosse le coscienze. Si corse in aiuto e si mandarono aiuti… ma si ignorarono altri 10 comuni molisani che (pur senza vittime) avevano avuto danni maggiori.
L’Italia è un paese di “cuore” e ragionando con il “cuore” piange e si attiva solo per chi ha avuto un lutto. Chi sopravvive, invece, deve continuare a lottare da solo. Voglio ricordare oggi, nel decimo anniversario di quei due terremoti, la paura, l’angoscia, la disperazione di chi –in Molise come in Sicilia– è rimasto senza casa fino ad oggi. Dimenticato da tutti. Le foto in allegato furono scattate nella zona di Acireale subito dopo il sisma.
Grazia Musumeci