Mancano ormai pochissimi giorni al 28 ottobre, giorno delle elezioni regionali in Sicilia. E come sempre, intorno a quest’isola, si scatena il finimondo dell’interesse nazionale. Un interesse fatto ad uso e consumo di partiti e giornali, pronto a scomparire nel nulla di una frase fatta, di un pregiudizio banale, subito dopo.
“La Sicilia è un grande laboratorio politico, ciò che succede là in piccolo può essere studiato per ripeterlo in grande, a livello nazionale”, dissero gli esperti quando il PD, un tempo all’opposizione, decise di appoggiare in corsa il governatore uscente Lombardo. L’esperimento fallì, e tutti (col senno di poi) a dire: “Ecco, i siciliani, i soliti ignoranti pronti all’inciucio facile!”
Quando l’intera regione regalò pienezza di seggi al PDL, Berlusconi ci definì: popolo intelligente, salvo poi apostrofarci come “popolo ignorante” quando il PDL perse consensi. La sinistra moderata di Bersani ci definisce “populisti” o “rivoluzionari” in base a se votiamo o meno i suoi rappresentanti.
Oggi è di scena il signor Beppe Grillo… che riempie le piazze e dichiara: “La Sicilia ha finalmente voglia di cambiare!”. Ma se domenica il suo Movimento non dovesse prendere i voti che lui spera, sarà il primo a dire che siamo un popolo ignorante.
È sconcertante vedere come la nazione guardi alla Sicilia –mentre questa si fa i cavoli suoi– con l’interesse con cui una madre alcolizzata sta a guardare il proprio figlio, in attesa di vedere come si comporterà. Salvo poi tirargli una sberla, sia che faccia il bravo che se faccia il monello.
Comunque andranno queste elezioni, non cambierà niente a livello politico. Nemmeno se vincesse Grillo con le sue facili promesse. Tutto resterà uguale a prima e tutti ci giudicheranno “intelligenti” o “ignoranti” in base al loro comodo. E nessuno si accorgerà che il cambiamento, in Sicilia, è già iniziato da anni, è in atto… è presente… solo che avviene nel sottobosco del silenzio quotidiano, nella vita di tutti i giorni, non nei palazzi della corruzione. Gli studenti, i falegnami, i contadini, i pescatori, gli insegnanti, i preti, i disoccupati, i poliziotti, i medici, gli immigrati, i pastori, gli ingegneri, gli artigiani… le persone oneste che vivono bene il proprio lavoro di ogni giorno, la propria famiglia e il proprio territorio. Quei tanti siciliani che rispettano le leggi, fanno la differenziata, rispettano le mogli, educano i figli a rigar dritto… sono loro che cambiano le radici di questo albero enorme e prima o poi riporteranno il verde nelle foglie. Lo faranno con l’esempio, con la vita, prima che col voto. Lo faranno tra centoventi anni, non tra due giorni. Ma lo faranno. Lo stanno già facendo… mentre la nazione, i comici genovesi e gli esperti dei talk show parlano e giudicano un mondo che non potranno mai capire, se non lo vivono in prima persona.
Grazia Musumeci